Un saliscendi da brividi, degno delle più elettrizzanti montagne russe. Negli ultimi mesi le principali criptovalute proposte sul mercato non hanno certo risparmiato emozioni agli investitori, registrando nell’arco di pochi mesi prima un’impennata record, che nei casi estremi ha visto anche decuplicarne il valore, e poi a maggio un tonfo con pochi precedenti e oltre 1.200 miliardi di dollari bruciati in dieci giorni. Una batosta tale da aver messo in serio dubbio il futuro delle valute digitali.

Eppure gli amanti del pianeta Bitcoin e delle miriadi di suoi satelliti dovrebbero essere abituati all’estrema volatilità del mercato: in passato crolli e risalite delle quotazioni sono stati infatti ben più vertiginosi. Ma a preoccupare maggiormente i discepoli della finanza virtuale questa volta sono le barricate erette da giganti come Stati Uniti e Cina, le perplessità dei grandi investitori sulla consistenza economica degli scambi e persino le critiche degli ambientalisti.

Alti e bassi

Sì, tutto il panorama delle criptovalute poche settimane fa ha visto arrivare una serie di colpi da ko. Il Bitcoin, per esempio, il 14 aprile scorso aveva toccato il massimo storico sfiorando i 63mila euro, mentre a fine maggio non arriva a 39mila e 300 euro. Colpa anche della Cina, che sta mettendo al bando nel proprio paese sia la creazione che lo scambio di criptovalute, spingendo in parallelo la diffusione di una propria valuta digitale. E poi ci si è messo il governo Usa a destabilizzare le sicurezze di piccoli e grandi risparmiatori, prospettando indagini fiscali più approfondite sui depositi virtuali, sui quali una buona fetta di intestatari non paga un centesimo di tasse. E poi ultime, ma non per importanza, sono arrivate le rimostranze degli ambientalisti. Creare criptovalute significa infatti far lavorare a pieno ritmo enormi server che consumano energia, scaldano il pianeta e lo riempiono di Co2.

E tra le mille incognite che stanno minando la crescita di una finanza svincolata dalle grandi banche internazionali, si aggiungono alcuni “Paperoni” di fama mondiale come Elon Musk, il miliardario patron della casa automobilistica Tesla. È bastato un suo tweet pubblicato al momento opportuno, col quale annunciava un massiccio acquisto di criptovalute, per far schizzare alle stelle le quotazioni del Bitcoin e di conseguenza anche il suo investimento. Autorevolezza mediatica, quella del visionario imprenditore sudafricano, utilizzata anche in senso inverso poche settimane dopo, nel momento in cui ha negato la possibilità di acquistare le vetture Tesla in Bitcoin. Risultato: valore della criptovaluta più che dimezzato.

Caos

In questo panorama caotico, dove dai profili social più in vista si possono consacrare in pochi minuti le fortune di una moneta o decretarne la morte, cercano di sopravvivere i piccoli investitori. Secondo una stima non ufficiale, ma di certo non lontana dalla realtà, circa il 70% dei possessori di criptovalute è in perdita. Non a caso la tentazione di raddoppiare o triplicare in pochi giorni i propri risparmi ha convinto milioni d persone che con il trading finanziario hanno poco o niente a che fare. Meno invitante è stata però l’eventualità di perderli altrettanto velocemente. E se sia ingenuità o testardaggine lo diranno solo gli eventi in arrivo. In tanti sono infatti ancora convinti che il Bitcoin presto si risolleverà per toccare nuovi massimi e arrivare, chissà, a una quotazione di 100mila, 200 mila, c’è chi dice addirittura un milione di euro. Un miraggio che nei mesi avvenire con tutta probabilità attirerà nuovi investitori incantati da guadagni facili.

Fedeltà e dubbi

Tuttavia, non bisogna dimenticare chi crede che dietro le mille monete virtuali in vendita ci sia qualcosa di molto concreto: un nuovo modo di vedere l’economia. Una rivoluzione finanziaria che possa togliere lo scettro del potere alle banche mondiali e alle monete da esse stampate e lo restituisca al popolo. Un terremoto che in realtà stenta a ingranare, frenato dal dubbio sempre più condiviso, che alla fine dei conti a guadagnare da questo grande circo virtuale senza regole apparenti, come sempre, siano solo i magnati dal conto in banca a nove cifre. Riusciti ancora una volta nell’impresa di diventare più ricchi e potenti alle spalle dei comuni mortali.

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