In una Londra grigia e sempre molto affascinante che si prepara a festeggiare il Natale, vengono commessi in rapida successione tre omicidi. Muoiono una giovane donna, un giornalista di gossip e un ragazzo dal comportamento ambiguo. Chi sono? Esiste un legame tra loro? Perché sono stati assassinati?

Comincia così la serie cult del momento trasmessa su Netflix, “Black Doves”, quella di cui tutti parlano, da vedere assolutamente. Protagonista è Keira Knightley, che interpreta Helen Webb, moglie del ministro della Difesa e mamma di due splendidi bambini. Una donna elegante e  impeccabile, attenta alla famiglia, importante partner per il marito politico conservatore che sogna di diventare premier e frequenta parecchio Downing Street, organizzatrice di feste e di raccolte di beneficenza, che però nasconde un terribile segreto: è una spia al servizio di una strana organizzazione che vende informazioni al miglior offerente.

Coprotagonista è Ben Whishaw, Sam, un sicario, «un esecutore», fuggito dal Regno Unito sette anni prima e rifugiatosi in incognito in Italia, richiamato lungo il Tamigi perché deve correre in aiuto della sua amica Helen. Infatti, uno dei tre morti ammazzati era l’amante della donna, e lei gli avrebbe confidato la sua vera identità.

Le cose si complicano e la storia diventa molto intricata: c’è la dipartita dell’ambasciatore cinese e la scomparsa della sua figlia tossicodipendente, gli emissari di Pechino sono convinti che a uccidere il diplomatico sia stata la Cia e che l’MI5 stia cercando di coprire tutto, per le strade circolano inquietanti ragazze psicopatiche che di mestiere fanno le killer, l’amico più caro del ministro Webb è coinvolto in affari poco puliti, una famiglia di criminali - «pericolosa come un cartello messicano» - tira le fila di tutti i peggiori traffici della capitale britannica, Sam ha una triste vicenda alle spalle, tra cui un rapporto complicato con il padre e una storia d’amore fallita con Michael.

All’inizio si fa un po’ di fatica a capire tutti i passaggi, anche se il ritmo e la fotografia dark tengono comunque incollati allo schermo. Tra sangue, battute fulminanti, parentesi esilaranti, e luminarie delle festività, pian piano però i pezzi tornano ognuno al proprio posto, e la serie creata da Joe Barton – sono sei episodi di circa 50 minuti ciascuno – si chiude perfettamente, lasciando aperta la porta per una probabile, attesa, seconda stagione.

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