"Si può forse brevettare il sole?": è la risposta che Jonas Salk, il primo scienziato a scoprire il vaccino contro la poliomielite, diede a un giornalista poco dopo l'annuncio ufficiale dei primi risultati, il 26 marzo del 1953, all'emittente Cbs. Secondo alcune stime, se Salk avesse brevettato il suo vaccino avrebbe guadagnato sette miliardi di dollari. La stessa scelta del "collega-rivale" Albert Sabin che arrivò subito dopo (con un vaccino dalle diverse caratteristiche), e parlò di "un regalo ai bambini di tutto il mondo". Non solo: donò - in piena guerra fredda - i ceppi virali all'Urss permettendo la produzione e poi la vaccinazione nel'Europa dell'Est. Fu il primo evento di vaccinazione di massa, sia pure solo relativa all'infanzia, che ha molte analogie con quanto sta accadendo ora per la Covid-19 e che ha consentito l'eradicazione della terribile malattia, che ha ucciso centinaia di migliaia di bambini in tutto il mondo, in quasi tutti i Paesi. Ed è alla data simbolica dell'annuncio di Salk che la Società italiana di medicina delle migrazioni ha legato l'iniziativa di un digiuno a staffetta, tra il 25 marzo e il 7 aprile (che è invece la giornata mondiale della salute e la data di costituzione dell'Organizzazione mondiale della sanità) nell'ambito della battaglia globale per il diritto di tutti i popoli al vaccino "No profit on pandemic" una ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei), basata su una raccolta di firme in ogni Paese, con una soglia minima che per l'Italia è di 53.580, ed un totale di un milione di firme per tutti i Paesi dell'Unione Europea insieme.

La battaglia che molti paesi del mondo e organizzazioni non governative stanno combattendo in questi mesi riguarda i brevetti sui vaccini anti Covid-19: nella prima fase della campagna vaccinale, il 75 per cento delle dosi è stato somministrato in dieci Nazioni e diversi paesi non hanno ottenuto neppure una dose. India e Sudafrica nell'ottobre 2020 hanno chiesto la sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini e sui farmaci anti Covid-19.

"L'11 Marzo 2021 i membri dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization - WTO) hanno esaminato la proposta che avrebbe agevolato la produzione e l'esportazione dei sieri in zone del mondo a basso reddito", spiega in una nota la Società italiana di Medicina delle migrazioni: "Tale proposta si riferisce all'articolo dei TRIPs (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights) che prevede il diritto degli Stati membri del WTO di includere nella loro legislazione una disposizione per l'uso del brevetto senza autorizzazione del titolare per facilitare l'accesso ai farmaci (la cosiddetta "licenza obbligatoria"), in circostanze di emergenza. Malgrado la critica emergenza in corso in tutto il mondo, questa proposta è stata bloccata dai Paesi ad alto reddito, inclusa l'Italia, e dal Brasile". Ora è in corso un'imponente campagna di sensibilizzazione, che vede in campo anche molti politici e intellettuali oltre alle Ong, affinché l'Unione Europea prenda posizione. Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo) Filippo Anelli ha sostenuto che i brevetti sui vaccini, "tutelando il giusto diritto alla proprietà intellettuale, costituiscono un volano per ricerca e innovazione ma determinano tuttavia dei limiti nell'accesso alle cure. In questo caso - ha continuato - l'emergenza è tale per cui l'accesso alla vaccinazione del maggior numero possibile di persone non risponde solo ai principi etici di universalità, equità e uguaglianza ma anche a una precisa strategia di prevenzione. Dobbiamo, infatti, essere più veloci del virus, e vaccinare gran parte della popolazione mondiale prima che l'agente patogeno, mutando, diventi resistente". Un rischio globale che ha sottolineato, dalle colonne della Stampa, anche il Nobel per la pace Mohammed Yunus: "Molti paesi che hanno ricevuto la prima fornitura di vaccini potrebbero non ricevere i rifornimenti successivi se la capacità di produzione globale viene mantenuta legata alla capacità delle società farmaceutiche proprietarie di brevetti". Yunus conclude: "Abbiamo sbagliato fin dall'inizio della pandemia. Non appena individuato il nemico globale, bisognava convocare una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza Onu per avviare un processo per proteggere ogni singola vita sul pianeta. Lo si può fare ancora adesso. Elaborare un piano di protezione globale, per sostituire quello egoistico esistente".
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