“Il sospiro della natura”, quando il paesaggio si muove
Alle Saline Conti Vecchi la mostra di Ileana Florescu: immagini di un piccolo stagno che restituiscono la mutevolezza da tutelarePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Lo stagno, per definizione, appare fisso, stabile. Tanto è vero che si dice “ristagna” per qualcosa di fermo. Perché l’acqua non scorre come in un fiume, ma le paludi, i luoghi lacustri sono tutt’altro che fermi. Anzi. Sono battuti dal vento, modificati dagli agenti atmosferici, a volte spariscono per poi riapparire. Così come il paesaggio: niente è statico. Il paesaggio può cambiare forma e diventare qualcosa che prima non c’era e qualcosa che ci sarà, ma soprattutto cambia nella percezione che ne abbiamo noi umani, quando arriviamo in un luogo, quando ci fermiamo e quando ce ne andiamo. E non significa che il paesaggio può essere stravolto: la natura e l’uomo lo fanno mutare in modo diverso. La natura lo cambia dando un senso alla sua mutevolezza, secondo regole che da milioni di anni governano l’universo, mentre l’uomo interviene con un suo imperio, spesso contrario a quello biologico.
Arte e paesaggio
Quando si entra nella sala delle antiche Saline Monti Vecchi, nel bellissimo compendio di Assemini, e si scoprono le foto di Ileana Florescu si ragiona immancabilmente sul paesaggio e sulle sue modificazioni. E quello che sembra fermo, si muove. Di giorno in giorno, di luna in luna, di luce in luce, a seconda del vento e di immagine in immagine. La mostra è stata inaugurata sabato 27 settembre, promossa dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Cagliari, Oristano e del Sud Sardegna nell’ambito delle Giornate europee del patrimonio. L’artista nata ad Asmara, in Eritrea, da padre inglese di origine romena e madre italiana, protagonista di numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, ha voluto rendere omaggio al paesaggio, in questo caso anche a quello sardo, con opere che mettono in mostra appunto “Il sospiro della natura – The perceptive machine”. Sono due aspetti che si sovrappongono (nelle foto molti di più), “la macchina della percezione e quella prospettica”, ha spiegato l’autrice durante la presentazione, nello spettacolare scenario dell’antica fabbrica del sale.
Uomo e natura
Peraltro, ospitare una mostra come quella di Ileana Florescu all’interno di un compendio come le Saline Conti Vecchi e quindi dello stagno di Santa Gilla, che da tempi lontanissimi ha visto la presenza dell’uomo in quanto risorsa ma anche luogo che potesse accogliere, ha un senso ben preciso. A iniziare dal fatto che le opere dell’autrice italo-anglo-rumena sono state realizzate in anni di frequentazione di un’altra zona lacustre, un piccolo stagno vicino a Olbia, nella zona di Murta Maria. Un luogo dove Florescu, con meticolosa precisione e costante frequentazione, ha scattato tantissime foto, poi sovrapposte mirabilmente per raccontare il movimento di quel piccolo gioiello della natura, la sua mutevolezza nella certezza della sua conservazione. Non a caso, l’ingresso della mostra è segnato da una frase di Grazia Deledda da cui il titolo di uno dei suoi più celebri romanzi, “Canne al vento”: “Siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché! Siamo canne, e la sorte è il vento”.
La percezione
L’allestimento della mostra fa il resto, pannelli sufficientemente grandi per apprezzarne i particolari, pareti candide come sfondo e luci che mettono in evidenza le opere. Opere in cui ci si perde, si può rimanere ore a guardarle, ad apprezzare i colori che mutano con il passaggio delle stagioni, fiori che appassiscono e che però risaltano dal contesto, piante che si flettono, mosse da un vento che ne esalta la trasformazione. “Questo insieme di opere, di ‘scatti’, offre uno sguardo inaspettato sull’ambiente palustre della Sardegna: sulle sue acque ferme, sulla vegetazione tipica delle zone umide, sulle superfici specchianti che sono qui colte e reinterpretate – spiega la soprintendente Monica Stochino illustrando la mostra – Ileana Florescu ci restituisce infatti immagini plurime che evocano molti dei temi su cui si fonda il costante esercizio di comprensione delle problematiche paesaggistiche: il paesaggio nella sua mutevolezza, nella sua complessità, quello percepito e, in ultimo, quello ‘fotografico’ qui nato dalla fotografia come strumento di esplorazione, interpretazione e introspezione”.
Ecco perché le Saline Conti Vecchi sono un luogo ideale per questa mostra. Un luogo dove il Fai e la Soprintendenza hanno costruito un sistema di tutela non statico ma allo stesso tempo capace di farne apprezzare la bellezza e di fare in modo che possa essere ancora foriero di ricchezza economica per gli uomini. “In questo contesto si inserisce la mostra di Ileana Florescu che trae ispirazione da un piccolo stagno nei pressi di Murta Maria, non lontano da Olbia. Per anni, in tutte le stagioni e a tutte le ore del giorno, l’artista si è addentrata nei seducenti meandri naturali del luogo. Il risultato di queste sue ripetute incursioni non sono solo immagini della vegetazione, ma scatti che, rielaborati con sapienza, hanno finito per restituirci una visione più intima, personale, potremo dire, lo stato d’animo di chi osserva”, spiega Marco Piras Berenger, ordinario in Geomatica presso il Politecnico di Torino e autore di uno dei testi del catalogo della mostra. Per tornare allo stagno, ognuno ne ha una percezione diversa: chi vuole sperimentare la propria non ha che da vedere (fino al 6 gennaio) le opere di Ileana Florescu.