Per oltre due secoli hanno avuto in dote il titolo di Re di Sardegna ma nessuno è mai nato o deceduto nell’Isola. La casata dei Savoia, che dal 1720 ha potuto fregiarsi del titolo reale acquisito grazie a uno scambio di possedimenti con gli Asburgo d’Austria, è stata quella che fino al 1861, con l’unificazione d’Italia, ha portato sulla testa la corona del Regno di Sardegna, senza che però mai un suo componente (a parte un’eccezione) fosse nato nell’Isola. Non solo. I rappresentanti della famiglia reale sarda hanno avuto sepolture in vari luoghi legati alla casata, da Altacomba in Alta Savoia, a Superga, al Pantheon fino alla Sacra di San Michele, in Val di Susa, ma nessuno riposa nell’Isola. Così come per caso nacque in Sardegna Maria Cristina di Savoia, venuta al mondo il 14 novembre 1814 durante la permanenza della casa reale nell’Isola a causa delle campagne e della dominazione napoleonica in buona parte dell’Italia.

I re “continentali”

I Savoia, prima conti e poi duchi della regione che porta il loro stesso nome, oggi in territorio francese al confine con la Svizzera e l’Italia, cercarono in tutti i modi di intestarsi una corona, nonostante dal quindicesimo secolo rivendicassero i regni di Cipro, Gerusalemme e Armenia per ragioni ereditarie. Con Vittorio Amedeo II, nato nel 1666 e morto nel 1732, riuscirono nell’intento di vedere una corona sopra la loro testa. Figlio e successore di Carlo Emanuele II, grazie alla decisione del padre di partecipare alla guerra di successione spagnola, Vittorio Amedeo II ingrandì i domini della casa, tanto che Filippo V di Spagna (re di Sicilia con lo stesso nome ma con il numero IV) cedette il regno di Sicilia all’allora duca di casa Savoia che fece dunque un salto di qualità tra le famiglie regnanti d’Europa. Dopo l’incoronazione, avvenuta a Palermo, nella cattedrale il 24 dicembre del 1713, un anno dopo, Vittorio Amedeo II tornò a Torino, dove da Vienna arrivò la proposta di aderire alla Quadruplice alleanza. In cambio Vittorio Emanuele ottenne la Sardegna come territorio del suo regno, mentre la Sicilia passò agli Asburgo di Vienna. Il Trattato dell’Aia del 1720 finì per sancire questo scambio e da quel momento la Sardegna andò definitivamente ai Savoia che lasciarono la Sicilia, non senza qualche rimpianto. Anche perché, il re Vittorio Amedeo II, nonostante l’incoronazione, decise di mantenere la capitale del Regno a Torino e l’asse portante dello Stato rimase in Piemonte. Stessa filosofia anche per Carlo Emanuele III, nato e morto a Torino (1701-1703), che salì al trono dopo l’abdicazione di Vittorio Amedeo II, e al quale poi successe il figlio Vittorio Amedeo III (nato a Torino nel 1726 e morto a Moncalieri nel 1796).

Il trono di Sardegna passò poi ai figli Carlo Emanuele IV (nato a Torino nel 1751 e morto a Roma, dove è sepolto, nel 1819), privato di tutti i possessi eccetto la Sardegna a causa delle campagne napoleoniche in Italia, Vittorio Emanuele I (nato a Torino nel 1759 e morto a Moncalieri nel 1824), costretto ad abdicare a causa dei moti rivoluzionari liberali nel 1821, e Carlo Felice (nato sempre nella capitale piemontese del regno sardo nel 1756 e morto a Torino nel 1831 senza eredi diretti), regnante dal 1821, ultimo sovrano del ramo diretto, a cui succedette poi Carlo Alberto, primo re dei principi di Carignano.

Sia Carlo Alberto (1798-1849) che il suo successore, Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, nacquero a Torino, così come il successivo re d’Italia Umberto I (ucciso a Monza dall’anarchico Bresci), mentre Vittorio Emanuele III nacque a Napoli e Umberto II, ultimo re dei Savoia, a Racconigi.

