“È urgente avviare una seria pianificazione delle aree terrestri e marine che impedisca la proliferazione indiscriminata di impianti fotovoltaici ed eolici a terra e in mare di rilevante impatto ambientale. Perché la cosiddetta “transizione energetica”, anziché avvenire in maniera ordinata e pianificata, attualmente è lasciata alla mercé di speculatori e facilitatori, interessati a lucrare piuttosto che a garantire una politica energetica sostenibile sotto l’aspetto tecnico e ambientale”.

L’associazione ambientalista Italia Nostra rilancia l’allarme e chiede ancora una volta che si mettano in campo “corrette politiche di contrasto ai cambiamenti climatici limitando le attività inquinanti e favorendo il risparmio energetico e l’autoproduzione”. Spiegano che “si è chiesto a Governo e Regione in diverse occasioni di applicare la legge di delegazione europea n. 53 del 22 aprile 2021 e il decreto legislativo 199/2021, cioè norme che impongono di individuare le superfici e le aree idonee e non per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili”, ma gli appelli per ora sono caduti nel vuoto.

In un documento, Italia Nostra Sardegna fa i conti. Le coste dell’Isola sono attualmente interessate da ben 13 progetti (9 impianti a sud, 3 a nordest e 1 nella parte occidentale) per la realizzazione di impianti eolici offshore. In totale si arriverebbe all’installazione di 683 aerogeneratori offshore per una potenza complessiva di 9.952 Megawatt. Una potenza pari a circa il 70% di quella prevista lungo l’intero perimetro delle coste italiane e quadruplicata rispetto alle recenti previsioni fornite da Terna.

Come se non bastasse – sottolinea ancora l’associazione -  all’esame della Commissione di Valutazione di impatto ambientale del ministero della Transizione ecologica, e negli uffici Valutazione Impatti dell’assessorato regionale all’Ambiente sono state presentate richieste per ulteriori 33 impianti eolici onshore sempre in Sardegna (1.750 Megawatt) e oltre 130 progetti di impianti fotovoltaici per una potenza di circa 4.000 Megawatt.

Nell’ipotesi che tutti questi impianti venissero autorizzati e realizzati, si avrebbe una nuova potenza disponibile da fonti rinnovabili di 15mila Megawatt che sommata a quella degli impianti di energie rinnovabili attualmente in esercizio consentirebbe alla Sardegna di raggiungere l’esorbitante potenza di 17mila Megawatt. In altri termini, la realizzazione di centinaia di impianti che produrrebbero oltre 30mila Gigawattora/anno, a fronte di un fabbisogno per l’isola inferiore ai 9mila Gigawattora/anno.

“Una quantità di energia tecnicamente non assorbibile dalla malconcia rete elettrica sarda, e tantomeno esportabile pur volendo tener conto dell’elettrodotto Tyrrhenian Link, peraltro ancora in fase embrionale”. Dunque, “questi numeri evidenziano in tutta la loro crudezza la totale assenza di una governance in un settore così delicato e complesso per le implicazioni di carattere ambientale, sociale ed economico quale quello dell’energia”.

Spiega il presidente regionale di Italia Nostra Graziano Bullegas che “la situazione è critica. E non è una buona notizia il fatto che nei giorni scorsi la Capitaneria di porto di Cagliari abbia sospeso la conferenza di servizi per il rilascio della concessione demaniale marittima trentennale della centrale eolica flottante della Repower Renewable, convocata lo scorso 18 luglio. Perché? Perché lo stop in realtà è stato richiesto dalla stessa società, che nel frattempo ha presentato una richiesta di Valutazione di impatto ambientale nazionale. E siccome la commissione e l’iter per questo genere di progetti, legati al Pnrr, è snello, se ottenessero parere positivo, la concessione demaniale potrebbe diventare quasi automatica. Certo, i rilievi della Capitaneria rimangono, ma tutto sarebbe più semplice, e non avrebbero più valore neppure le opposizioni della Soprintendenza”.

Per cercare di fermare “questa inspiegabile e pericolosa deriva speculativa, Italia Nostra Sardegna è impegnata a predisporre atti di osservazioni alle numerose richieste di concessione demaniale marittima per la realizzazione di impianti eolici offshore. Adesso stiamo chiedendo la non concessione per “Zefiro vento”, il progetto più grosso di tutti, a ridosso del parco nazionale dell’Arcipelago della Maddalena e del Santuario dei cetacei”, dice Bullegas.

“La nostra opposizione è tra l’altro motivata da quanto previsto dalle norme europee in materia di tutela della biodiversità, dalle possibili interferenze di questi impianti con il paesaggio e dalla necessità di armonizzare le procedure con la Valutazione ambientale strategica relativa alla Pianificazione dello spazio marittimo Italiano avviata lo scorso febbraio dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile. Uno strumento, richiamato dalla direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (n. 2014/89/UE), che dovrebbe pianificare lo spazio marittimo con l’intento di promuovere la crescita sostenibile delle economie marittime, lo sviluppo sostenibile delle zone marine e l’uso sostenibile delle risorse marine. In questa  prospettiva appare inconcepibile concedere spazi demaniali marittimi ad attività che potrebbero vanificare l’importante azione di pianificazione in corso”.

Conclude Italia Nostra: “Oggi più che mai occorrono un’amministrazione razionale delle risorse ambientali e scelte politiche improntate al principio della sostenibilità e dettate da una visione olistica e sistemica, in altri termini una governance non inficiata da logiche di sfruttamento e da meri interessi speculativi. Non siamo disponibili a consentire che i Beni comuni dell’Isola (e tra questi comprendiamo le fonti rinnovabili) siano sottoposti all’ennesimo saccheggio con il lascito in eredità alle generazioni future territori desertificati e mari sterilizzati”.

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