«La farfalla rende la materia più leggera al punto tale da voler volare. Oggi rappresenta tutti noi, è un simbolo di rinascita. Dopo il lockdown è forse l’opera più autentica per ciascuno, siamo tutti farfalle e se non ci crediamo non riusciamo più a volare». Le parole si posano delicate su colori strepitosi, dall’oro al blu cobalto, mentre l’artista tiene in mano una delle sue creazioni più conosciute e apprezzate in tutto il mondo. Roberto Ziranu è il mago del ferro, capace di rigenerare qualunque frammento anonimo, perfino arrugginito, dando una nuova vita, leggera ed elegante. «Il ferro è una materia viva», spiega nel suo laboratorio di Nuoro dove la magia si ripete ogni volta che prende in mano il cannello. La fiamma sempre accesa modella, addomestica e accarezza la lastra mentre il ferro inizia a diventare qualcosa di diverso dall’abituale materiale per carpenteria, ruvido, rigido, pesante. Una metamorfosi grazie all’abilità dell’artista che dosa la fiamma, alle sperimentazioni che svelano i segreti del colore, all’estro creativo che in ogni istante ispira linee, forme ed emozioni. «Il cannello da riscaldo è il mio unico pennello col quale riesco a tirar fuori tutti i colori. Non uso ossidi, non applico colori, li sottraggo alla materia, li faccio partorire. Ma è il ferro che ci dona il colore, ha un’anima veramente grande», dice con un sorriso. «Creare il colore è un’emozione».

L'artista nel suo laboratorio di Nuoro (foto concessa)
L'artista nel suo laboratorio di Nuoro (foto concessa)
L'artista nel suo laboratorio di Nuoro (foto concessa)

«Il blu è il colore del 2022. Farò una mostra dedicata a Picasso, partirò dalla Francia per presentare quadri tutti blu, prenderanno i colori del mare e del cielo», annuncia di ritorno dalla Fiera dell’artigianato di Milano. Progetto internazionale, previsto nel 2020, scivolato nel tempo per colpa dell’epidemia. Tutto inizia nel 2019 ad Assisi, città con la quale ha un legame speciale. «Lì ho inaugurato le farfalle con la mostra “Anima ferrosa”, davanti al tempio di Minerva. È la cosa più bella ed esaltante che ho fatto, mi ha catapultato dall’altra parte del mondo. Ho incontrato persone di Tokio, Singapore, Los Angeles, Madrid, Parigi. Assisi mi ha ridato la luce, rappresenta molto di più di una mostra. Donerò una grande farfalla per dire grazie a questa città». Ad Assisi è tornato per presentare il libro “Anima ferrosa”, racconto d’immagini di un artista nato ad Orani, erede di una grande tradizione artigiana che ha anzitutto respirato nella bottega del padre. Paese del ferro e di arte cosmopolita come quella di Costantino Nivola, dove le tradizioni fluiscono nel linguaggio universale della creatività. La pubblicazione ha il patrocinio dei Comuni di Orani e di Assisi, della Presidenza del Consiglio regionale, della Fondazione di Sardegna e della Fasi (Federazione delle associazioni sarde in Italia). «Il mio desiderio più grande era che le mie farfalle potessero volare vicino a San Francesco, in questo luogo di luce», spiega. Sogno appagato: 13 opere con i colori del blu cangiante hanno conquistato visitatori ed estimatori. Un vero successo dopo la prima farfalla realizzata per un film, “Sorella morte”, e ripresa in luoghi simbolo della Barbagia, come piazza Satta e La Solitudine a Nuoro e il monte Gonare tra Orani e Sarule.

Un piatto realizzato dall'artista (foto concessa)
Un piatto realizzato dall'artista (foto concessa)
Un piatto realizzato dall'artista (foto concessa)

Non solo farfalle, c’è l’intensa stagione dei piatti come quella delle vele inaugurata nel 2008 con una zattera aggrappata a un pezzo di legno che galleggia: opera dedicata alla comunità di Capoterra, ferita dall’alluvione. Le vele prendono davvero il largo, finiscono a Tokio e Antigua, a Doha e Guadalupe, in posti lontani e inimmaginabili. «La vela è il mio viaggio», dice l’artista mentre inizia a forgiarne una, martellando una lastra di ferro sopra l’incudine. Il tintinnio come ritmo, poi il fuoco che col cannello fa spuntare colori sorprendenti. Il grigio lascia spazio al bronzo, poi all’oro. E via via si colgono il viola, il verde muschio, il blu con mille sfumature di luce. Un’esplosione di colori davanti a occhi pieni di meraviglia. «La vela è gonfia, gli dò la forma del vento», spiega. D’inverno e d’estate le varianti cambiano intensità perché il colore è anche figlio della natura e delle sue condizioni climatiche.

Il gambale, opera ispirata alle tradizioni della Barbagia (foto concessa)
Il gambale, opera ispirata alle tradizioni della Barbagia (foto concessa)
Il gambale, opera ispirata alle tradizioni della Barbagia (foto concessa)

Corsetti e gambali nascono allo stesso modo, ispirati alle tradizioni della Barbagia, sculture impreziosite da nastri di raso, velluto o cuoio e fissate su frammenti di ginepro recuperati dove la natura li ha lasciati. Opere comunque moderne, omaggio a donne e madri, a figure forti che l’artista celebra a suo modo, da persona quale è, fuori dagli schemi e piena di esuberante curiosità. Lo farà anche nel 2022 con il ritratto di 12 personaggi sardi, sei donne e altrettanti uomini: tra loro Maria Carta, Maria Lai, Pinuccio Sciola, Paolo Pillonca, Costantino Nivola. Quadri in ferro, dipinti col fuoco, con quella tecnica innovativa che lo ha già portato ad essere acclamato ovunque, nelle esposizioni di rango internazionale come negli hotel esclusivi della Costa Smeralda.

L'artista con una delle sue vele (foto concessa)
L'artista con una delle sue vele (foto concessa)
L'artista con una delle sue vele (foto concessa)

«Sono un artigiano con la A maiscuola. Un predestinato: mio babbo era un fabbro, come mio nonno e mio bisnonno. Ma prima di me nessuno aveva raccontato il ferro in questo modo, questa materia ci ha donato qualcosa che prima non si conosceva, è diventata arte».

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