Nella Hall of Fame del calcio italiano c’è pure lui. E verrebbe da dire finalmente. Carletto Mazzone è stato inserito tra le glorie del calcio italiano, riconoscimento istituito nel 2011 da Fondazione Museo del Calcio e Figc per celebrare i personaggi che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del calcio italiano. E Mazzone, classe 1937, un tempo noto come il “Trapattoni dei poveri” (anche se lui, scherzosamente, definiva l’ex tecnico di Juve e Inter “Il Mazzone dei ricchi”), con più di 1.200 partite da allenatore nei campionati professionistici in quasi 40 anni di attività, rappresenta uno degli allenatori più carismatici e iconici per diverse generazioni di appassionati. La cerimonia si è tenuta a Firenze, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, nei giorni scorsi: l’ex guida del Cagliari, “il perfetto mix del cavaliere senza macchia” - come indicato dalle motivazioni che lo hanno fatto entrare nella Hall of Fame - ha fatto arrivare la sua felicità ai presenti tramite le parole di Giovanni Galli, il portiere che lanciò nel 1977 in Serie A: “Un grande onore che mi riempie di gioia”.

La carriera. Anche se spesso associato a Roma e alla Roma, Mazzone nella sua carriera attraversa tutto lo stivale, condottiero delle lotte per la salvezza e della qualificazione europea del Cagliari. Nelle tante esperienze in giro per l’Italia tra Serie A e Serie B, ha rappresentato un punto di riferimento per tante stelle. Ha lanciato Totti nel grande calcio e consacrato Pirlo nel ruolo di regista, ha dato nuova linfa alla carriera di Roberto Baggio a Brescia e riconosciuto da Pep Guardiola come modello di ispirazione per l’elaborazione del suo credo calcistico. In carriera ha allenato Ascoli, Fiorentina, Catanzaro, Lecce, Pescara, Cagliari, Roma, Napoli, Bologna, Perugia, Brescia, Livorno.

Il Cagliari. Mazzone a Cagliari è ricordato fondamentalmente per tre eventi storici legati alla storia del club. Da allenatore dell’Ascoli, nell’ultima giornata di campionato, con la vittoria per 2-0 decretò la retrocessione con il record di punti (26) nei tornei a 16 squadre. Da allenatore del Cagliari, oltre a due bellissime salvezze, firmò nel 1992-‘92 la storica qualificazione alla Coppa Uefa del club che era appena passato dalla gestione degli Orrù alla presidenza Cellino, prima di accettare la proposta della Roma. Il ritorno, nella stagione 1996-’97, non bastò ai rossoblù per evitare la retrocessione in Serie B a seguito dello spareggio di Napoli con il Piacenza.

Le altre nomine. Tra i riconoscimenti, uno di rilievo è stato assegnato all’ex ct azzurro Antonio Conte, ma c’è anche quello alla memoria a un altro tecnico rossoblù, Gigi Radice. Ecco la motivazione che la Figc ha dato ai premi: “La Hall of Fame dà il benvenuto alla classe cristallina di un Campione del Mondo come Andrea Pirlo, a Zibì Boniek, ieri Bello di notte e oggi presidente della Federcalcio polacca, e a Carlo Mazzone, uno degli allenatori italiani dotati di maggior carisma. Altri riconoscimenti sono stati assegnati ad Antonio Percassi, capace di portare la sua Atalanta nel gotha del calcio europeo, all’ex arbitro Alberto Michelotti e a Sara Gama, la capitana della Nazionale femminile che al Mondiale francese ha tenuto incollati davanti alla Tv milioni di italiani. Premi alla memoria per due leggende del calcio italiano scomparse nell’ultimo anno, Pietro Anastasi e Gigi Radice, mentre fa il suo ingresso nella Hall of Fame nella categoria Veterani Italiani il team manager della Nazionale Gabriele Oriali”. Assegnato anche Il premio dedicato alla memoria di Davide Astori, istituito l’anno scorso per i più bei gesti di fair play: “Va a Romelu Lukaku e al giovane Mattia Agnese: l’attaccante dell’Inter, che si è dimostrato un esempio per le nuove generazioni e da sempre in prima fila contro il razzismo, ha ceduto lo scorso 21 dicembre un calcio di rigore al giovane compagno di squadra Sebastiano Esposito, che ha potuto così realizzare la sua prima rete in Serie A, mentre il diciassettenne dell’Ospedaletti ha segnato il suo gol più bello salvando la vita ad un avversario che aveva perso coscienza dopo uno scontro di gioco”.

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