Un Liquoroso dal Cannonau del Sulcis, una Vernaccia di Oristano, due Cannonau e un Vermentino Igt. Una splendida cinquina di calici: Ruinas del Fondatore 2020, Depperu; Vernaccia di Oristano Riserva Per Te 2002, Silvio Carta; Vino Liquoroso Rosso Festa Norìa, Santadi; Cannonau di Sardegna Brulleri Ghirada Bruncu Boeli 2021, Osvaldo Soddu; Cannonau di Sardegna Riserva Tziu Ziliu 2019, Cantina Orgosa. Eccolo il podio dei super sardi secondo la Guida completa dei migliori vini della Sardegna realizzata da “Vinodabere”. Una radiografia enologica approfondita e molto ben rappresentativa dell’Isola che ha visto la partecipazione di oltre 700 vini da degustare, una folta presenza «a riprova della palese fiducia accordataci dai produttori», spiega Maurizio Valeriani, direttore responsabile di Vinodabere e curatore della Guida assieme al giornalista Antonio Paolini. «Quasi 330 (329 per l’esattezza, in pratica uno su due) campioni risultati meritevoli di recensione, e cioè capaci di centrare un punteggio di almeno 90/100, a riprova del livello davvero impressionante raggiunto dalla produzione enoica della regione».

Un vigneto (L'U. S.)
Un vigneto (L'U. S.)
Un vigneto (L'U. S.)

I DATI Oltre 100 vini hanno ottenuto una valutazione superiore ai 98 punti raggiungendo quindi la Standing ovation della Guida (il massimo riconoscimento) e di questi appunto 5 hanno raggiunto il top: 100/100. Numeri importanti e di grande interesse dunque:  25 le sottosezioni di assaggi necessarie per «indagare capillarmente tutte le realtà territoriali ed espressive dell’Isola». I Cannonau e i Vermentino dice correttamente la Guida per rimarcare ancora una volta come i due vitigni esprimano diversità e peculiarità uniche legate ai differenti territori di provenienza. Non solo le sottozone dei Cannonau, con Jerzu e Cardedu, Capo Ferrato (Castiadas, Muravera, San Vito, Villaputzu e Villasimius) e il Nepente di Oliena e Orgosolo, ma anche le crescenti identità di Mamoiada e i Cannonau della Nurra. Stesso distinguo all’interno del pianeta Vermentino. E poi, naturalmente tutti gli altri vitigni autoctoni (definiti impropriamente minori con le principali tipologie di vinificazione).

PIANETA ROSSO «Il Cannonau –  spiega dunque Valeriani –  è l’esempio più lampante di come ormai siano stati superati certi stereotipi che, possiamo confermare, da oltre un decennio non appartengono più al contesto enoico sardo, anche se in qualche modo riemergono in alcuni contesti». Il vitigno a bacca rossa bandiera dell’Isola dunque si è affrancato dal quel modello di vino alcolico e pesante «della “vecchia” (e oggi non più fondata) reputazione», per regalare una varietà «di interpretazioni di spiccata diversità (e di grandissimo interesse) a seconda delle zone di nascita e allevamento delle uve. Dalla viticoltura di montagna della vocatissima comunità di Mamoiada (ormai quasi 40 i vignaioli che imbottigliano ed etichettano i loro vini) ad aerali altrettanto storici come Oliena (con il suo Nepente), Orgosolo, Dorgali (con la splendida Valle di Oddoene, ora toponimo utilizzabile in etichetta), l’Ogliastra, la Romangia, e perfino la Gallura, che mostra ultimamente di sapersi districare abilmente anche con le varietà a bacca rossa». L’esperto sottolinea come «la strabiliante vendemmia 2021 – di sicuro una di quelle destinate a restare negli annali – ha poi contribuito a fare il resto (e a far sì che i campioni di questa varietà recensiti siano stati la bellezza di 110)».

MANDROLISAI E BOLLE Grandi aspettative e conferme sono arrivate dal Mandrolisai «territorio di grande tradizione enoica (ma fin qui non premiata a sufficienza da fama e fortuna) che con la sua omonima denominazione (la Doc più territoriale della Sardegna con tre vitigni utilizzati in blend: Bovale, Cannonau e Monica) raccoglie ormai più di 20 produttori, autori di vini di carattere, personalità e alto rango e prossimi ormai alla costituzione di un auspicabile Consorzio di Tutela. I tempi sembrano insomma maturi per un vero e proprio exploit della Regione».  Debutto di grande eleganza anche per le bollicine sarde che entrano nella Giuda per la prima volta.

SARDITÀ Insomma un vero «continente sardo in bottiglia che vede a ogni vendemmia crescere la sua reputazione» e dove «accanto agli affermati "top player" di sempre, sono ogni volta più numerose le realtà in partenza meno celebri capaci di primeggiare e di far centro». Una biodiversità anche di espressioni sensoriali. Il primo evento-vetrina organizzato a Roma da Vinodabere.it alcuni mesi fa per i vini sardi, «premiato dalla partecipazione attenta (e graditissima) di molti colleghi del mondo della stampa e della comunicazione, oltre a un folto numero di operatori (ristoratori, enotecari, agenti, distributori)», ha fatto conoscere meglio quali e quante sfumature di espressione sanno regalare le etichette dell’Isola. Dunque un’opera di grande respiro e affidabilità, la Guida, a cui hanno collaborato anche Alessandro Battaglia, Ruggero Faliva, Paolo Frugoni, Maurizio Gabriele, Emanuele Giannone, Luca Matarazzo, Daniele Moroni, Gianmarco Nulli Gennari, Pino Perrone, Emanuela Pistoni, Stefano Puhalovich, Franco Santini, Gianni Travaglini, Paolo Valentini. «Ad accompagnarci nel nostro percorso è il Consorzio per la Tutela del Formaggio Pecorino Romano (che ha sede in Sardegna, maestra assoluta di caseificazione di tutto il Centro tirrenico), formaggio dal forte profilo di cui esploreremo dopo la pubblicazione della Guida i migliori abbinamenti con le etichette premiate». Ultimo dettagli non di poco conto. Ai grandi numeri della Guida di Vinodabere.it vanno aggiunti i dati delle visualizzazioni, «anch’esse in vorticosa crescita, a ribadire che anche per i consumatori e appassionati la credibilità di questo lavoro capillare e coscienzioso non è minore di quella riconosciutagli dalle aziende partecipanti». Insomma, si può parlare a giusto titolo della Guida come di un meraviglioso viaggio enologico tra incontrastate bellezze vitivinicole e indimenticabili emozioni.

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