La terra ancora bruciava quando ha deciso di fare un salto all’inferno. Sentiva il terreno rovente sotto le scarpe e l’odore della cenere viva nelle narici.

"Anime bruciate" di Stefano Rosselli
"Anime bruciate" di Stefano Rosselli
"Anime bruciate" di Stefano Rosselli

Stefano Rosselli è un fotografo, un pubblicitario, un creativo. È arrivato in Sardegna quando ancora i pastori e gli agricoltori si leccavano le dolorose ferite del disastro che tra il 31 luglio e il 2 agosto ha distrutto migliaia di ettari tra il Montiferru e la Planargia.

Era appena tornato da uno dei suoi viaggi estivi sulla costa meridionale della Penisola, alla ricerca di un’Italia che nessuno racconta: l’umanità più vera <quel mondo che non vuole accettare i cambiamenti e cerca di rimanere, nel bene e nel male, attaccato al passato> racconta.

Alla fine della fatica (3500 chilometri a bordo di un vecchio vespone) ha raggiunto la moglie e la figlia in Sardegna. Un po’ di riposo? Neanche per sogno.

Rosselli è originario di Livorno, è stato direttore creativo di importanti agenzie pubblicitarie, come  Saatchi & Saatchi, DLV,BBDO fino a Leagas Delaney e ha  lavorato con fotografi come Peter Lindbergh, Gian Paolo Barbieri, e registi come Zack Snyder e Luke  Scott.

La Sardegna è la sua seconda terra, la casa di sua moglie, sassarese, accanto a lui dall’età di 13 anni.

Quel paradiso era stato appena divorato dal fuoco e la disperazione di tutta quella gente lo ha spinto fino al cuore del disastro tra centinaia di alberi neri, carcasse di animali, allevatori e pastori disperati.

&quot;Anime bruciate&quot; di Stefano Rosselli
&quot;Anime bruciate&quot; di Stefano Rosselli
"Anime bruciate" di Stefano Rosselli

<Ho camminato per ore immerso in questo panorama desolante, fotografando i protagonisti e quello che era rimasto – racconta Rosselli -  Ad ogni passo le mie scarpe sprofondavano nella cenere per molti centimetri raggiungendo gli strati ancora bollenti. Anche il cielo aveva cambiato colore, rendendo ancora ancora più inquietante il panorama>.

Ha visitato boschi, sugherete, pascoli e ha raccolto il suo lavoro in un progetto dal titolo “Anime bruciate”, pubblicato sulla rivista fotografica che raccoglie scenari da tutto il mondo.

< L’odore che si sentiva nell’aria non aveva niente a che fare con quello piacevole di un camino acceso, era inaspettatamente dolciastro, un odore di morte>.

&quot;Anime bruciate&quot; di Stefano Rosselli
&quot;Anime bruciate&quot; di Stefano Rosselli
"Anime bruciate" di Stefano Rosselli

Il viaggio di Rosselli -40 gradi dichiarati, 60 percepiti- è iniziato dalla Planargia.

Tra i pastori delle campagne di Tresnuraghes e Magomadas e poi fino a Cuglieri, dove le fiamme hanno mangiato interi oliveti e ucciso tanti animali. Fino ad arrivare a Santu Lussurgiu, poco lontano da dove il fuoco ha avuto origine.

Una settimana intensa in cui tutte le sue emozioni sono state digerite, elaborate, inquadrate e riposte in quella piccola scatola magica che porta sempre con se: la sua macchina fotografica.

Stefano Rosselli ha fatto il pubblicitario per 30 anni <sempre concentrato sul dare forma ai desideri delle persone e a costruirne di nuovi>  racconta  <spesso ragionando per stereotipi e secondo un senso della bellezza che raramente ho riscontrato nella realtà, immerso costantemente in un mondo “perfetto” che non lascia spazio alla normalità. Questo mi ha portato per reazione, a voler raccontare un mondo più vero più vicino alle persone in cui anche io, che provengo da un piccolo paese industriale, mi potessi realmente riconoscere>.

Per questo ha deciso di esplorare anche la disperazione della popolazione di Planargia e Montiferru, dopo soli pochi giorni dal ritorno da un viaggio di 3500 chilometri nelle coste del Sud della Penisola.

&quot;Anime bruciate&quot; di Stefano Rosselli
&quot;Anime bruciate&quot; di Stefano Rosselli
"Anime bruciate" di Stefano Rosselli

È il terzo di una serie di viaggi fotografici che hanno dato vita ad un reportage dal titolo “Gli Spiaggiati”.

<Volevo vedere da vicino luoghi e persone reali, senza filtri ne preconcetti. Ero curioso di conoscere i loro veri desideri e come li esprimessero. Mi sentivo particolarmente attratto da quella “bruttezza”: più i luoghi che segnavo sulla mappa erano brutti, più ero motivato e sereno>. Scrive tra le pagine del libro fotografico che ogni anno si arricchisce di nuovi scatti. <L’accettazione del loro stato, compresa l’assurdità di stare in un posto degradato per godersi una vacanza, mi ha suggerito le didascalie che sottolineano gli aspetti surreali, tragici e umoristici>.

Ma questo percorso non è solo un progetto spiega Rosselli:

<Questo atteggiamento mi ha rieducato, incoraggiato e curato il grande smarrimento che portavo addosso per non essere quello che raccontavo. Mi ha curato questa natura “mostruosa”, non la bruttezza, ma la sostanza che c’era sotto. Oggi ho reindirizzato il mio lavoro, concentrandomi su una ricerca fotografica che racconti un Italia che sta piano piano scomparendo>.

Attraverso le sue  foto Rosselli mostra gli abitanti di una Penisola che ancora oggi resiste.

Una resistenza che ha visto anche nei pastori e negli allevatori dell’Oristanese, immersi in un mondo surreale, spazzato via dalle fiamme. Un mondo antico, vicino alla terra, alla fatica, ai frutti di una civiltà antica che sembra parte di un passato, mai passato. Che raramente si vede sui media .

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