Resistono in dodici, ma non sono abbastanza per sorreggere metà del cielo sopra la Provincia di Nuoro e l'Ogliastra, settantaquattro paesi. Anche nell'ultima tornata elettorale le sindache elette sono meno di quelle uscite di scena. A sud di Genna Silana l'unica rimasta in carica è Anna Assunta Chironi, a Triei, perché l'altra, Rosalba Deiana (Elini), ha passato le consegne a Vitale Pili. In Marghine è finita pari. Confermata Silvia Cadeddu a Birori, Rita Zaru prende il posto di Federico Pirosu a Noragugume mentre Marcella Chirra lo cede a Luigi Cadau a Lei. In Barbagia Flavia Loche non è più sindaca a Tonara (lo diventa Pierpaolo Sau) ma in Baronia una donna conquista Lodè, commissariato dopo le dimissioni di Graziano Spanu. È Antonella Canu, ha 25 anni e tanto entusiasmo. Una donna si impone sull'altra a Olzai (Maddalena Agus batte l'uscente Ester Satta), mentre a Mamoiada Luciano Barone vince la sfida con Anna Mannu.

Daniela Satgia non è più la sindaca di Onifai, dove la tornata elettorale ha premiato l'unico candidato Luca Monne. "I pregiudizi di genere per me non hanno mai rappresentato un ostacolo - dice la neo sindaca di Lodè, Antonella Canu - ma riconosco che esiste una difficoltà della donna nell'entrare nel mondo del lavoro e della politica, specie quando diventa madre. Sicuramente le resta difficile imporsi, però non è qualcosa di impossibile. Ho 25 anni, ne ho trascorso cinque all'Università di Sassari, dove mi sono impegnata come rappresentante studentesca. Laurea magistrale in lingue e letterature straniere per la mediazione culturale e valorizzazione del territorio, è attesa da un compito non facile - amministrare un paese dell'interno - ma è pronta ad affrontarlo con indiscussa caparbietà e determinazione.

La stessa che contraddistingue Maddalena Agus, neo sindaca di Olzai. Insegnante, cresciuta in una famiglia numerosa ("ho cinque fratelli maschi, io unica donna") non ha mai interpretato l'essere donna come una battaglia di resilienza. "Più che di quote rosa -dice - parlerei di pari opportunità, da conquistare sulla base del merito e non perché sei donna". Alla base del suo programma c'è un progetto sociale e per portarlo avanti ha scelto una squadra composta da cinque donne su otto consiglieri eletti), convinta "che le donne debbano imporsi sulla base delle loro capacità. Il brutto - conclude Maddalena Agus - è quando le capacità non vengono riconosciute".

Non mancano le donne che ai posti di comando dimostrano competenza e sensibilità, ma faticano a imporsi. "In Sardegna ci sono circa 50 sindache su 377. Poco più del 10%", è l'amaro commento di Daniela Falconi, imprenditrice, da quattro anni prima cittadina di Fonni. "È un dato in linea con quello nazionale ma che ci fa capire quanto ancora siamo lontani dalla parità. Se poi si pensa che quasi tutti i comuni amministrati da donne sono solo i più piccoli e nei comuni capoluogo difficilmente si trovano donne anche tra le candidate alla carica di primo cittadino la riflessione si fa ancora più profonda". L'analisi di Daniela Falconi è impietosa. "Ancora oggi, nonostante le battaglie e gli enormi risultati raggiunti, troppo spesso si vede la donna come una da nominare per un posto da riempire, o peggio come inadeguata a ricoprire certi incarichi (basta guardare le ultime suppletive in Sardegna: è deceduta una senatrice, al suo posto solo candidati maschi!). Eppure io devo dire che dalla mia esperienza di sindaca non solo non ho mai risentito della differenza di genere ma il confronto con le colleghe e i colleghi è arricchente e decisamente stimolante proprio perché, seppur in minoranza, siamo tante e affrontiamo qualunque argomento, anche quelli che, per pregiudizi culturali della nostra società, sono prettamente maschili, dai lavori pubblici all'urbanistica". Alla sindaca di Fonni piace osservare la ricchezza della diversità. "Devo dire che la visione della politica da parte delle donne non è migliore o peggiore, più brutta o più bella. È semplicemente diversa. Ed è a questo che servono le pari opportunità. Ad avere una visione diversa rispetto a quella che si avrebbe (e si ha) se chi decide ascolta solo una parte".

