L’intelligenza artificiale davvero sostituirà l’uomo? Dobbiamo rassegnarci all’idea che in un futuro neanche tanto lontano non ci sarà spazio per l’essere umano? Le proiezioni più accreditate dicono che entro i prossimi cinque anni la metà delle decisioni manageriali sarà presa in collaboraziobne con l’Ia. Dobbiamo preoccuparci?

No, stando a quanto scrive Filippo Poletti nella sua ultima fatica, un saggio appena uscito per Guerini Next dal titolo “Smart leadership canvas”, 330 pagine che raccolgono tanti contributi importanti quanto interessanti. E non dobbiamo preoccuparci per il semplice motivo che servono e serviranno sempre cuore e cervello: il vero leader ai tempi dell’intelligenza artificiale da un lato deve sapersi prendere cura delle persone, dall’altro deve raggiungere gli obiettivi di bussines promuovendo un impatto positivo sulla società.

Da lì l’idea di un vero e proprio test per i capi proposto dal giornalista che su Linkedin spopola con una rubrica quotidiana dedicata al lavoro.

Poletti ha voluto presentare il suo nuovo libro in un luogo dall’alto significato simbolico: la sede milanese di Microsoft Italia. E lo ha fatto a 365 giorni dal lancio di ChatGPT che in soli cinque giorni ha registrato cinque milioni di utenti e a novembre ha superato il numero impressionante di 180 milioni di iscritti.

«Il leader di oggi deve saper progettare il processo di trasformazione in atto, sviluppare all’interno dell’azienda nuove competenze, promuovere una cultura organizzativa che utilizzi al meglio l’intelligenza artificiale e, soprattutto, individuare quali attività saranno svolte dagli esseri umani e quali dalle macchine, attribuendo all’intelligenza il ruolo di co-pilota e alle persone quello di piloti della rivoluzione in atto», spiega Poletti che ha firmato l’opera con Alberto Ferraris, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese. All’interno del volume ci sono le teorie sulla leadership e le analisi quantitative curate da Alessandro Zollo, CEO di Great Place to Work Italia, più venti interviste ai leader appartenenti alla generazione dei boomer, X e Z, da Microsoft a Google, Cisco, Siemens, illimity, Webuild fino all’unicorno Scalapay, cofondato da Simone Mancini, classe 1987.

«Stiamo passando a una figura di leader poliedrico, che deve avere capacità e competenze commisurate con l’evoluzione della tecnologia, a garanzia di un operato che unisca l’efficacia dell’IA al valore inestimabile del talento umano», dice ancora la top voice di Linkedin prima di illustrare il decalogo del leader che sa usare cuore e cervello per gestire l’intelligenza artificiale: sa integrare il lavoro fatto dalle persone con quello dell’intelligenza artificiale; sa individuare il livello di urgenza della collaborazione persone-intelligenza artificiale; sa stabilire il grado di importanza della collaborazione persone-intelligenza artificiale; sa coinvolgere i collaboratori per valorizzarli e non per sostituirli; sa sviluppare relazioni positive con i collaboratori; sa favorire il benessere dei collaboratori; sa promuovere l’innovazione in azienda; sa prendere le decisioni necessarie per sviluppare il business aziendale; sa realizzare gli obiettivi aziendali nel rispetto delle regole e dell’etica professionale; sa individuare gli ostacoli e agire con rapidità.

Dai contributi offerti dal vari esperti emergono quelle che Poletti definisce venti sfumature di leadership: c’è, ad esempio, la leadership della prosperità, raccontata da Vicenzo Esposito, CEO di Microsoft Italia, così come la leadership coraggiosa, presentata da Melissa Ferretti Peretti, CEO di Google Italia, la leadership inclusiv” tratteggiata da Agostino Santoni, vicepresidente di Cisco Sud Europa e vicepresidente di Confindustria con delega al digitale, la leadership agile indicata da Floriano Masoero, CEO di Siemens Italia, la leadership utile suggerita da Corrado Passera, CEO di illimity, e la leadership condivisa su cui riflette Cristina Zucchetti di Zucchetti Group.

«Un leader deve ritenersi soddisfatto se l’azienda cresce e, allo stesso tempo, se crescono le persone che ci lavorano così come il resto della società. La “Smart Leadership Formula” è composta, oltre che dalla collaborazione uomo-macchina, dal cuore e dal cervello, dall’impatto generato nel mondo», conclude Poletti.

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