La principessa sarda

In tutta la storia della casata che guidò il regno sardo, a dire il vero, ci fu una dama di casa Savoia che nacque a Cagliari: è Maria Cristina, figlia di Vittorio Emanuele I, il re che trasferì appunto la famiglia reale in Sardegna, unico pezzo del regno rimasto integro durante la campagna napoleonica in Italia. La principessa sabauda andò poi in sposa a Ferdinando II delle Due Sicilie, divenne consorte regnante e morì a Napoli, dove è sepolta. Battezzata a Cagliari, la principessa aveva una grande fede ed è stata beatificata nel 2014. Proprio per la sua grande fede veniva chiamata la “Reginella Santa” e tra le vicende che hanno portato alla sua beatificazione anche il fatto che durante il suo periodo da regina consorte riuscì a evitare condanne capitali, oltre ad aiutare poveri e malati. Morì a 24 anni a Napoli, dove è sepolta, quando diede alla luce al figlio Francesco che poi fu l’ultimo re delle Due Sicilie, quello a cui Garibaldi tolse il regno per consegnarlo in sostanza a un suo parente, ossia Vittorio Emanuele II.

Le sepolture

Così come nessuno dei re di Sardegna nacque nell’Isola, anche per quanto riguarda le sepolture bisogna guardare oltre mare. Tre reali tra i Savoia sono sepolti al Pantheon di Roma e sono il primo re d’Italia Vittorio Emanuele II, il figlio Umberto I e la regina Margherita, consorte di quest’ultimo.

La gran parte dei discendenti di casa Savoia, invece, trovano riposo nella Basilica di Superga, sopra Torino, che fu fatta costruire dal re Vittorio Amedeo II nel 1706. Nella chiesa giacciono i resti terreni proprio di Vittorio Amedeo II, di Carlo Emanuele III, Vittorio Amedeo III, Vittorio Emanuele I e Carlo Alberto, oltre a numerosi duchi e conti della casata. Tra loro anche il principe Vittorio Emanuele IV (figlio di Umberto II), morto qualche mese fa ed erede al trono d’Italia dopo la proclamazione della Repubblica.

Il nonno Vittorio Emanuele III, colui che ha sulle spalle il peso dell’ascesa del fascismo in Italia e dell’emanazione delle leggi razziali, è invece sepolto a Vicoforte, nei pressi di Mondovì, dopo la sua morte che avvenne in esilio ad Alessandria d’Egitto. Accanto a lui anche il corpo del suo avo Carlo Emanuele, duca di Savoia fino al 1630, colui che voleva fare di Vicoforte appunto il mausoleo della famiglia, mentre poi fu il santuario di Superga ad accogliere la maggior parte dei discendenti della casata. Molti altri Savoia, poi, sono sepolti nella Sacra di San Michele, alle porte della Val di Susa, dove Umberto Eco ambientò il suo romanzo “Il nome della Rosa”. Qui hanno trovato riposo circa una trentina di esponenti sabaudi, soprattutto conti e duchi tra i quali Tommaso I (vissuto nel 1200) e il Cardinal Maurizio (1600) a cui si deve lo sviluppo del monastero piemontese.

Alcuni rappresentanti della casata, poi, sono sepolti tra il Sacrario militare di Redipuglia, la chiesa di Sant’Andrea al Quirinale di Roma, il castello di Kronberg (dove riposa Mafalda di Savoia, morta nel lager di Buchenwald), e perfino il Kenya, dove sono conservate le spoglie di Amedeo III d’Aosta, mentre il capostipite della famiglia, Umberto, giace nella cattedrale di Moriana, in Francia, dal 1048. Anche la cattedrale di Torino ospita alcuni Savoia, mentre nell’abbazia di Altacomba, nella Savoia francese, sono conservate le bare di alcuni conti e duchi, come alla Sacra di San Michele, e dell’ultimo re d’Italia Umberto II e della consorte Maria José. Dunque, nonostante molti di loro si siano fregiati del titolo di re o regina di Sardegna, solo Maria Cristina nacque a Cagliari e nessuno riposa nell’Isola, dove invece sono nati e morti alcuni di coloro che hanno avuto in dote la corona di Sardegna prima del 1720, anno in cui il regno passò ai Savoia, per poi far nascere l’Italia unita.

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