Quattrocento anni fa non c'erano gli specialisti dei brand, quei professionisti capaci di disegnare il segno distintivo di un marchio in modo da renderlo immediatamente riconoscibile. Quattrocento anni fa, i creativi rischiavano di essere ridondanti perché avevano la necessità di racchiudere in uno stemma non solo quello che si doveva rappresentare ma anche eventuali omaggi a sovrani e a santi.

Ecco perché, a distanza di 394 anni, è quasi una "mission impossible" per chi non è esperto di disegno riprodurre lo stemma dell'Università di Cagliari. Ma niente e nessuno potrà cambiarlo: il capitolo II delle "Costituzioni" (che codificarono l'organizzazione amministrativa e didattica della neonata Università), formalizzate nel 1626 dal Consiglio civico, hanno descritto minuziosamente lo stemma dell'ateneo cittadino.

"Que las armas de la dicha Universidad", si legge, "sean en medio la imagen de la Sanctissima Conception, y a los pies una tiara de Pontefice con la Letra H que signifique el nombre de San Hylario Papa, y mas abaxo dos mitras de Prelados en la una a la mano derecha una letra L que signifique el nombre de San Lucifero con la cruz primaziale, y en la otra la letra E que signifique el nombre de San Eusebio con su ingignia pastoral, y luego, al lado derecho de la Virgen, las armas deste Reyno, y al lado isquierdo, las desta ciudad de Caller".

Visto che, evidentemente, non tutti masticano spagnolo, è necessaria una traduzione, anche se non necessariamente letterale. La prima raccomandazione è di porre in alto al centro l'immagine della Vergine Immacolata (protettrice dell'ateneo); ai suoi piedi, deve essere sistemata la tiara papale e la lettera H. Il riconoscimento a un santo sardo, Hilarius, cioè papa Ilario: sconosciuta la data di nascita del pontefice isolano che, quarantaseiesimo vescovo di Roma, salì al soglio pontificio nel 461 e, secondo la tradizione, fermò Attila. Morì il 29 febbraio del 468, giorno in cui viene festeggiato (ovviamente, negli anni non bisestili, le celebrazioni vengono anticipate di un giorno).

In basso, ai due lati della tiara, due mitre vescovili, con le lettere L ed E. Anche in questo caso, le lettere indicano due santi sardi, Lucifero, vescovo di Cagliari (con la croce primaziale che indica il primato della diocesi cittadina nell'Isola), ed Eusebio che, nato in Sardegna, fu il primo vescovo dell'arcidiocesi di Vercelli (nello stemma compare la sua insegna pastorale). Reso omaggio ai santi e, in generale alla Chiesa (nel 1607 - ma, per alcuni studiosi, l'atto risale all'anno prima - papa Paolo V autorizzò la fondazione di uno Studio generale a Cagliari), nello stemma non si poteva non citare anche il potere temporale. A sinistra della Madonna fu sistemato l'insegna del Regno di Sardegna (già, proprio quello con i quattro mori girati verso sinistra) mentre a destra venne inserita la versione catalano-spagnola (con i pali e le torri sul mare) dello stemma della città di Cagliari.

Uno stemma complesso per un'Università che ebbe natali tutt'altro che semplici: la prima richiesta di uno "Studio generale" fu fatta nel 1542-42 durante i Parlamenti celebrati in Sardegna dal viceré Antonio de Cardona. Sessant'anni di richieste inutili sino ai Parlamenti presieduti dal viceré Antonio Coloma del 1602 quando la richiesta presentata dai tre stamenti fu presa in considerazione. Nel 1606, finalmente, l'autorizzazione concessa dal papa. E, nel 1620, Filippo III di Spagna fondò l'Universitas Studiorum Caralitana che nacque con quattro insegnamenti, Teologia, Leggi, Medicina, Filosofia e Arti. In realtà, gli aspiranti dottori cagliaritani dovettero attendere altri sei anni prima di poter finalmente iniziare gli studi: l'attività vera e proprio cominciò nel 1626. E, inizialmente, si ispirò più ai modelli delle università spagnole che a quelle italiane che erano considerate tendenzialmente eretiche: proprio quella fu una delle ragioni che convinsero regnanti e papa a concedere l'apertura dell'Università di Cagliari. Visto che i sardi, non potendo andare in Italia, sarebbero stati costretti a frequentare gli atenei spagnoli, la possibilità di poter seguire corsi di alta formazione era praticamente negata a tutti.
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