Approfondita l'analisi di Stefania Piras, sindaca di Oniferi, profonda Barbagia. "Parlare di donne e politica - questa la premessa - non è mai semplice poiché si rischia di cadere in semplificazioni e qualunquismi. Amministrare una comunità non è mai stato facile ma è anche vero che il ruolo del sindaco, negli ultimi anni, ha ripreso una centralità, sicuramente mediatica, che forse si era persa. Tale centralità impone un impegno molto gravoso, spesso esagerato rispetto agli strumenti di cui dispongono sindaci e comuni. Si richiede sempre più spesso al sindaco, ma in generale a tutti gli amministratori, presenza fisica, telefonica, mediatica e social. Da questo tipo di presenza consegue un sacrificio personale sempre più importante. Conciliare la vita pubblica con quella privata è sempre più difficile e chi si propone ad amministrare una comunità ne deve essere conscio. Il fatto che tante comunità si presentino al voto con una sola lista o addirittura senza candidati conferma quello che dico. In questo contesto si inserisce ovviamente il ruolo delle donne nelle istituzioni locali. Personalmente non conosco nessuna collega che per poter amministrare non abbia fatto rinunce personali o professionali. Che poi è quello che accade in generale alle donne in carriera costrette sempre ad una scelta. Il dibattito sul tema, spesso è intriso di superficialità. Mi chiedono spesso - racconta Stefania Piras - ti fai chiamare sindaco o sindaca? Credo che la vera analisi debba partire da qui, dal qualunquismo col quale viene affrontato questo tema, quando gli spunti da cogliere sarebbero infiniti. Penso alle difficoltà nel conciliare il ruolo di mamma con quello di sindaca. Il ruolo di giovane e bella donna con il potere e le strumentalizzazioni che troppo spesso da questo ne conseguono. Il ruolo di moglie poco presente a casa e troppo presente al Comune. Sono alcuni dei macro problemi che investono una donna che sceglie di impegnarsi in politica. Mentre scrivo leggo la chat delle sindache sarde e penso a quanto siamo fortunate rispetto ai nostri colleghi uomini. Abbiamo un supporto umano che va oltre lo schieramento politico e il territorio di appartenenza. I giorni scorsi abbiamo accolto fra noi la sindaca più giovane della Sardegna con il messaggio unanime di avere al suo fianco delle consigliere anziane. Consigliere che poi anziane non sono, ma esperte si, tanto. Penso a come siano state utile le esperienze delle colleghe sul tema Covid, sulla sicurezza di avere qualcuno cui chiamare per chiedere un consiglio o semplicemente per uno sfogo personale. Questo è il messaggio di positività che mi sento di lanciare alle tante donne che vorrebbero intraprendere questa bellissima e impegnativa avventura nelle istituzioni".

Lisetta Bidoni, insegnante, sindacalista della Cgil, sangue orunese e casa a Nuoro, ha combattuto tantissime battaglie in nome degli ultimi, coltiva sempre il piacere di dire e pensare cose di sinistra, candidandosi - col dichiarato appoggio di una lista di sinistra - a sindaca del Comune di Nuoro. Sarebbe stata la prima. Non lo sarà, ma ha ottenuto un lusinghiero 10,72 per cento sfiorando il sorpasso del candidato sindaco del centrosinistra ufficiale, che si è fermato all'11,63. Messi insieme, i consensi riscossi avrebbero garantito il ballottaggio. Non sarà così, ma Lisetta Bidoni non ne fa un dramma. E nella sua analisi ritiene opportuno evidenziare i segnali di novità, molto più utili alla causa femminile che i già noti pregiudizi di genere. "Premesso che molti Comuni del Nuorese sono guidati da donne che hanno espresso doti di leadership veramente notevoli, il comune capoluogo sembrava (sembra) ancora imprigionato in vecchi schemi e logiche di genere", osserva. "La competizione elettorale ancora in corso ha invece evidenziato interessanti segnali di cambiamento, da studiare ed analizzare con attenzione e a freddo. Possono essere elementi utili di riflessione le dinamiche del percorso elettorale. La mia candidatura a sindaca nasce nell'ambito di una coalizione civica determinata a far fare a Nuoro un salto di qualità, scegliendo persona di larga e consolidata esperienza nel campo della professione, del sociale e della politica, possibilmente portatrice di un valore aggiunto sul piano culturale. E' stato pressoché naturale e conseguente, e aggiungo intelligente, individuare quale valore aggiunto la cultura femminile nella pratica di governo e di gestione. Gli esiti del primo turno, fatta salva la prevedibile polarizzazione tra il sindaco uscente e il proposto del centro destra, evidenzia un dato interessante: la coalizione "Nuoro con Lisetta Bidoni sindaca" ottiene il 10,7% del consenso, con uno scarto dello 0,9% rispetto alla coalizione targata Partito democratico e nettamente in vantaggio rispetto alle altre tre coalizioni, tutte e quattro a guida maschile. Nella maggior parte delle liste dei diversi schieramenti, le donne ottengono un buon consenso collocandosi prime o tra le prime posizioni. Particolarmente interessante la lista "Progetto per Nuoro Lisetta Bidoni sindaca" che vede due donne guidare la classifica con un significativo numero di preferenze".

Nella città di Grazia Deledda, Nobel, e Paskedda Zau, la rivoluzionaria che - guidando i moti de Su Connotu - sovvertì su un campo di battaglia i pregiudizi di genere. Era l'Ottocento. E oggi?
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