“Sono stato me stesso e ce la siamo goduta. H avuto la fortuna di giocare tante competizioni con la Nazionale e sapevo ciò di cui aveva bisogno il gruppo, ho soltanto messo la mia esperienza al servizio di tutti”. Salvatore Sirigu commenta la qualifica che, a detta di tutta la squadra degli Azzurri che ha vinto gli europei di calcio – dai giocatori a mister Mancini -, si è guadagnato sul campo, ossia quella di “uomo spogliatoio”. Quello che riesce a tirare fuori il meglio di ognuno. Ma lui, il portiere che in campo c’è stato giusto pochi minuti, abbozza e dice di non aver nulla di tanto importante.

Tra i colleghi, Chiellini e Florenzi hanno sottolineato l'importanza dei messaggi scritti da Sirigu prima delle partite. "Una cosa nata casualmente. Prima dell’incontro con la Turchia, di getto, scrissi un messaggio. Da quel momento è diventato un rito. Così, da quella volta in poi, li preparavo dopo la merenda perché ci voleva tempo. Tutti si aspettavano questo messaggio: si sa quanto i riti scaramantici siano importanti nel calcio e poi fa anche parte del nostro dna, quindi abbiamo continuato".
E prima della finale contro l'Inghilterra, ha buttato giù un pensiero personalizzato per ogni compagno e raccogliendo le immagini dei cari di ognuno, mostrandole attraverso un video: "Anche quella dei messaggi personalizzati è stata una cosa improvvisata - ha proseguito Sirigu nel corso di un’intervista a Sky Sport -. Non riuscivo a dormire il pomeriggio della finale, avevo un patema d'animo ricorrente. Mi sono fatto portare dei fogli bianchi in camera e ho scritto un pensiero personale per ognuno. Ho fatto emozionare Chiellini un po' troppo. Poi c'è stato il video: c'erano i bambini un po' di tutti, le mogli, le fidanzate, i genitori, i fratelli e le sorelle. 'Chiello' si è messo a piangere, mi ha detto: 'Non mi puoi fare questo prima della finale'. Queste sono cose che nascono spontaneamente, io ho cercato di essere un appoggio per tutti. Ho cercato di fare capire che in un ambiente ostile, perché giocavamo a Wembley con tutto il pubblico contro, dovevamo caricarci e prendere ogni energia per fare il massimo. Dopo tutta questa scarica di tensione, i risultati si sono visti: il nostro Europeo non è stato solo tecnicamente perfetto, è stato perfetto anche sentimentalmente. Questa squadra non ha avuto solo cuore, ma anche un'anima".


Per quanto riguarda invece il suo addio al Torino (contratto risolto dopo quattro stagioni”, “a volte le critiche mi hanno fatto male, altre volte ci sono passato sopra o mi hanno caricato – ha concluso -. A volte le ho meritate, altre volte sono state molto pesanti e questa cosa mi ha dato fastidio. Io non sono uno che si fa vedere sui social, ma incasso e sto zitto e ogni tanto sputo il veleno. Mi ha dato fastidio che nessuno abbia preso le mie difese: io ho preso le difese di tanti e, almeno per una volta, avrei meritato di essere difeso. Penso che eravamo arrivati alla fine di un ciclo e un po' di rimpianto c'è perché non è facile lasciare una squadra dove hai lasciato il cuore e un gruppo di ragazzi ai quali vuoi bene, ma bisogna guardare in faccia la realtà e valutare se nell'ambiente si è apprezzati da tutti. È facile dire che un giocatore vuole andare via, ma bisogna vedere cosa si è fatto per trattenere quel giocatore e non solo a giugno, quando comincia il mercato. Io sono una persona che ai valori tiene tantissimo".

Per il futuro? “Si sta occupando di tutto il mio procuratore Branchini, nei prossimi giorni saprete tutto. Io posso dire che sono soddisfatto del suo lavoro e sono felice di quello che sarà”.

(Unioneonline/s.s.)

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