Se ne parla da anni, ma per un motivo o per un altro non si è mai arrivati a una decisione. Quattro anni fa si era mossa anche l’Unione Europea, ma alla fine il progetto di istituire l’ora legale tutto l’anno per beneficiare dei risparmi energetici è rimasto chiuso in un cassetto. Mai come in questo momento, però, di fronte ai rincari di gas ed energia che rischiano di mandare gambe all’aria imprese e famiglie, l’orario unico tutto l’anno è un argomento che torna prepotentemente all’ordine del giorno.

L’idea

Per contrastare il caro-energia e trovare un modo per risparmiare sulle bollette di luce e gas, la Società italiana di medicina ambientale (Sima) chiede di istituire l’ora legale tutto l’anno, abbandonando dunque l’ormai consueto passaggio ora legale-ora solare (che tornerà il 23 ottobre). Una richiesta che poggia su un dato: secondo le stime di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, l’Italia risparmia oltre 190 milioni di euro nei sette mesi in cui è vigore l’ora legale (cioè da marzo a ottobre), grazie a un minor consumo di energia elettrica pari a circa 420 milioni di kilowattora che consente, inoltre, di apportare un importante beneficio ambientale, quantificabile nella riduzione di circa 200mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica in atmosfera. Spostando in avanti le lancette di un’ora, infatti, si ritarda l’uso della luce artificiale in un momento in cui le attività lavorative sono ancora in pieno svolgimento. Nei mesi estivi l’effetto “ritardo” nell’accensione delle lampadine si colloca nelle ore serali, quando le attività lavorative sono per lo più terminate e fa registrare valori meno evidenti in termini di risparmio elettrico. Ma durante l’autunno e l’inverno…

La vicenda

La vicenda, come detto, è stata discussa in passato a livello europeo: nel 2018 una risoluzione dell’Europa era stata approvata con il voto favorevole di oltre l’80% degli Stati membri, a cominciare da Francia e Germania mentre l’Italia non è mai stata (ufficialmente) tra i fautori dell’orario unico. Il nostro Paese si è schierato, insieme ad alcuni altri del bacino Mediterraneo come Spagna e Grecia, per esempio, a favore del sistema attuale, perché permette più vantaggi nello sfruttamento delle giornate e un minor dispendio energetico: spostare in avanti di un’ora le lancette nel periodo estivo, quando il sole sorge alle 4.30 e tramonta alle 20, permette infatti di avere luce dalle 5.30 fino alle 21, allungando di fatto il periodo a disposizione per attività all'aria aperta, nei locali, a vantaggio quindi del turismo e anche del benessere generale. Consente, poi, di ridurre in consumi di energia elettrica in una fascia oraria in cui la gente è sveglia, come dalle 20 alle 21. Al momento del dibattito nel Parlamento europeo c’era stata una spaccatura. Ma lasciare che ciascuno Stato decida per sé è stato rischioso, con la conseguenza che da Paese a Paese si potrebbe essere costretti a dover modificare l’ora. E se da sempre i Paesi del Nord Europa (Finlandia, Svezia, Estonia, Lituania, etc) sono quelli più sensibili all’argomento, a causa del fatto che essendo vicini al Polo Nord non beneficiano della luce naturale con il cambio dell’ora, adesso (forse) il tema “ora legale” diventa interessante anche per noi italiani.

Altri benefici

La crociata per abolire l’alternanza dell’ora legale a quella solare ha anche una sua tesi scientifica, oltre che economica: evitare una fonte di stress per l’equilibrio psicofisico delle persone. Secondo alcuni sondaggi fatti in Europa, il cambio d’ora sarebbe fonte di stress. In particolare, a causare disagi psicofisici sarebbe il passaggio all’ora solare che prevede un’ora di sonno in più ma più ore di buio. Le giornate più corte causerebbero più sintomi di depressione per tutto il periodo invernale. Negli Stati Uniti, dove il cambiamento di orario è responsabile di provocare infarti, depressione e ictus, l’orario unico tutto l’anno è a un passo dal diventare permanente. Il Senato, infatti, ha approvato una legge bipartisan che estende tutto l'anno l’ora legale, chiamata daylight saving time. E l’Italia, di fronte alla crisi energetica che strozza le famiglie e le imprese, che cosa farà?

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