Le visite di Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, nei giorni scorsi alla sua ultima comunicazione annuale da numero uno dell’istituto centrale, a Cagliari e in Sardegna sono state diverse. L’ultima appena un paio di mesi fa, ad aprile, quando all’Università di Cagliari presentò il volume, pubblicato postumo, del professore Gianni Toniolo dedicato alla storia della Banca centrale dal 1893 al 1943. Un’occasione per tornare nell’Isola con cui Visco ha un legame familiare molto forte ma poco conosciuto, che riporta indietro di oltre due secoli a uno dei grandi del pensiero federalista italiano e sardo: Giorgio Asproni.

Il legame

Visco non lo ha mai ostentato troppo seppure chi lo conosce bene racconti che questo legame con l’Isola sia motivo di orgoglio per il governatore della Banca d’Italia, in sella ormai da quasi dodici anni (venne nominato da Berlusconi nel 2011 e poi confermato nel 2018), e ora prossimo alla fine del suo mandato a Palazzo Koch. Nato a Napoli, solidi studi alla Sapienza, allievo di Federico Caffè, Visco è un uomo delle istituzioni che non ha mai rinunciato allo studio negli anni del suo mandato e anche a pronunciare parole scomode se i dirigenti dell’istituto centrale facevano emergere un dato particolarmente significativo per l’economia del nostro Paese. Proprio come il suo avo Giorgio Asproni, canonico originario di Bitti e deputato del regno sardo prima e di quello italiano poi, amico di Garibaldi e Mazzini e allo stesso tempo coscienza critica in molti passaggi della costruzione dell’Italia unitaria, lui che nel federalismo vedeva una ottima scelta per la realizzazione del sogno di un unico Stato nello stivale.

Giorgio Asproni, nato a Bitti, deputato del regno sardo
Giorgio Asproni, nato a Bitti, deputato del regno sardo
Giorgio Asproni, nato a Bitti, deputato del regno sardo

La famiglia

Giorgio Asproni, nato a Bitti nel 1808 e morto a Roma nel 1876, aveva un fratello, Giovanni, di qualche anno più grande. Il figlio di quest’ultimo, anche lui di nome Giorgio (Giorgino per distinguerlo dallo zio), nato a Bitti nel 1841, è stato un personaggio molto importante nella storia economica e industriale della Sardegna. Dopo la laurea in ingegneria a Torino, divenne uno dei più importanti dirigenti minerari del Paese e certamente tra i più influenti in Sardegna, dove diresse la miniera di piombo argentifero di Montevecchio e poi di Nebida, Masua e Sedda Modditzis, di cui fu anche proprietario e dove morì nel 1936 all’età di 95 anni. Fu uno dei fondatori della Camera di commercio di Cagliari, creatore della scuola mineraria di Iglesias e uno dei primi industriali di spessore dell’Isola. Oltre allo zio deputato, poteva vantare anche la parentela con Carlo Domenico Mari, ex deputato e ispettore di Marina, di cui sposò la figlia Giuseppina. Da lei, Giorgino Asproni “ebbe nove figli, 2 maschi e 7 femmine”, spiega Diego Carru, animatore del periodico bittese Il Miracolo e profondo conoscitore della storia di Bitti. Dal matrimonio nacquero infatti Fanny, Bice, Carolina, Giannina, Rosina, Sestilia, Goffredo, Carlo Domenico e Amalia. “Sestilia Asproni (1883-1974, 91 anni), figlia di Giorgino, ha sposato a Cagliari Carlo Giovanni Arturo Muntoni (1882-1949) e ha avuto 4 figli, 2 maschi e due femmine. Una di queste, Giovanna Muntoni, nota Nini, ha sposato Diego Visco di Napoli ed hanno avuto Ignazio (1949), Michele e Francesco”, ricorda ancora Carru. “Giorgino Asproni risulta quindi bisnonno di Ignazio Visco e di loro mi interesso perché la storia familiare degli Asproni, zio e nipote, dei parenti e degli amici più stretti fanno parte della storia della formazione delle classi dirigenti a Bitti e nel territorio, ma anche della storia politica ed economica della Sardegna intera”, conclude Carru.

Giorgino Asproni poi, rimasto vedovo, si unì in seconde nozze a Nannedda (Giovanna Delogu) da cui ebbe altri tre figli.

Parentela svelata

È stato proprio Ignazio Visco, in una delle sue ultime visite cagliaritane, a svelare questo particolare del legame con Bitti e con l’avo deputato. Un legame che riporta indietro di due secoli ma che permette di ricordare due personaggi che hanno fatto tanto per la storia sarda: Giorgio Asproni, fiero esponente del federalismo sardo dell’Ottocento, e il nipote omonimo che fu tra i primi a realizzare un’economia integrata nel mondo minerario sardo, legandosi così fortemente a quel mondo fino alla morte che lo colse proprio a Sedda Modditzis, dove viveva.

Allora si progettava uno sviluppo dell’Isola che passava attraverso l’estrazione di piombo e zinco, oggi l’ultima fabbrica di trasformazione di quei materiali sta chiudendo i battenti nell’Isola, a Portovesme. Finisce un’epoca che per due secoli ha visto l’industria mineraria legare i suoi destini fortemente a quelli della Sardegna. Oggi resta l’archeologia industriale e i segni di una storia millenaria che può essere sfruttata turisticamente per raccontare quanta Sardegna c’è nell’industria italiana fin dai suoi albori.

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