E’ forse il più grande “giallo” del calcio italiano legato alla cronaca nera, irrisolto dopo ormai 32 anni. Ma la vicenda di Donato Bergamini, l’ex centrocampista del Cosenza trovato morto il 18 novembre 1989 sulla strada statale 106 all'altezza di Roseto Capo Spulico, potrebbe essere a una svolta. Perché Donato, acclamato dai tifosi cosentini come Denis, non si sarebbe suicidato gettandosi sotto un camion, ma sarebbe stato vittima di un omicidio studiato a tavolino da persone a lui molto vicine.

La svolta. La tesi dell’omicidio - sostenuta praticamente dall’inizio dai familiari di Bergamini, originario di Argenta, paese nel Ferrarese - è quindi stata presa in considerazione. All’improvviso, dieci giorni fa, e tutti sperano che sia la volta buona per arrivare alla soluzione del caso, il gup di Castrovillari Fabio Lelio Festa, accogliendo la richiesta del pm Luca Primicerio, ha infatti rinviato a giudizio l'ex fidanzata di Bergamini, Isabella Internò, per omicidio aggravato dalla premeditazione e dai motivi futili. La prima indagine si concluse con l'assoluzione di Raffaele Pisano, l'autista del camion sotto cui finì Bergamini, dall'accusa di omicidio colposo. All'epoca fu detto che Denis si era gettato sotto il mezzo per suicidarsi dopo un litigio con la Internò, con cui si trovava in una piazzola di sosta sulla 106. Una tesi sempre contrastata dalla famiglia di Bergamini, e in particolare dalla sorella gemella Donata che, da allora, ha iniziato una vera e propria battaglia, raccogliendo elementi con l’obiettivo di far riaprire le indagini. Nel 2017, 28 anni dopo il fatto, il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla,  fece riesumare il corpo e dagli esami emersero quelle che furono definite "incongruenze" con l'autopsia effettuata all'epoca della morte. Una perizia disposta dai pm giunse poi alla conclusione che Bergamini era morto "per soffocamento". Agli atti del fascicolo delle indagini che adesso hanno portato al rinvio a giudizio c'è anche un'informativa della sezione di Pg della Polizia alla Procura di Castrovillari, nella quale si afferma che "l'evolversi dell'attività di indagine e le risultanze emerse hanno impietosamente fatto emergere come l'omicidio di Donato Bergamini sia maturato nell'ambiente strettamente familiare di Isabella Internò e che le dinamiche scatenanti il fatto delittuoso siano da ricercare nella tormentata relazione sentimentale tra la vittima e Isabella Internò e la fine del rapporto stesso".

Il calciatore. La morte negò a Bergamini una carriera che, in quel momento, si stava evolvendo in un crescendo continuo. Al San Vito, la curva guidata da un frate francescano plurilaureato, padre Fedele Bisceglia, nel 1988 impazziva per i rossoblù di casa di cui, tra l’altro, Denis - in Calabria dal 1985 - era un beniamino. Nella stagione 1987/1988 la squadra venne promossa in Serie B sotto la guida di Gianni Di Marzio. Il Cosenza sfidò il Cagliari, appena retrocesso in terza serie: lui non giocò al San Vito, nel 2-1 silano della prima giornata, domenica 20 settembre 1987. C’era invece domenica 25 gennaio 1988, al Sant’Elia, nello 0-0 contro la squadra di Tiddia. Nell’anno seguente, in B, sempre a Cosenza, faceva parte del gruppo allenato da Bruno Giorgi, capace di classificarsi sesto e che annoverava, tra gli altri, l’algherese Bruno Caneo, il futuro rossoblù Giorgio Venturin e Michele Padovano, poi juventino, amico di Bergamini. Centrocampista moderno e abile nella manovra, si era forgiato in Interregionale nell’Imola e al Russi: il passaggio al Cosenza fu il crocevia definitivo per la carriera di Denis nel calcio professionistico. Magari, col tempo, sarebbe arrivato in Serie A.

La data. Il processo, che inizierà il 25 ottobre, potrebbe non essere l'atto conclusivo di una storia dai contorni macabri. La Internò, infatti, è stata rinviata a giudizio per concorso in omicidio. Secondo la Procura e gli investigatori dunque, la donna non era sola quando Bergamini morì. Chi fossero quelle eventuali altre presenze resta ancora un mistero. Dopo 32 anni. Quando fu trovato sotto le ruote di un camion maledetto, nella Statale 106, Denis Bergamini aveva 27 anni: aveva giocato 111 partite tra Serie B e C e segnato tre reti.

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