Per la gran parte delle persone che leggono questo articolo è un mistero insondabile, un cubo, sei facce, con tanti quadratini colorati da ricomporre secondo un sistema impossibile da intuire. Per altri (pochi), invece, il cubo inventato nel 1974 dallo scultore e professore di architettura ungherese Erno Rubik per far capire ai suoi studenti (con un oggetto in 3D) come agire sulle costruzioni, è così semplice da poter essere risolto in pochissimi secondi (il record mondiale è di appena poco più di 4) e generare frustrazione in tutti gli altri. Questo perché il fascino del cubo più famoso del mondo, ben 43 quintilioni di combinazioni, rimane intatto anche se sono passati ben cinquant’anni. I bambini di allora divennero pazzi o geni, o entrambe le cose, nel tentare di risolverlo. Gli adulti di oggi: folli o fenomeni.

Il Cubo di Rubik infatti continua a offrire una sfida. Non solo è il rompicapo più venduto di sempre (si parla di oltre 400 milioni di pezzi venduti, senza contare le contraffazioni) ma continua a dar vita a sfide sull'orlo dell’appagamento o della frustrazione. Almeno per quei “più” che continuano a dannarsi e non riescono a risolverlo. In Italia è forse l’oggetto definitivo degli anni Ottanta, uno dei pochi simboli sopravvissuti a quella decade e ancora in ottima salute. Gruppi su Facebook e condivisioni a tema sui social media sono in forte ascesa. Celebrità condividono su Instagram le proprie sfide col cubo, attirando milioni di seguaci. Ma a rendere il giocattolo forse più amato del mondo sempre più “cool” è anche un documentario su Netflix di qualche anno fa.

Dicono gli esperti: il Cubo è riconosciuto come un vero e proprio brain trainer, allena le capacità logiche e coltiva un legame indissolubile con le discipline “stem” (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) offrendo molti benefici pedagogici, come la capacità di risolvere problemi, lo sviluppo della memoria, della creatività, migliorando le capacità di pianificazione e strategia. Non è solo un giocattolo, quindi. E’ arte, è scienza, è matematica, è logica, è intelligenza (non artificiale), è addirittura pensiero critico. E’ tutto questo il “cubo magico”. Però per la gran parte delle persone può essere anche frustrazione. Non è vero? Chiedetelo a quelli che hanno risolto il Cubo staccando gli adesivi colorati e mischiati per poi rincollarli per bene su ogni faccia. Poco ortodosso, forse. Ma anche quello non è un modo “geniale” per risolvere il mistero?

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