Coming out per abbattere i tabù: vip e atleti contro l’omofobia
Sono tanti i volti famosi dello spettacolo e dello sport ad essere usciti allo scoperto con una rivelazione pubblica liberatoria: «Incoraggiamo chi ancora si nasconde»
«Forse posso essere di aiuto ad altri. Sono stanca di nascondermi e di mentire per omissione. Ho sofferto a lungo. Hanno sofferto il mio spirito, la mia salute, le mie relazioni. Ora sono dall’altro lato del dolore». Quello dell’attrice Ellen Page è stato uno dei primi coming out più famosi: oggi è Elliot e si è conquistata tanti fans, tutti dalla sua parte, in difesa delle persone trans. Dal mondo del cinema, della tv e della musica sono arrivate le prime rivelazioni pubbliche sugli orientamenti sessuali e via via sono usciti allo scoperto sportivi, politici, personaggi più o meno noti. Il coming out fa bene, dice Elliot oggi, al fisico e all’anima. Un incoraggiamento che tante star hanno dato a persone comuni, aiutandole ad aver coraggio, semplicemente per dire al mondo “Sono gay”. Troppi ancora non riescono a dirlo, ma sono tanti i nomi e volti nuovi che hanno fatto coming out portando avanti da protagonisti la battaglia contro l’omofobia. Passi importanti per un auspicabile cambiamento della società, che avanza e guarda al futuro, senza cadere nella trappola di pregiudizi e stereotipi che fanno solo male. «Dire gay è già un passo avanti», che ha consentito di fare piazza pulita di quel lessico dispregiativo e omofobo che Andrea Pini ricorda nel libro “Quando eravamo froci”, uno spaccato della vita degli omosessuali nell’Italia repubblicana prima degli anni ’70 e della nascita del movimento gay. Però fa ancora scalpore, fa notizia, una donna che sta con un’altra o un uomo con un altro. E i coming out servono anche a questo, a spegnere quel clamore che sa di scandalo, solo perché può apparire strano, diverso, che una donna ami un’altra donna o un uomo un altro uomo. Tante le voci che si levano in coro per una realtà inclusiva, senza distinzione di sesso, età, religione e razza.
Anche nello sport, dove il tabù omofobia vive ancora, ci sono tante testimonianze. Mai come ora. Segno dei tempi che cambiano. Per i giovani forse è un po’ più facile, dal campione nuotatore britannico Tom Daley a Gus Kenworthy, sciatore olimpico che si è affidato a un tweet per dire: «I am gay». Ma ce ne sono tanti, Jason Collins, primo giocatore di football (ancora in attività) a fare coming out in uno dei maggiori sport americani, Ian Thorpe (nuotatore olimpico australiano), Adam Rippon, stella del pattinaggio artistico, Irma Testa, campionessa di boxe. Tanti anche i vip dello spettacolo, recentemente usciti allo scoperto, da Gabriel Garko all’attore Gabriele Rossi, Carolina Morace, volto popolare del calcio femminile italiano, Demi Lovato, la cantautrice statunitense. Clamore all’inizio destò il coming out fatto nel 2010 da Tiziano Ferro: lui l’ha fatto sulle pagine di una rivista, tanti altri in trasmissioni televisive, durante un’intervista, sui social o nelle loro biografie. Sono pieni i giornali di testimonianze come quella dell’attrice Eva Grimaldi unita in matrimonio con Imma Battaglia, fondatrice di Gay Project e attivista che ha portato a Roma il World Pride nell’ultimo Giubileo, oltre a essere stata in prima linea nella lotta per registrare le unioni omosessuali fatte all’estero. Per Marco Bianchi, il noto chef salutista, è stata una scelta coraggiosa, per regalarsi «una seconda vita», quando l’ha detto alla moglie: «Sono gay. Ho avuto la forza di fare coming out solo dopo aver raggiunto altre certezze. Veruska mi è stata vicino e nostra figlia ha accettato con naturalezza il mio amore per Luca. Che adesso è anche il suo Luca».
Dalla vita privata al pubblico: dai vip che hanno dato volto alla battaglia di gay e lesbiche alle storie di ragazzi e ragazze qualunque, dalle famiglie arcobaleno alle unioni civili riconosciute solo di recente in Italia, sicuramente ancora indietro sul piano dei diritti civili. Piccoli passi avanti, troppo poco se si pensa che in Olanda le prime nozze tra persone dello stesso sesso sono state celebrate 20 anni fa. Certo altrove si sta peggio. Ci sono Stati, tra cui Iran, Arabia Saudita, Yemen e Sudan dove l’omosessualità è punita con la pena di morte. Da noi è ancora scoperto legislativamente il diritto delle coppie gay all’adozione, pur essendoci esempi di sentenze che hanno riconosciuto agli omosessuali, in alcuni casi, il diritto a diventare genitori.
Il mondo che verrà, per chi vuole un mondo migliore, senza differenze sessuali, né anagrafiche, né di luoghi e né di fede, potrebbe essere quello descritto nelle parole della giovane campionessa di pugilato, Irma Testa: «Se dopo il mio coming out tutti quanti avessero detto “ma chissenefrega” sarebbe stato troppo bello, sarebbe stata la vera rivoluzione. Ma purtroppo non è stato così, fa ancora scalpore, fa notizia. Leggevo certi commenti...», rivela. Ma noi ci crediamo: quando finalmente tutti avremo il coraggio di dire chissenefrega, allora sì che la rivoluzione sarà compiuta e chissà, ricordando il passato, ci rideremo sopra.