Tutti i paesi devono configurare come reato le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni forzati e la violenza online, come la condivisione non consensuale di immagini intime. Inoltre, bisogna prevedere misure tese a prevenire la violenza contro le donne e la violenza domestica e definire norme per la protezione delle vittime di questi reati. Chi commette questi reati sarà punibile con pene detentive da uno a cinque anni.

Sono i punti cardine della direttiva dell'Unione europea approvata dal Consiglio nei giorni scorsi, pietra miliare sul tema. «Un'azione risoluta contro questi atti di violenza è essenziale per garantire i valori e i diritti fondamentali della parità tra donne e uomini e della non discriminazione», sottolinea l’istituzione guidata da Charles Michel.

Gli Stati membri hanno tre anni di tempo dall'entrata in vigore della direttiva per recepirla nel diritto nazionale.

Il provvedimento contiene anche un elenco di circostanze aggravanti – ad esempio, commettere il reato nei confronti di un minore, di un coniuge o partner o di un ex coniuge o partner, di un rappresentante pubblico, di un giornalista o di un difensore dei diritti umani – che comportano sanzioni più severe.

Contiene anche norme dettagliate sulle misure di assistenza e protezione che gli Stati membri dovrebbero fornire alle vittime.

Per le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica sarà più facile sporgere denuncia. Almeno per i reati informatici si potranno infatti fare segnalazioni online. I paesi dell'Ue devono inoltre adottare misure che garantiscano ai minori l'assistenza di professionisti.

Per proteggere la vita privata della vittima e prevenire la “vittimizzazione” ripetuta, gli Stati membri devono inoltre fare in modo che nei procedimenti penali siano ammesse prove relative al comportamento sessuale passato della vittima solamente se questo è «pertinente e necessario».

«È un momento rivoluzionario nella promozione dei diritti delle donne. Una reale parità potrà esistere solo nel momento in cui le donne potranno vivere senza la paura di subire molestie, aggressioni violente o danni fisici. Questa direttiva rappresenta un passo importante in tal senso», ha detto Marie-Colline Leroy, sottosegretaria di Stato belga per la Parità di genere.

Spiega il Consiglio europeo che la violenza contro le donne e le ragazze è una delle violazioni dei diritti umani più sistematiche e comuni a livello mondiale. E i paesi dell'Ue non fanno eccezione. I numeri sono agghiaccianti: una donna su tre ha subito violenza fisica o sessuale, per lo più da parte di partner intimi. Una donna su due ha subito molestie sessuali.

Durante la pandemia si è registrato un notevole aumento dei casi di violenza fisica ed emotiva nei confronti delle donne: in alcuni paesi sono quintuplicate le chiamate alle linee di assistenza telefonica per la violenza domestica.

Sta aumentando anche la violenza online, soprattutto quella rivolta alle giovani donne e alle donne nella vita pubblica, come giornaliste e politiche. Le donne sono vittime di violenza anche sul posto di lavoro: circa un terzo delle donne nell'Ue vittime di molestie sessuali le ha infatti subite in ufficio.

Si stima che almeno 600.000 donne in Europa e 200 milioni di donne al mondo abbiano subito mutilazioni genitali femminili. Se la pratica dovesse proseguire al ritmo attuale, tra il 2015 e il 2030 sarebbero 68 milioni le ragazze vittime di mutilazioni nei 25 paesi in cui è diffusa questa pratica atroce e in cui sono disponibili dati.

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