Acqua, lo spreco del secolo è imperdonabile: «Solo l’11% di quella piovana viene recuperata»
Gli esperti: in Italia costa troppo poco rispetto ad altri Paesi. Se gli italiani la pagassero di più ne avrebbero maggiore rispettoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Lunghi periodi di siccità da un lato, alluvioni sempre più frequenti dall’altro. Il cortocircuito ambientale di questi ultimi anni dimostra paradossalmente come l’Italia stia gestendo male, malissimo, uno dei beni più preziosi dell’era moderna: l’acqua. Elemento fondamentale della vita che scarseggia spesso nelle campagne da coltivare, ma abbonda portando devastazione nei centri urbani colpiti da violenti acquazzoni. Una beffa, considerando che milioni di tonnellate di acqua cadute dal cielo si disperdono senza abbeverare i campi che dovrebbero invece combattere il riscaldamento globale con irrigazioni più frequenti.
Sfida epocale
La corretta gestione idrica, che non può quindi prescindere da un’efficiente strategia di raccolta e accumulo, è stato al centro del Festival della Diplomazia a Roma, dove politici, esperti e ambientalisti si sono confrontati su come risparmiare in futuro anche la più piccola goccia di acqua che scende dal cielo.
«In Italia raccogliamo solo l’11% dell’acqua piovana perché negli ultimi 30 anni non c’è stato un lavoro adeguato sulle infrastrutture. Tante opere sono state solamente progettate, altre realizzate e mai entrate in funzione, altre ancora operative ma che non hanno ricevuto la necessaria manutenzione. Per questo come Governo abbiamo una duplice sfida: potenziare le infrastrutture ed eliminare il gap con gli altri Paesi», ha detto il Sottosegretario del ministero dell’Agricoltura Luigi D’Eramo, ospite dell’evento.
«È una sfida epocale che il Governo ha abbracciato con una visione e una programmazione degli interventi più urgenti da realizzare», ha proseguito D’Eramo. «Abbiamo costituito una cabina di regia, nominato un Commissario Straordinario e individuato 418 progetti per una spesa complessiva di 12 miliardi, di cui uno già stanziato. Ma non dobbiamo fermarci qui. L’acqua è al centro dell’agenda dell’Esecutivo».
Impegno internazionale
«Il Forum Mediterraneo - ha detto la presidente del comitato One Water Maria Spena - diventerà per la prima volta Euro-Mediterraneo. Saranno 43 i Paesi partecipanti tra quelli che si affacciano sul Mediterraneo e quelli europei fino ai Balcani. Non sarà solo un’occasione di confronto sulle buone pratiche tra i Paesi partecipanti, ma un momento concreto per prendere decisioni condivise in tema di cooperazione e governance dell’acqua. Un evento internazionale, ma anche vicino ai cittadini. Concludo con un dato che dobbiamo ricordare con orgoglio: l’Italia negli ultimi 30 anni ha ottenuto il 3% dei brevetti mondiali sulle tecnologie dell’acqua».
Biagio Di Terlizzi, Direttore del CIHEAM Bari (sede italiana del Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici Mediterranei) conferma l’importanza dell’evento: «per l’Italia rappresenterà un’occasione non solo per mettere a disposizione le proprie esperienze nel settore idrico, ma anche per trarre insegnamento dai Paesi del Mediterraneo che, da sempre, affrontano la sfida della scarsità d’acqua».
Obiettivi
Il senatore e Consigliere Politico del Ministero Giorgio Salvitti ha ribadito gli investimenti del Governo nel sistema idrico nazionale «consapevoli delle criticità di partenza, soprattutto in alcune aree del Paese fortemente deficitarie».
«Ma è altrettanto importante - ha aggiunto - avere una visione di sviluppo che coinvolga l’intera area del Mediterraneo. Un esempio concreto è rappresentato dal Piano Mattei, che contribuisce a costruire e promuovere un percorso virtuoso per lo sviluppo sostenibile di un’intera regione del nostro pianeta».
Massimo Gargano, Direttore Generale di Anbi, ha lanciato un monito sulla finanziarizzazione dell’acqua pubblica: «ricordo gli incendi in California, dove gli idranti erano vuoti perché lì l’acqua si paga. È un campanello d’allarme su cui non possiamo permetterci di chiudere gli occhi», ha affermato. Gargano ha poi evidenziato l’impegno del Governo nella gestione della crisi idrica, sottolineando però la necessità di misure più incisive: «si parla molto di desalinizzazione ma forse sarebbe più opportuno investire su un piano nazionale degli invasi».
Anche Tullio Montagnoli, Amministratore Delegato di A2A Ciclo Idrico, è intervenuto sul tema dei costi dell’acqua, sottolineando che «non è l’acqua in sé a costare, ma il servizio per portarla ai cittadini». E ha aggiunto: «quando il prezzo è troppo basso, si spreca. In Germania, dove costa di più, il cittadino ne ha maggiore rispetto. Non dimentichiamoci che l’acqua non si estrae da un giacimento, arriva quando e se la natura lo permette. Le nostre infrastrutture idriche risalgono al dopoguerra e si basano su dati climatici ormai superati, per questo si sta sviluppando una nuova ingegneria in grado di far filtrare le acque piovane nel terreno e ricaricare le falde acquifere».
Annamaria Barrile, Direttore Generale di Utilitalia, ha posto l’attenzione sul tema della resilienza idrica: «Dobbiamo puntare su una manutenzione più efficace delle reti e sulla realizzazione di nuovi invasi». Barrile ha poi evidenziato la situazione critica dell’agricoltura, sottolineando l’importanza di fonti idriche complementari: «Il riuso dell’acqua è una pratica già esistente, ma ancora troppo poco diffusa».
