Per qualche giorno ci siamo dimenticati delle bollette energetiche, anche perché il prezzo del gas è sceso notevolmente, e abbiamo spostato la nostra attenzione sul contante. Sembra che la lotta per innalzare il tetto del contante sia diventata fondamentale per il nostro Paese, addirittura sia fondamentale per la crescita economica e vada incontro alle esigenze, come ha spiegato la premier Giorgia Meloni in Parlamento nel suo discorso programmatico, delle classi meno abbienti. È veramente così? L’innalzamento del tetto del contante fa crescere l’economia sommersa oppure no?

Le risposte a questi due quesiti sono date da insigni economisti. Giorgia Meloni, ad esempio, ha citato in aula Giancarlo Padoan, ex ministro dell’Economia oltre che ex direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale e parlamentare Pd, che in passato disse che non c’era nessuna correlazione tra aumento del tetto sul contante e crescita del sommerso. A parte aver omesso di dire che comunque Padoan si disse contrario alla misura, l’affermazione dell’ex ministro non fa una grinza: in molti Paesi europei è così. Soprattutto in quelli dove l’evasione fiscale è già piuttosto bassa. D’altro canto, però, c’è un recente studio pubblicato da Banca d’Italia sull’economia sommersa, dal titolo indicativo di “Pecunia Olet”, dimostra esattamente il contrario. Lo studio, del 2021, spiega infatti che dopo l’innalzamento del tetto, negli anni passati, da 1.000 a 3.000 euro (per poi tornare a 1.000 dal prossimo primo gennaio), ha comunque fatto rilevare una crescita del sommerso.

Supponiamo tuttavia che non sia così. Se l’assioma è il fatto che tra uso del contante e sommerso non c’è una relazione, l’analisi delle ragioni per cui si dovrebbe innalzare il tetto del contante resta comunque carica di dubbi. La premier ha spiegato che lo si deve fare per aiutare i poveri, ossia le classi meno abbienti che non usano o non vogliono utilizzare la moneta elettronica, perché magari non hanno un conto corrente bancario o postale e quindi una carta con cui effettuare pagamenti elettronici con costi ulteriori. In linea di principio questa può essere una ragione valida.

Ci sono dei però che tuttavia vale la pena di illustrare. Il pagamento di pensioni e assegni sociali, così come di molte prestazioni assistenziali oggi avviene attraverso sistemi bancari o postali ed esistono anche carte di credito con Iban che non necessitano di un conto corrente, cosa che quindi abbatte i costi di un rapporto con la banca.

In questi anni, con un tetto basso stabilito per l’uso dei contanti, le transazioni con moneta elettronica sono salite sopra la soglia del 50%, mentre in altri Paesi europei la soglia è già più alta. Nel 2022, infatti, anche in seguito alla pandemia che sconsiglia l’uso di contanti per evitare il contagio, secondo i dati dell’Osservatorio di SumUp, società che gestisce Pos e pagamenti digitali, le transazioni elettroniche per esercente sono aumentate del 17% rispetto al 2021 e del 128% sul 2019, ed è cresciuto anche il valore dei pagamenti. È vero, le commissioni sulle carte, come lamentano i commercianti, sono molto alte in Italia, ma senza dubbio è più facile farle scendere se aumentano le transazioni con moneta elettronica. Vale lo stesso principio del carburante: se erogo 1.000 litri al giorno, potrò assicurare un prezzo più basso a parità di guadagno.

In terzo luogo, chi vende su Internet sarebbe maggiormente penalizzato perché costretto a pagare le tasse sulle transazioni, che invece sfuggirebbero per chi vende beni o servizi direttamente. Tutte osservazioni valide quanto quella che l’aumento del tetto dei contanti, voluto soprattutto dalla Lega più che da Fratelli d’Italia, non fa aumentare il sommerso.

Infine, ecco cosa accade negli altri Paesi. In testa alla graduatoria degli Stati con limiti più restrittivi, c’è la Grecia: 500 euro. Sarà un caso che l’economia greca è una delle più disastrate nel panorama europeo? In altri Stati, come ad esempio in Francia, c’è una soglia di 1.000 euro per i residenti e 15.000 per i non residenti. Fino al tetto massimo di 15.000 euro in Croazia. Va ricordato però che in alcuni Paesi non esiste un limite ma vige l’obbligo di segnalazione delle operazioni sopra una certa cifra, della presentazione della carta d’identità o misure simili.

Il punto, dunque, non è porre un freno al tetto quanto fare in modo che tutte le operazioni siano tracciate e segnalate al Fisco. Se in Italia il valore del sommerso nel 2018 (ultimo dato disponibile nel rapporto sull’economia non dichiarata stilato dal ministero dell’Economia nel 2021) raggiunge la somma record di 189 miliardi di euro. Il problema del contante dunque diventa una questione di lana caprina. Diverso è dire che si metteranno in campo tutte le misure possibili nella lotta all’evasione, e una volta raggiunti gli obiettivi si toglie il tetto ai contanti. A quel punto non c’è più bisogno, ma bisogna prima far crescere il valore delle transazioni elettroniche e far calare quello del sommerso. Una volta vinta la lotta all’evasione, la guerra al contante diventerà inutile.

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