Martin Parr è un fotografo conosciuto in tutto il mondo. L'obiettivo della sua reflex ha scrutato in modo spietato e critico la società del consumo, il turismo di massa e tanti altri aspetti della contemporaneità.

Uno dei suoi scatti più famosi l'ha realizzato a Pisa. Questa immagine è stata ripubblicata di recente in un interessante libro di Michele Smargiassi, il giornalista romagnolo che da anni cura il blog "Fotocrazia" (nel sito internet del quotidiano La Repubblica), seguito da tantissimi appassionati e probabilmente uno dei più interessanti spazi nel web dedicati alla fotografia. Di sicuro uno dei più autorevoli. Lo scatto di Parr è uno dei tanti scelti per arricchire "Sorridere", il saggio licenziato dalla casa editrice Contrasto, che ha come sottotitolo la frase "La fotografia comica e quella ridicola". "Guardo una fotografia - scrive Stefano Bartezzaghi nell'introduzione del libro - sul prato di piazza dei Miracoli, si vedono diverse persone, tre delle quali sono in posizioni innaturali. Ci metto qualche attimo a comprendere: sono persone ognuna in posa per un fotografo (un altro, non quello che ha scattato questa) e nelle foto risultanti parranno sostenere la torre di Pisa (anzi, uno sembra spingerla per farla cadere). Dal punto di vista in cui è stata scattata la foto che sto guardando io sembrano invece danzatori ingrulliti o dilettanti di Tai Chi. Mi viene da sorridere; anzi, rido proprio". "Sorridere" stato pubblicato in pieno lockdown, mentre tutti gli italiani indossavano la mascherina per difendersi dal Covid-19. Un dispositivo di protezione che ha messo in crisi i dannati del selfie, quelli che ogni giorno si mettono in posa davanti alla fotocamera del telefonino per poi intasare i social di immagini. Ma con la fine della quarantena e l'arrivo dell'estate gli "autoscatti" sono ritornati in auge, come testimoniano i profili Facebook e Instagram di milioni di persone che "documentano" la loro quotidianità autoimmortalandosi con lo smartphone.

Michele Smargiassi, in quella che chiama "breve storia del fotosorriso" inizia il suo viaggio ricordando un'abusatissima quanto efficace frase utilizzata dagli inglesi quando un soggetto è in posa davanti al fotografo che pronuncia "say cheese". "Qualcosa accadrà sul volto di chi vi sta davanti - si legge nel primo capitolo - le labbra si stireranno, gli occhi si stringeranno. Il volto di disporrà amichevolmente. Insomma, fiorirà un sorriso. Ma attenti, funzionerà solo se avete tra le mani un oggetto sciamanico: una macchina che fa fotografie. Se non funziona, invece, può darsi che sia solo un problema di vocabolario". La parola magica cambia a seconda delle nazione. In Spagna, per esempio, per "simulare" un sorriso basta pronunciare "patata" anche se, come spiega l'autore di "Sorridere", di quella parola oggi non c'è più bisogno: "Sembra un po' caduta in disuso". "Sorridere" esplora diversi aspetti della fotografia. Il testi sono corredati da numerose immagini. Alcuni scatti d'epoca, altri realizzati in tempi più recenti: comici, divertenti, ridicoli. Spesso pieni di doppi sensi o che comunque si prestano differenti interpretazioni, come la foto realizzata dal fotoreporter ungherese Lucien Aigner nel 1935 durante la conferenza di Stresa. "Fu il punto più alto della reputazione di Benito Mussolini come statista internazionale - scrive Smargiassi - solo una fotografia avanzò il dubbio che il dittatore italiano fosse in realtà un buffo attore. Il fotografo colse l'attimo di uno starnuto ducesco, e lo trasformò nella smorfia di chi sente un cattivo odore". Quello scatto finì sulla rivista Newsweek.

Per la copertina di "Sorridere" è stata scelta un famosissima foto scattata da Elliot Erwitt in Siberia nel 1967. Ritrae una coppia di sposi e un invitato alla festa di matrimonio. "Di questa scena - scrive Michele Smargiassi - Erwitt scattò anche poco dopo, una versione a colori, come faceva spesso. Ma in quest'ultima il testimone è di nuovo serio, lo sposo sorride tranquillo alla ragazza, non c'è più nulla su cui costruire la nostra esilarante commedia mentale degli equivoci".

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