Un quartiere foderato di transenne. «Se continuano a sistemarle a questo ritmo, lo ribattezzeremo Transello», butta lì Carmen Sulis, del comitato di quartiere di Castello. È l’immagine del rione simbolo di Cagliari, unico e fragile, che vive il paradosso di essere amato dai turisti e in fondo alla considerazione dei politici. «È così da tempo, purtroppo senza alcuna distinzione tra Amministrazioni di destra e sinistra», chiarisce Sulis.

L’accesso

L’estate più calda di sempre ha portato con sé l’imprevisto blocco di tutti gli ascensori che, sommato a qualche problema nel controllo degli accessi alla zona a traffico limitato, ha trasformato Castello in un enorme parcheggio. Alessio Mereu, assessore comunale alla Viabilità, avanza dubbi con prudenza: «C’è stata una combinazione di fattori non del tutto chiara che ha portato al blocco di tre impianti negli stessi giorni: una stranezza che non si era mai verificata. Un ascensore era fermo perché aveva superato un certo numero di corse ed era necessario sostituire alcuni componenti. A quello che sbarca in piazza Mundula è stato necessario sistemare un freno, ma purtroppo l’appalto per la manutenzione scadeva ai primi di agosto. Adesso l’abbiamo incluso in quello per strade e marciapiedi e le cabine sono nuovamente in funzione». Mereu annuncia che tra pochi giorni inizieranno controlli più stringenti per la Ztl: «Stiamo installando anche le telecamere in uscita per evitare che gli automobilisti senza pass possano lasciare il quartiere a qualsiasi ora».

I problemi

Carmen Sulis non si dà pace: «Ci sono zone più e meno frequentate. Sicuramente via santa Croce, lo spazio davanti a palazzo Boyl con il bastione di Saint Remy, piazza Palazzo e piazza San Francesco sono state prese d’assalto. Dovrebbero essere cartoline, vista anche la posizione strategica. Purtroppo non è così. Non c’è alcuna indicazione, a volte è imbarazzante vedere i turisti che si muovono alla cieca». Senza considerare che per i residenti è rimasto davvero pochino: «Direi nulla. Trent’anni fa invece c’era tutto: il macellaio, la Posta, la tabaccheria, la parrucchiera, il fabbro e il falegname. Nel momento in cui è iniziata la gentrificazione si è persa l’identità. È subentrata la speculazione edilizia, i prezzi sono esplosi e una coppia normale non può più permettersi un mutuo per acquistare una casa da queste parti. Insegno nella scuola di Santa Caterina, un tempo solo uno-due alunni per classe erano di altre zone della città, oggi è esattamente il contrario». Le fa male ricordare cos’è accaduto quest’estate: «Gli ascensori erano bloccati, le telecamere spente. C’era un flusso enorme di turisti che però hanno trovato quasi nulla. Il quartiere è sporco nonostante il lavoro dei netturbini, la colpa è di quei cagliaritani che non raccolgono i bisogni dei propri animali e gettano le cicche dappertutto. A questo bisogna aggiungere che spesso non funzionano i cassonetti e i rifiuti restano in mostra». Non finisce qui: «La pavimentazione delle strade è in parte da sistemare prima che sia irrecuperabile. Il teatro civico è in condizioni pietose. La buona notizia è che stanno rimettendo in funzione le telecamere, sono in ritardo ma stanno lavorando. Cambieranno anche gli orari della Ztl per renderli simili a quelli degli altri quartieri».

L’ambasciatrice del comitato di quartiere non si fa illusioni: «La soluzione? Può essere solo politica. Ho sempre fatto parte dell’organismo di rappresentanza di Castello, abbiamo interloquito con amministrazioni di ogni colore ma i risultati sono stati sempre modesti. Forse qualcosa cambierà col coordinamento tra i comitati delle quattro zone storiche della città. Siamo intenzionati a muoverci assieme, qualche risposta dovranno pur darcela. Altrimenti sentirete parlare presto di noi».

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