Inarrivabile con le sue 347 presenze in maglia rossoblù, la Torres tatuata sul petto con quel 1903 che sancisce la nascita del club sassarese. In questa stagione Salvatore "Tore" Pinna ha fatto solo il preparatore dei portieri, ma rimane un punto di riferimento per tutti, giocatori e tifosi. Classe 1975, di Sorso, Pinna accetta di parlare di come si vive senza pallone, in questi giorni di quarantena imposta dal coronavirus.

Tore Pinna, come va?

"Per chi come me ha sempre vissuto col pallone è come se mi avessero strappato un pezzo di cuore. Ogni giorno mi chiama il tecnico Marco Mariotti, come faceva quando dovevamo preparare gli allenamenti, studiare l'avversaria, recuperare un infortunio. Tutti argomenti che non tocchiamo più... Ora sono a Sorso dai miei zii, vicino ai fratelli. Per fortuna c'è il cortile, faccio un po' di salto con la corda e flessioni, ma non posso correre, non posso andare in campo".

E la squadra come lavora?

"Abbiamo preparato un programma col preparatore fisico Gaetano Mascaro e lo abbiamo spedito ad ogni giocatore. Se la squadra ha corso fino ad oggi è anche merito di Mascaro, è una persona preparatissima".

Cosa manca, oltre il pallone?

"La possibilità di stare con gli amici, che sento solo al telefono e con video chiamate. Mi manca la sensazione di entrare allo stadio, la Curva Nord, persino gli sfottò. Ma se permetti ho un pensiero che mi sta a cuore".

Quale?

"È appena morto Gianni, il fratello di Michele Fini, mio amico ed ex compagno di squadra. Con Michele siamo cresciuti insieme nel settore giovanile di Sorso, quando andavo a chiamarlo era proprio Gianni che mi apriva la porta. E ora non posso andare neppure a trovare Michele e la sua famiglia per abbracciarli".

Come vede il futuro Tore Pinna?

"Posso solo dire che tutto questo cambierà la nostra vita, ma ci ha fatto sentire più uniti come sardi, da nord a sud. Apprezzeremo meglio d'ora in poi le persone care, gli amici, i valori, quello che abbiamo. Sono convinto che noi sardi ne usciremo più forti di prima. E ci ritroveremo allo stadio. Anche con gli sfottò".
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