Tanta euforia (difficile definirla felicità) ma poca serenità. Un alternarsi di emozioni che scombussolano la vita perché fasi depressive si alternano a periodi maniacali. In prima linea per combattere questa patologia il team guidato dalla psichiatra Alessandra Piras (del Centro di Salute Mentale CA2, viale Colombo 25 a Quartu) che opera da tempo sul territorio per promuovere la diagnosi precoce del disturbo bipolare, migliorare la prognosi, combattere lo stigma e facilitare l’accesso degli utenti ai servizi.

Dottoressa Piras, cos’è il disturbo bipolare?

«Il disturbo bipolare, un tempo chiamato malattia maniaco depressiva, è un disturbo cronico e ricorrente, caratterizzato da oscillazioni del tono dell'umore, con alterazioni delle emozioni, dei pensieri e del comportamento, di intensità maggiore di quanto normalmente avviene. Tali oscillazioni includono la depressione, cioè il sentirsi giù, con sensazioni intense di tristezza e/o disperazione, svogliatezza, incapacità a provare piacere, perdita di interessi, calo delle energie, della concentrazione, riduzione o aumento del sonno e dell’appetito, nei casi più gravi ideazioni di morte; la mania: ossia l’umore euforico, cioè il sentirsi su, eccessivamente ottimista, grandioso, energico, con scarso bisogno di sonno, ma anche disinibito, irrequieto, irritabile, distraibile, inconcludente, incapace di esercitare controllo sugli impulsi e adeguata critica sui propri comportamenti. In entrambe le fasi, depressiva e maniacale, se gravi, possono, ma non sempre, comparire sintomi psicotici, ossia deliri e allucinazioni. Il disturbo bipolare è eterogeneo, manifestandosi con sintomi e intensità differenti da persona a persona. L’abuso di alcol e di droghe talvolta si associano, aggravandolo significativamente».

Quali sono i campanelli d’allarme?

«Posso essere variazioni della produzione di sonno, dell’appetito, del livello di energie, della loquacità, del grado di socievolezza, dell’attivazione comportamentale, della percezione di se stessi, della realtà, del futuro, che possono essere influenzati in maniera opposta a seconda dell’orientamento del tono dell’umore sul versante ipo o ipertimico».

Con quale frequenza colpisce i sardi?

«È un disturbo frequente: 4-5 persone su 100 manifestano il disturbo nel corso della vita, con un esordio prevalentemente in età giovanile, più raramente dopo i 40 anni, con la stessa distribuzione nei due sessi».

Quanto è importante la prevenzione?

«Le cause del disturbo bipolare sono molteplici: su una predisposizione genetica, quindi ereditaria, che determina una vulnerabilità individuale, intervengono poi fattori scatenanti,  personali e ambientali, che favoriscono l’estrinsecazione della malattia. Fattori scatenanti si possono evidenziare come elementi favorenti l’esordio, ma anche nelle ricorrenze del disturbo.

Il prestare attenzione all’astensione dall’uso di sostanze, alla gestione dello stress e alla regolarità dello stile di vita per le persone in cui vi è familiarità per il Disturbo Bipolare è una strategia che, sebbene non completamente, potrebbe proteggere dallo sviluppo della malattia».

Come combattere lo stigma?

«Al termine del percorso psicoeducazionale, in cui era stata coinvolta l’intera famiglia, una giovane paziente mi disse: “Bene dottoressa, io ora conosco meglio il mio disturbo, l’ho accettato come parte di me e ho deciso di prendermene cura, so di poter contare sull’aiuto dei miei familiari, ma fuori di qua? Fuori di qua, devo confrontarmi con l’ignoranza della gente, pronta ad etichettarti ed emarginarti e questo è un vero problema…”. Colto questo input, nel 2016 abbiamo voluto lasciare per un giorno le mura rassicuranti del nostro CSM per portarci all’esterno, organizzando un convegno “A proposito del nostro Lato B … un viaggio attraverso le esperienze” rivolto alla popolazione, in cui sentirci ” liberi di parlare” di disturbo bipolare. Dopo anni di esperienza maturata trattando, con pazienti e familiari, il Disturbo Bipolare, in quella occasione, abbiamo voluto iniziare a focalizzare la nostra attenzione su chi, di tale malattia, ne ignora o ne nega l'esistenza, non avendone vissuta l'esperienza. La non conoscenza del disturbo bipolare contribuisce a stabilire distanza difensiva da esso, ad alimentare false credenze sul tema, a mantenerne il pregiudizio, a favorire lo stigma a livello sociale e a ritardarne, quindi, la diagnosi precoce, con influenza negativa sulla prognosi e sulla qualità di vita di chi ne è affetto. Ci è pertanto piaciuto pensare che ne potessimo parlare, unendo in coro le voci dei pazienti, dei familiari, degli operatori della salute mentale, della gente comune, affinché venga conosciuto ciò che talvolta è temuto e si comprendano le strategie per affrontare un disturbo, che, se ben gestito, permette alla persona che ne è affetta e ai propri familiari, di convivere con esso senza lasciarsene troppo disturbare... Abbiamo pertanto iniziato ad organizzare “incontri” con la popolazione, al fine di sensibilizzarla sul tema, colmando vuoti di informazione e creando ponti tra potenziali utenti e servizi sanitari. All’interno di questa cornice, un gruppo di pazienti e familiari, divenuti esperti attraverso i corsi psicoeducazionali  sul disturbo bipolare all’interno del CSM, consapevoli della potenza della condivisione delle loro esperienze, con il sostegno degli operatori, iniziano ad  organizzarsi per la costituzione dell’Associazione di Promozione Sociale Il Lato B, che nasce ufficialmente il 7 marzo 2018».

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