«Nessuna decisione senza di noi» ma l’inclusione fa passi indietro
Geniale spot e raccolta di firme dell’associazione CoordownPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Mamma e papà scelgono l’abito che Sofia dovrà indossare al matrimonio del fratello, indecisi tra un vestitino rosa e uno a fiori “che sta tanto bene col suo sorriso”. Ma nella stanza irrompe lei, che da brava adolescente li detesta entrambi e soprattutto detesta che qualcuno scelga per lei. I want to be where this decision is made. “Voglio esserci dove si prende la decisione”. Ordinaria amministrazione se non fosse che Sofia ha un cromosoma in più. E se nessun genitore si sognerebbe di scegliere i vestiti a un’adolescente tipica, viene considerato normale, anzi premuroso, per una figlia con disabilità. È la prima scena dello spot internazionale lanciato dall’associazione Coordown per il 21 marzo, giornata mondiale sulla sindrome di down. L’ultimo arrivato di una serie di campagne promozionali geniali, che negli anni hanno collezionato un’impressionante palmares di riconoscimenti.
Un messaggio che passa attraverso la forma del musical. Per il filmato, nato dalla collaborazione con l’Agenzia Small di New York e prodotta da Indiana Production per la regia di Rich Lee, è stato scelto un cast professionista internazionale che vede la partecipazione di Mia Noelle Rodriguez, giovane attrice e protagonista con sindrome di Down di 16 anni, insieme a Caterina Scorsone, volto della serie Grey’s Anatomy, mamma di una bambina con sindrome di Down e portavoce della Global Down Syndrome Foundation. Con loro attori, attrici e performer con disabilità che hanno anche interpretato la trascinante canzone originale che ruota intorno a I want to be where the decision is made: Blake Stadnik, Jahmai Davis, Annika Nadine Hutsler, Ali Chapman, Danny Gomez, Cole Sibus, Domonique Brown.
Il sacrosanto principio no decision without us, nessuna decisione senza di noi si estende ad altre persone con disabilità. Un uomo sulla sedia a rotelle vuole essere al tavolo dove si progetta una nuova stazione ferroviaria, una donna di statura molto bassa vuole decidere sullo spazio di lavoro altrimenti inaccessibile, uno studente sordo fa notare che non può sentire l’allarme, un giovane cieco mette in risalto l’inutilità di un touch screen in aeroporto per chi non può vedere e infine due persone con disabilità motoria e intellettiva chiedono a un politico di essere presenti dove si fanno le leggi.
Dazi sull’inclusione
E proprio le leggi sono al centro dell’ultima iniziativa di Coordown, una lettera aperta al presidente Mattarella, alla premier Giorgia Meloni e a diversi ministri intitolata “No ai dazi sull’inclusione” nella quale si chiede una presa di distanza dalle politiche di Trump che sta perseguendo negli Stati Uniti un fermo contrasto ai programmi di diversità, equità, inclusione e accessibilità. Un impatto che non si ferma agli States. «Le multinazionali che operano anche in Italia si troveranno a dover scegliere tra il diktat americano e uno spirito, una cultura, un impianto normativo Ue di tutt’altro segno», si legge nella lettera: «Ciò che il presidente pro tempore americano definisce discriminazioni illegali, sono in Europa diritti sanciti dall’atto fondativo Ue, da direttive antidiscriminatorie consolidate, dallo stesso pilastro europeo dei diritti sociali, dalle costituzioni dei singoli Stati» .
I passi indietro
«Due anni fa – sottolineano ancora dal CoorDown – il nostro video Ridiculous Excuses Not To Be Inclusive (“Scuse ridicole per non essere inclusivi”) si apriva con le parole: “In un mondo sempre più attento all’inclusività, ti è rimasto un solo trucco per non esserlo: inventare scuse ridicole”. Oggi vediamo fare passi indietro sul tema dell’inclusione, ma mentre i diritti e le conquiste faticosamente raggiunte dalle persone con disabilità al lavoro, a scuola, nello sport e nella società vengono rimessi in discussione, e talora anche cancellati a colpi di decreti, il nostro Coordinamento e le Associazioni di tutto il mondo, insieme a ogni persona con disabilità, non vogliono solo resistere, ma fare cento passi avanti. Non vogliono solo far parte del mondo, ma vogliono far parte delle persone che prendono le decisioni sul mondo che abitano».
Fosse anche l’outfit per un matrimonio: Sofia nell’ultima inquadratura sceglie una gonna di tulle viola e un chiodo nero. Libera di decidere da sola.