Un anno fa veniva trattato come un clandestino: non vaccinato contro il Covid, veniva rinchiuso in un hotel per immigrati e la sua storia diventava il maggior argomento di dibattito in tutto il mondo. 

Oggi Novak Djokovic in ciabatte raggiunge la finale degli Australian Open, dopo essersi sbarazzato per 7-5, 6-1, 6-2 dell’americano Paul. Domenica affronterà il greco Tsitsipas, che ha battuto il russo Kachanov in quattro set.

Il serbo va a caccia del decimo titolo a Melbourne, e vista la facilità con cui si è sbarazzato degli avversari sino ad oggi partirà da grande favorito contro Tsitsipas, che pure sta facendo un ottimo torneo.

Eppure anche quest’anno il campione serbo deve rispondere alle polemiche, riguardano il padre che è stato immortalato mentre sventolava, assieme ad alcuni tifosi russi, una bandiera con il volto di Vladimir Putin.

«Mio padre non sostiene alcuna guerra, spero possa essere presente alla finale», ha detto Nole. Il padre Srdjan infatti ha deciso oggi di non assistere alla partita per «non arrecare disturbo» dopo che l’ambasciatore ucraino aveva chiesto la cancellazione del suo accredito.

Dell’episodio, ha detto Novak Djokovic, «è stata data un’interpretazione errata. Mio padre, come ha spiegato lui stesso, è andato, come dopo ogni partita, per incontrare i miei fan, ringraziarli e scattare foto. Ma tutto è iniziato con una cattiva traduzione in alcuni media delle sue parole. La nostra famiglia ha attraversato gli orrori della guerra e tutto ciò che vogliamo è la pace».

Nella finale femminile si sfideranno la kazaka Rybakina, campionessa di Wimbledon in carica, e la bielorussa Sabalenka.

(Unioneonline/L)

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