Per dieci volte s’è messo in marcia dalla chiesetta di Sant’Efisio a Nora fino a raggiungere il santuario di San Francesco, nelle campagne di Lula. Un lungo percorso in mezza Sardegna, oltre 300 chilometri di passi, preghiere e pensieri. Stavolta accompagnati da un omaggio speciale. «Questo pellegrinaggio è dedicato a papa Francesco. Quando mi ha ricevuto in udienza mi ha abbracciato e mi ha detto: “Mi raccomando, pellegrino di Dio, una preghiera per me”. Come si possono dimenticare queste parole?». Francesco Calledda, 87 anni portati con la freschezza di maratoneta, originario di Aritzo, da anni residente a Cagliari, per tutti semplicemente Zigheddu, è esperto di cammini ed è anzitutto uomo di fede e di parola. Quest’anno non poteva che rinnovare il percorso verso il santuario di san Francesco con l’omaggio a papa Bergoglio, in ricordo dell’incontro speciale avvenuto al termine del Giubileo straordinario della misericordia.

Francesco Calledda, per tutti Zigheddu
Francesco Calledda, per tutti Zigheddu
Francesco Calledda, per tutti Zigheddu

Nel 2016 Calledda percorre mille chilometri a piedi per raggiungere le 27 porte sante aperte nelle diocesi sarde. Raccoglie le credenziali, le parole di chi incontra, sorrisi e auspici, senza badare alle fatiche. Parte da Cagliari e arriva a Galtellì dopo 24 giorni di cammino. Poi la sorpresa finale: l’udienza a Roma dal pontefice.

«Il Papa è rimasto sbalordito del cammino che ho fatto - racconta Zigheddu - si è soffermato a leggere il pensiero che ho scritto nella credenziale. Gli ho detto: come vede Santità ci sono i timbri e le firme dei vescovi delle diocesi che ho visitato. A quel punto mi ha abbracciato. Poi gli ho chiesto: se non sono molto invadente Santità, gradirei anche la sua di firma». Papa Francesco non ha esitato, e ha anzi scherzato con lui. «Non è un assegno, vero?», ha detto. «No Santità, tanto meno una cambiale», è stata la risposta di Zigheddu che rinnova il racconto mentre transita da Nuoro verso il santuario di Lula, tappa finale di questo pellegrinaggio dedicato al pontefice argentino.

Lui si mette in cammino il 22 aprile, il giorno dopo la morte del Papa. Avvolge lo zaino con la bandiera del Vaticano e lo stemma papale suscitando la curiosità di chi incontra per strada. Tanti si avvicinano, molti esternano apprezzamento. Lui raccoglie simpatie e ammirazione. Con l’immancabile bastone, porta la sua testimonianza, non può che ricordare l’udienza del gennaio 2017 e la meraviglia che allora come oggi lo accompagna. «Un incontro indimenticabile, bellissimo per la carica umana del Papa. Trasmetteva serenità con lo sguardo. Non ho incontrato una persona più umile di lui. Merita questo percorso che gli dedico con il cuore». Tanti pensieri si associano. «Papa Francesco ha vissuto come un francescano e nel cammino verso il santuario di san Francesco è inevitabile dedicargli il pellegrinaggio. È stato grande, grande, grande anche nel periodo del Covid, quando eravamo tutti rinchiusi in casa. Ho seguito tutti i giorni, alle 7, la preghiera di Sua Santità da Santa Marta».

La notte dei pellegrini in cammino da Nuoro verso San Francesco a Lula
La notte dei pellegrini in cammino da Nuoro verso San Francesco a Lula
La notte dei pellegrini in cammino da Nuoro verso San Francesco a Lula

Da Nora a Cagliari, poi a Sanluri, Laconi, altro luogo francescano legato a sant’Ignazio, quindi Fonni con la basilica dei Martiri, infine il santuario mariano in vetta a monte Gonare. «Per me è la ciliegina sulla torta: sono salito una volta arrivato a Sarule per la sosta notturna e ci sono tornato l’indomani prima di avviarmi verso Nuoro. Monte Gonare per me è un luogo speciale, si coglie qualcosa in più», dice pensando non solo alla quota dei 1083 metri dove sta la chiesetta che domina ampie distese di Sardegna. A Nuoro i suoi passi si uniscono a quelli dei pellegrini riuniti nella chiesa del Rosario, cuore antico della città. In seicento alla mezzanotte del 30 aprile si avviano su strade e sentieri per raggiungere all’alba del primo maggio il santuario nelle campagne di Lula dove inizia la novena. Percorso di devozione antica che combina spiritualità e tradizione. Zigheddu lo conosce molto bene: è lì per l’ottantacinquesima volta. Un record che lega lui, pellegrino di nome Francesco, al santo dei poveri a cui nel 1600 un bandito nuorese edifica e consacra la chiesetta campestre per una grazia ricevuta dopo l’accusa di omicidio.

Il santuario di san Francesco nelle campagne di Lula
Il santuario di san Francesco nelle campagne di Lula
Il santuario san Francesco nelle campagne di Lula

Quando arriva nel santuario, come fa in ogni tappa, Zigheddu intona due canti: “Deus ti salvet Maria” e “Canto preghenne”. Il suo inno alla fede e alla gioia è coinvolgente. La marea di pellegrini riempie la chiesa e gli spazi attorno, ritagliati tra il candore delle “cumbessias”. «Ho trovato un’accoglienza bellissima», dice prima di riporre dentro lo zaino la bandiera del Vaticano perché il pellegrinaggio è compiuto, stavolta nel nome di Francesco. Ma lui non si ferma. «Con la passione del camminare nei piedi e nel cuore accogliamo l’invito di papa Francesco a vivere questo Giubileo della speranza. Camminiamo insieme lungo le strade che uniscono i santuari giubilari della Sardegna. Vi aspetto», scrive Zigheddu nelle credenziali, passaporto del pellegrino, dove sono impresse le tappe fatte e quelle future per completare il percorso nelle 46 chiese giubilari dell’Isola. Le mete si rinnovano, come un’esperienza di vita aperta all’incontro degli altri.

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