ll Parma si sfoga in sala stampa, dopo il 3-2 per il Cagliari, e Ranieri non le manda a dire a Pederzoli che pochi minuti prima di lui si era reso protagonista di una sfuriata. «Vorrei dire al direttore sportivo del Parma che quando abbiamo perso lì siamo stati zitti, e che abbiamo fatto la partita col Venezia proprio perché avevamo perso lì. Noi eravamo stati zitti lì e lui doveva farlo oggi caricando già il ritorno: è antisportivo», dice ricordando il precedente del 22 aprile, col rigore per il presunto tocco di mano di Azzi che ha avviato la rimonta gialloblù da 0-1 a 2-1, decisiva per far finire il Cagliari quinto anziché quarto. «All'arbitro ho fatto i complimenti, bravissimo. Ma a prescindere da altre cose».

La rimonta. Ranieri ammette come a un certo punto anche per lui credere nella rimonta era complicato: «Sarei bugiardo a dire sì, ma io ci credo sempre. Ho detto che il primo tempo l'hanno vinto loro e che più di perdere non potevamo fare. Per fortuna io ho una squadra con un grande cuore, che li fa volare. Non sminuisco per niente la mia squadra dicendo che il Parma ha grandissimi giocatori, può cambiare tutto il quartetto d'attacco senza perdere qualità». Sulle sostituzioni: «Pregavo che il primo tempo finisse 0-2 e non ce ne facessero altri, non potevo cambiare subito».

L'uomo chiave. Luvumbo è stato una delle - ormai tante nell'ultimo periodo - felici intuizioni di Ranieri dalla panchina. Il tecnico rivela le indicazioni che ha dato all'angolano prima di inserirlo nell'intervallo, al posto di Pavoletti: «Gli ho detto che doveva metterli in difficoltà e farli impazzire, perché è uno che se è in giornata non riesci a prenderlo. Gli ho detto di tirare in porta e creare situazioni importanti: così ha fatto. Ma complimenti anche a Viola». E per le scelte in vista del ritorno di sabato sera rimanda il discorso più avanti: «Come sempre vedrò come staranno i miei giocatori e deciderò. Ora questa vittoria la mettiamo da parte, dobbiamo mettere il cuore e tutto quello che abbiamo: solo così possiamo controbattere colpo su colpo».

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