Milioni di scatti e centinaia di fotografi, alcuni anche molto famosi, sono passati da quando è nata la Costa Smeralda. Ma c’è stato un solo e imprescindibile  fotografo della Costa Smeralda, quello che con i suoi scatti ne ha immortalato la nascita e i primi passi. Nello Di Salvo, origini siciliane, arrivato in Sardegna nel 1946 è morto vent’anni fa, il 29 giugno 2001, all’età di 76 anni, ma le sue fotografie in bianco e nero hanno segnato un’epoca e ancora oggi non c’è storia della Costa Smeralda o del turismo in Sardegna che possa essere raccontata senza quelle immagini ormai entrate nell’immaginario collettivo. Da un giovanissimo Aga Khan in una Monti di Mola ancora incontaminata, ai primi cantieri, dagli arrivi delle teste coronate d’Europa alle star dei ruggenti Sixties, non c’è scatto che non porti la sua firma.

L’incontro con Karim Aga Khan ad Olbia, dove aveva un piccolo laboratorio, nel 1960. La prima macchina fotografica, una Kloster, l’aveva acquistata nel 1950 con la nascita del primo dei sette figli. «Costava 22mila lire, - ha raccontato in un’intervista a L’Unione - e la pagavo mille lire al mese ma poi sono rimasto disoccupato e così ho iniziato a scattare, con una licenza da ambulante. Lavoravo soprattutto la domenica. Le ragazzine all’uscita dalla messa andavano  ai giardinetti e si facevano fare le foto in posa come le dive del cinema. Con i matrimoni ho iniziato a girare la Sardegna con il mio Cucciolo 50. Nel Nuorese pagavano poco ma in compenso tornavo con la moto carica di porcetti e formaggio».

Poi, la svolta. «Alla fine degli anni Cinquanta approdava in porto, ad Olbia, la Croce del sud di Mentasti (uno dei fondatori della Costa Smeralda e proprietario della San Pellegrino) Un giorno, nel 1960, arrivò da me Mentasti con un giovanotto. Mi chiesero se avevo pellicola 16 millimetri a colori e diapositive. Io non sapevo neanche cosa fossero però mi impegnai a fargliele avere per l’indomani. Costavano trentamila lire ed era un rischio perchè non conoscevo quei signori. Però mi sembravano perbene, così andai a prenderle a Sassari e gliele consegnai. Fu così che conobbi quel giovanotto, l’Aga Khan. Allora iniziarono a prendermi a giornata, cinquemila lire, mi portavano con loro e mi facevano scattare. Volevano soprattutto foto a 360 gradi. Così ho documentato la nascita della Costa Smeralda. Prima con le foto che hanno commissionato loro, poi con quelle che ho scattato di mia iniziativa. Perchè mi sono reso conto subito dell’importanza di questa cosa che stava nascendo».

Karim Aga Khan (foto archivio Nello di Salvo @ coast)
Karim Aga Khan (foto archivio Nello di Salvo @ coast)
Karim Aga Khan (foto archivio Nello di Salvo @ coast)

In pochi anni la Costa Smeralda diventa un fenomeno di costume. «La favola turistica – scrive Marco Navone, curatore del volume “Nel nostro Tempo” – ha bisogno di essere rappresentata e Nello Di Salvo appare l’individuo più adatto a farlo. La sua formazione non si è consumata a fare lo scattino sulle spiagge di Ostia come per i moderni Pasquini delle notti romane ma è trascorsa a fotografare i segni del faticoso sviluppo di un mondo ancora chiuso e isolato». In pochi anni quelle foto finiscono sui grandi giornali nazionali ed internazionali. Nel 1966 il Daily Mirror pubblicò in prima pagina una foto della duchessa di Kent al Romazzino.

La distanza di Nello Di Salvo dal paparazzo spregiudicato emerge anche dai suoi racconti. «Gli anni Sessanta sono stati i più belli, ogni giorno c’era una festa. –aveva raccontato sulle pagine del giornale - Un giorno mi dissero che voleva parlarmi un signore, era un conte. Mi accompagnarono sulla sua barca e mi commissionò un lavoro. Lei deve venire a una festa ed è libero di scattare tutte le foto che vuole. Però mi deve consegnare i rullini. Accettai e mi diede un milione. L’appuntamento era al Pitrizza e da lì si partiva con le barche. C’era un servizio d’ordine imponente, i primi paparazzi che si accalcavano. Una volta a bordo, scoprii che c’erano tutti gli esponenti del jet set internazionale, l’Aga Khan forse era il più povero. Conquistai la fiducia del conte che mi chiese anche di sviluppare e stampare le foto che poi gli consegnai. Ebbi decine di offerte per quelle immagini. Ma avevo dato la mia parola e non le cedetti».

Nello Di Salvo\u00A0(foto Satta archivio L'Unione Sarda)
Nello Di Salvo\u00A0(foto Satta archivio L'Unione Sarda)
Nello Di Salvo (foto Satta archivio L'Unione Sarda)

Scatti che in qualche modo hanno segnato i fotografi di cronaca delle generazioni successive che hanno raccontato con le loro immagini la Costa Smeralda e la Gallura. «Vedevo le foto di Nello nelle vetrine e poi le riconoscevo nelle riviste quando ero bambino», racconta Antonio Satta, fotoreporter collaboratore de L’Unione Sarda: «Pur non avendo mai frequentato il suo studio, mi sono reso conto molto più tardi quanto il suo occhio fotografico mi abbia influenzato e quanto quello che ho visto mi sia servito quando sono entrato nella professione. Le foto di Nello non erano posate, erano a tutti gli effetti foto di cronaca e, come accadeva con i fotografi Magnum, testimonianza del tempo».

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