«Se c'è una città al mondo dove si gode la dolcezza di vivere... è Chambéry». Così scriveva il filosofo Jean-Jaques Rousseau, che proprio a Chambéry visse per molti anni. Da allora è diventata una città moderna, pur restando legata al suo passato di capitale di una Savoia che si ritrova nel suo centro storico, considerato uno dei più belli di Francia, nei castelli e palazzi nobiliari in stile italiano o, ancora, nella splendida Sainte Chapelle, che ospitò la Sacra Sindone.

Capoluogo del dipartimento della Savoia e circondata dai parchi regionali del Massiccio delle Bauges e di Chartreuse, Chambéry si visita a piedi, percorrendo le strette vie tortuose del centro storico, dove si viene accolti dalla famosa Fontana degli Elefanti, il monumento più famoso della città, costruito nel 1838 in memoria delle vittorie in India. Da sempre legata all’Italia, rivela le sue atmosfere di antica capitale: qui per secoli hanno regnato i Savoia, e si vede. Erano gli stessi Duchi di Savoia che nel 1720 ottennero la corona del Regno di Sardegna. 

A Chambéry piazze, vicoli e palazzi raccontano i secoli d’oro di una corte tra le più eleganti d’Europa. E se nel 1563 la capitale si trasferì a Torino, i legami tra vecchia e nuova sede non si interruppero affatto. A darne prova sono la centralissima Rue de Boigne, porticata come una via torinese, le facciate a colori vivaci, i palazzi sormontati da stemmi nobiliari. La città vecchia di Chambéry sfoggia uno dei quartieri medioevali meglio conservati di tutta la Francia, fatto di casette colorate, cortili nascosti, vicoli segreti e graziose piazzette con caffè all’aperto.

Nel centro storico si possono ammirare incantevoli trompe-l’oeil, un genere pittorico importato dall’Italia, poi sviluppato localmente. Sono ovunque, alcuni maestosi, altri più discreti, tra finestre e portoni. Scovarli è come una caccia al tesoro, però assai semplice.

Un’altra particolarità di Chambéry sono i “traboules”. Così si chiamano gli stretti passaggi che mettono in comunicazione due vie, attraversando case o cortili nascosti: li chiamano anche “les allées”. Gli edifici del centro storico hanno la particolarità di essere profondi e stretti. Questo è dovuto all’usanza, nel XIV secolo, di calcolare le imposte in funzione alla larghezza delle facciate: più erano strette, più la tassa era bassa.

Il Castello dei Duchi di Savoia risale all’XI secolo: è un imponente maniero medievale, residenza dei Duchi di Savoia, e vanta sorprendenti vetrate del XVI secolo e un bellissimo trompe l’oeil. Accanto c’è la famosa torre campanaria, chiamata Tour Jolande, composta da settanta campanelle ancora oggi funzionanti, che ne fanno il quarto carillion di campane più grande al mondo. Da non perdere, poi, la bella Cattedrale dedicata a San Francesco di Sales, nata come cappella francescana edificata nel XV secolo e diventata cattedrale nel 1779. Tutelata come monumento storico di Francia dal 1906, all'interno si possono ammirare il più grande insieme di pittura trompe-l'oeil d'Europa e un dittico medievale d’avorio d'ispirazione bizantina.

All'interno, tra le sontuose sale del castello che oggi ospita la Prefettura, si può ammirare la Sainte Chapelle, in stile gotico fiammeggiante, realizzata per volontà del conte Amedeo VIII di Savoia e terminata nel 1430. Ospitò tra il 1502 e il 1578, la Sacra Sindone prima che fosse portata a Torino. Dopo aver trasferito la capitale del ducato da Chambéry allo stesso capoluogo piemontese nel 1562,  sedici anni dopo il duca Emanuele Filiberto decide di portarvi anche la Sindone. L’occasione si presentò quando l’arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo, fece sapere che intendeva sciogliere il voto, da lui stretto durante l’epidemia di peste degli anni precedenti, di recarsi in pellegrinaggio a piedi a visitare la Sindone.

Emanuele Filiberto ordinò di trasferire la sacra tela a Torino per abbreviargli il cammino. La Sindone, però, non venne più riportata a Chambéry: da allora è sempre rimasta a Torino, salvo brevi spostamenti. Nel 1694 venne collocata nella nuova Cappella della Sacra Sindone, ne è tuttora la sua sede, che fu appositamente edificata tra il Duomo e il Palazzo reale dall’architetto Guarino Guarini.

Ulteriori motivi per fare tappa a Chambéry sono l’ambiente che la circonda (è all’ingresso di tre parchi nazionali, a pochi minuti da due laghi cristallini e da chilometri di piste da sci) e la buona tavola. E se i ricettari tradizionali parlano di fondue e raclette, altre specialità affondano le loro radici nelle cucine ducali e nella parentela con le specialità transalpine. È il caso, per esempio, del Gateau de Savoie, un dolce a base di albumi e zucchero creato da uno chef di casa Savoia.

© Riproduzione riservata