La prova l'hanno avuta in tempo reale tutti quelli che Telegram già ce l'avevano sullo smartphone. Il bombardamento è durato più o meno una settimana: notifiche a raffica per dover scoprire che qualcun altro si era appena iscritto alla chat che ora (e sempre di più) fa concorrenza a WhatsApp. Il din-don continuo è diventato subito planetario, perché nell'arco di pochi giorni la cenerentola Telegram, e anche la semisconosciuta Signal, hanno acquistato di botto milioni di nuovi utenti. Cos'è successo di tanto strano allora nell'universo ombroso delle app? Gli esperti di tecnologie e di tendenze digitali parlano già di una fuga dalla gigantesca piattaforma che oramai dal 2014 fa parte della galassia di Facebook.

WhatsApp vanta due miliardi di utenti
WhatsApp vanta due miliardi di utenti
WhatsApp vanta due miliardi di utenti

Tutta una questione di privacy e di regole modificate: il tam-tam è partito proprio via chat e alla velocità di un messaggio ha fatto preoccupare milioni di "messaggiatori" seriali. Per le big companies di Zuckerberg è stata davvero una settimana caldissima. Bollente, anzi scottante, al punto che il famoso aggiornamento delle regole sulla privacy è stato immediatamente bloccato. Per il momento rimandato al 15 maggio. In attesa, forse, di modificare qualcosa e di spiegare meglio le cosa. Ma anche, di sicuro, per avere il tempo di vedere come si muoveranno gli utenti. Il problema di fondo era questo: Whatsapp vuole guadagnare ancora di più dalla nostra ossessione per messaggini, scambi di foto, video e audio. E così ha deciso di consentire alle aziende che sfruttano il suo software di sfruttare questa specie database globale e di poter contattare direttamente gli utenti. Le società che si avvarranno del nuovo servizio avranno la possibilità di trovare altri clienti e comunicare facilmente con loro. Non solo: potranno anche accedere alle conversioni private e sfruttarle per finalità di marketing. Il progetto ora appare chiaro: l'app nata per scambiare messaggi tra amici finirà per diventare un luogo in cui avviare trattative commerciali, ricevere pubblicità, fare acquisti e, soprattutto, effettuare una mole di transazioni. Le chat di lavoro, quelle delle mamme e delle classi, così come gli scambi di meme tra gli amici del calcetto, sono un tesoro che vale davvero molti milioni di euro. Non è difficile da capire, ché tra miliardi di botta e risposta quotidiani si possono conoscere le abitudini e gli interessi degli utenti.

La fuga da WhatsApp ha consentito a Telegram di acquisire altri 25 milioni di utenti
La fuga da WhatsApp ha consentito a Telegram di acquisire altri 25 milioni di utenti
La fuga da WhatsApp ha consentito a Telegram di acquisire altri 25 milioni di utenti

Ecco allora il bottino da accaparrarsi subito. Peccato, però, che per intascarsi tutto, il colosso Whatsapp abbia dovuto avvisare i suoi iscritti. Entro l'8 febbraio avrebbe voluto ottenere il consenso dei "clienti" per essere spiati un po' di più, ma in un attimo è scattato l'allarme. E così questa specie di boicottaggio digitale è scattato allo stesso ritmo delle notifiche. Nel mondo delle contraddizioni sulla privacy, nello stesso smart-pianeta in cui in pochi si registrano sulle app per il tracciamento antiCovid e in cui invece in milioni fanno la corsa per conquistare il cashback, c'era ovviamente da aspettarsi questa strana fobia da occhio indiscreto. Negli ultimi giorni nel tunnel invisibile in cui si incuneano gli scambi di messaggi c'è stato un vero terremoto. Gli effetti della prima fuga da WhatsApp si possono già facilmente misurare: Telegram ha registrato una impennata di download e ottenuto 25 milioni di nuovi utenti, che si aggiungono gli oltre 500 milioni già attivi. Il fondatore Pavel Durov ha assicurato che il suo team prende molto sul serio la questione della privacy, ma il sistema non pare essere inviolabile. Di certo non a prova di hacker, secondo le segnalazioni che diversi ricercatori hanno fatto arrivare immediatamente al team che gestisce l'applicazione. Sul fronte opposto c'è anche Signal, che si differenzia dalle altre piattaforme per una quantità limitata di dati conservati. E anche perché il backup delle conversazioni non avviene attraverso il misterioso cloud virtuale ma resta sempre nei dispositivi privati. Gli utenti attivi in tutto il mondo per il momento non arrivano ancora ai 20 milioni ma ultimamente ci sono stati i segnali di un boom, con 1,3 milioni di download registrati in un solo giorno. WhatsApp può ancora farsi forza di quei 2 miliardi di persone che ogni giorno, molte volte al giorno, affidano alle sue chat la gran parte delle proprie comunicazioni. Ma il viavai ha comunque creato qualche preoccupazione, al punto che per modificare le regole sulla privacy ci saranno altri 3 mesi di tempo. Non accettarle, comunque, rischia di essere davvero una ridicola illusione, se è vero che l'intreccio tra Facebook e WhatsApp ha creato un ciclo continuo di informazioni personali già dal 2016. E non è un caso che Zuckerberg abbia deciso di acquistare la più diffusa app di messaggistica alla cifra record di 16 miliardi di dollari. La posizione di chi scrive attraverso lo smartphone, la frequenza con cui si aprono le app, persino la risoluzione dello schermo e ovviamente il numero di telefono sono tutte informazioni già immagazzinate. Ben conservate nella grandissima cassaforte dell'economia digitale. In attesa di poterle smerciale.
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