Sublussazione o no, il padrone della corsa è ancora lui.

Alberto Contador lo ha ribadito nella settima tappa del Giro d’Italia, la più lunga (264 km) e - per lui - la più difficile.

All’indomani della caduta di Castiglione della Pescaia, la maglia rosa è risalita in bici, rifiutando l’idea di abbandonare la corsa che già due volte lo ha visto vincitore.

Anzi, nel finale di tappa, ha schierato le maglie gialle della Tinkoff-Saxo davanti a scandire un ritmo che sconsigliasse qualsiasi attacco.

Un po’ per questo, ma soprattutto per il grande rispetto che si deve a un fuoriclasse, nessuno ha osato attaccare.

La volata di Fiuggi ha restituito al ciclismo italiano un protagonista di primo livello: Diego Ulissi ha liberato sul traguardo un urlo liberatorio, carico di rabbia.

Quasi un anno di stop per una vicenda di doping dai contorni poco definiti e dai tanti dubbi. Oggi il ct Davide Cassani e l’Italia del pedale lo hanno ritrovato.

Anche Fabio Aru ha corso senza azzardi. Sempre in prima fila, sempre ben protetto, presente all’arrivo (17° in volata), senza correre rischi.

Domani l’arrivo in salita di Campitello Matese può consegnarlo allo storia dello sport sardo.

Se ruberà due secondi a Contador potrà vestire la maglia rosa.

Carlo Alberto Melis
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