L’abbraccio col “gemello” Mancini era diventato la copertina dell’impresa dell’Italia a Euro 2020. I legami oltre le squadre, l’uomo oltre il calciatore. Gianluca Vialli aveva scelto di vivere il campo (quello calcistico, ma non solo) fino al novantesimo, sino a quando la malattia glielo ha consentito. Il 5 gennaio 2023, esattamente un anno fa, moriva a Londra (anche se la notizia fu resa nota un giorno dopo) dopo la lunga sofferenza del tumore al pancreas. «Era cosciente che la fine si avvicinava», ha raccontato il fratello Nino al Corriere della Sera. «La attendeva con impazienza, voleva smettere di soffrire, di lottare. Non era da lui, ma la malattia era durata troppo».

A dodici mesi di distanza, il mondo del calcio lo ricorda. A partire dalla Juventus, con la quale – da capitano – sollevò la Champions da capitano.

E poi la Samp che lo rese grande. Lo scudetto del ‘91 resta l’ultima grande impresa di una “provinciale” nel nostro campionato. 

Prima, però, la “sua” Cremonese (è nella cittadina lombarda che nacque nel 1964). Fu con i grigiorossi che Vialli esordì da professionista, prima di quello in A con la Samp.

Un campione, per sempre, come nel post dedicatogli dalla Serie A.

(Unioneonline/L.Ne.)

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