Il mistero di Sini. Mezzo secolo dopo l’omicidio di “Carotina”, l’inchiesta sul bimbo settenne dai lunghi capelli rossi si è definitivamente arenata sul fondo limaccioso della giustizia. Nessun movente acclarato, figurarsi un colpevole, per la morte di Franco Musiu. Salvo improbabili colpi di scena, la verità non affiorerà mai. 

30 marzo 1972

Il bimbo scompare e i genitori danno l’allarme. La notizia corredata di dettagli compare due giorni dopo nella spalla della prima pagina dell’Unione Sarda: «Da ieri pomeriggio non si hanno più notizie del bimbo. I familiari e la popolazione tutta del piccolo centro della Marmilla vivono ore di angoscia nella speranza di poter trovare ancora in vita Franco. Franco Musiu è un bambino che frequenta la prima elementare, è di statura normale; una caratteristica lo distingue dagli altri bambini che con lui potrebbero avere una certa somiglianza fisica: è il colore rosso dei capelli. Al momento della scomparsa indossava una maglioncino bianco spruzzato di marrone, calzoni lunghi bianchi a quadretti». Il cronista ricostruisce le ultime ore prima della scomparsa: «Ieri Franco aveva lasciato l’oratorio attorno alle 16 dopo aver giocato con i compagni. Più tardi il padre Edoardo, 46 anni, bracciante agricolo, rientrato dalla campagna aveva visto la figlia Marinella, di 6 anni, giocare sola e le aveva chiesto notizie di Franco. La bimba però non lo aveva visto. Visto che all’imbrunire, contrariamente alle sue abitudini, Franco non rientrava a casa, Edoardo Musiu è uscito di nuovo per il paese chiedendo notizie a chiunque incontrasse. Ricerche vane. Verso le 20 col cuore in gola ha denunciato la scomparsa del figlio ai carabinieri. I militari, al comando del maresciallo Mario Angozzi, hanno iniziato le ricerche con la partecipazione di oltre un centinaio di persone tra civili e militari. (...) Si è frugato ovunque pensando che il bimbo fosse rimasto vittima di una disgrazia ma del piccolo Franco non è stata trovata la minima traccia. Le ricerche sono durate ininterrottamente per oltre ventiquattro ore».

Le ipotesi
Per giorni si batte ogni pista, anche la più improbabile. I familiari arrivano a pensare a un sequestro, ma resta un’ipotesi non suffragata da prove. Il paesino allora ha 803 abitanti, tutti mobilitati, compresi i compagni di classe di Franco nella scuola elementare. Da Cagliari arrivano i sommozzatori per scandagliare uno per uno i 150 pozzi della zona, gli elicotteri atterrano sulla Giara per controlli lampo, i carabinieri perquisiscono diverse abitazioni. Del bimbo non c’è traccia. 

23 gennaio 1973

L’Unione Sarda dà la ferale notizia: «Un cacciatore il cui nome non è stato ancora reso noto nel tardo pomeriggio di ieri, si aggirava nelle campagne di Sini in cerca di selvaggina, giunto in località Surchiabì ha rinvenuto dei resti umani sparsi sotto un ulivo nei pressi di un burrone. Si trattava di resti appartenevi ad un bambino dell’apparente età di sette-otto anni». Più tardi il medico legale accerta che Franco è stato ucciso.

24 gennaio 1973

La mamma del piccolo, Fulvia Musiu, di 38 anni, non la manda a dire. «Mio figlio è stato ucciso
e adesso l’assassino circola liberamente tra noi – accusa dalle colonne dell’Unione Sarda – sono sicurissima che è qui in paese. È una cosa orribile, ho sperato sino all’ultimo di ritrovare Franco ancora vivo, ma purtroppo la mia è stata solo un’illusione. La verità è che me l’hanno portato via e ucciso senza pietà». 

Il dolore

È una famiglia devastata dalla sofferenza. Il papà del bimbo si fa intervistare da Alberto Testa: «”Non mi ha aiutato neppure la televisione, sono venuti qui con le telecamere, doveva uscire un servizio, ma alla TV non ho visto proprio nulla. A parole sembrano tutti disposti a collaborare e a fare del bene. Io sono stato sfortunato”, dice Edoardo Musiu. Mentre parla, seduto davanti al caminetto, la moglie continua a singhiozzare sconsolata tenendo in braccio l’ultimo na to, Alfieri, di due anni. Stefano, cinque anni è all’asilo, Marinella, sei anni, a scuola. Non sanno niente dal fratellino. Il padre non ha voluto metterli al corrente di quanto è successo. Avrebbe preterito che non sapesse nulla neppure la moglie che sta aspettando il quarto bambino da un giorno all’altro».

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