Una vita in attesa di smettere finalmente il titolo di principe di Galles. Il già erede al trono Carlo ha dovuto aspettare fino alla soglia dei settantaquattro anni ma, col medesimo esercizio di pazienza, la stessa sorte era toccata anche al suo trisnonno, Edoardo VII, diventato re nel 1901 poco più che sessantenne. È quanto è toccato agli eredi delle due sovrane dei record, Elisabetta II e Vittoria, arrivate l’una a 96 anni e ai settant’anni di regno, l’altra a 82 anni, regina (e imperatrice) per sessantaquattro anni.

L’eterno secondo

Come Carlo - principe di Galles (e quindi erede al trono) dal 1958 - anche Alberto Edoardo, che in famiglia veniva chiamato Bertie, ha dovuto sopportare la condanna a un’esistenza da eterno secondo all’ombra dell’augusta genitrice, dedicandosi in gioventù agli amorazzi con le attrici e più tardi, da uomo maturo, ai viaggi e alla cura delle relazioni diplomatiche, cosa che gli riusciva talmente bene da essere soprannominato The Peacemaker, il pacificatore. Edoardo VII regnò per soli nove anni, dal gennaio 1901 al maggio 1910, ma qui si vuol solo raccontare come dentro ogni famiglia certe esistenze si ripetano inesorabilmente, e - quasi come i caratteri genetici - le orme degli avi spesso vengano ricalcate dal destino dei discendenti. Dentro la famiglia reale inglese gli esempi sono tanti, spicca però su tutti la coincidenza tra la biografia di Carlo, nato nel 1948, e la vita di Edoardo, venuto al mondo un secolo prima, nel 1841.

Le chiavi del cuore

Nella storia del trisavolo di re Carlo III non c’è una Lady Diana tradita, umiliata e morta ancora giovane. C’è una moglie molto amata (Alessandra di Danimarca), come pure possono amare certi fedifraghi incalliti; ma c’è soprattutto un’amante ufficiale, una che gli restò accanto fino alla (di lui) morte, nel 1910, dopo più di due lustri di passione. La coincidenza curiosa, comunque, è che l’amore più grande di Edoardo era Alice Keppel, bisnonna di Camilla Parker Bowles, cioè di colei che ha sempre avuto le chiavi del cuore di Carlo e che, da amante invisa al popolo perché rivale di Diana, (tanto da essere soprannominata Rottweiler), si appresta adesso a portare la tiara di regina consorte.

Le consuetudini mutate

Il fatto è che i tempi sono diversi, e se Alice - nobildonna scozzese, elegante, cultrice della discrezione ma sposata e con figli - non avrebbe neanche potuto ambire a sostituire Alessandra di Danimarca a Buckingham Palace, la sua bisnipote ha invece avuto modo di raccogliere i frutti di leggi e consuetudini mutate, quelle che oggi accettano l’ingresso dei borghesi nella famiglia reale (non è il suo caso, ma lo è di Kate Middelton, futura regina), nonché dei divorziati (cosa che invece la riguarda direttamente e che nel 1936 costò il trono a Edoardo VIII, innamorato di Wallis Simpson, americana, borghese e due volte divorziata).

L’infanzia senza tenerezza

Le storie di Carlo e del trisnonno Edoardo VII coincidono anche su un altro aspetto fondamentale: da bambini non hanno conosciuto la tenerezza materna. Del nuovo re del Regno Unito si sa che durante la sua infanzia poteva vedere la madre solo un quarto d’ora al giorno, e che quando Elisabetta rientrava dai lunghi viaggi nel mondo lo salutava appena con una gelida stretta di mano. Edoardo ha vissuto le stesse carenze d’affetto. La regina Vittoria, che pure era molto dolce col resto della numerosa prole, non era altrettanto espansiva con Bertie. Quando il figlio era ormai un ragazzo - e finì al centro di uno scandalo per via di una relazione con un’attricetta, Nellie Clifden, tanto bella quanto poco discreta - arrivò ad accusarlo di essere stato la causa della morte del padre, «l’amato Alberto», Alberto di Sassonia Coburgo Gotha, il marito per cui Vittoria ha portato il lutto per quasi quarant’anni, dal dicembre 1861 fino alla morte nel gennaio 1901.

L’inno nazionale

Tutto il tempo dell’attesa di Edoardo, eterno principe di Galles. Al trisnipote è toccato aspettare di più e adesso, che inanella pure il record di re più anziano della storia britannica, può finalmente gonfiare il petto al suono di God Save The King.

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