Li chiamavano "os Imortais", gli Immortali. Una squadra che in Italia, più che al Cagliari di Riva si potrebbe paragonare al Napoli di Maradona. Solo che i riccioli che ondeggiavano in mezzo al campo erano biondi. Quella chioma divina apparteneva a Paulo Roberto Falcao, una delle stelle dell'Internacional di Porto Alegre. Prima di diventare l'ottavo re di Roma e uno dei migliori stranieri arrivati con la riapertura delle frontiere, era già diventato un calciatore di prim'ordine in Brasile e uno dei trascinatori di quelle maglie rosse che dominavano la Copa Brasil, come dal 1975 si chiamò il Brasileirao. E fu in quell'anno che quella squadra sbarcò in Italia. Anzi, in Sardegna.

Paulo Roberto Falcao in versione allenatore (archivio L'Unione Sarda)
Paulo Roberto Falcao in versione allenatore (archivio L'Unione Sarda)
Paulo Roberto Falcao in versione allenatore (archivio L'Unione Sarda)

LA TOURNÉE EUROPEA Sono passati 45 anni e l'avventura dello Sport Club è ormai avvolta da un'aurea di leggenda. Per certi versi ricorda quella del Cagliari in Sudamerica nell'estate del 1966, con incontri programmati e altri inseriti all'ultimo momento, trattative intavolate e saltare, accordi non rispettati, partite guastate dal maltempo. Sbarcarono in Europa attorno al 20 febbraio, ripartirono il 31 marzo. Imbattuti. Li guidava Rubens Francisco Minelli, allenatore paulista che prima di poter essere profeta in patria e vincere il Brasileirao con il Sao Paulo nel 1977 dovette convincere i suoi concittadini. E lo fece trionfando per la prima volta con una squadra del Rio Grande do Sul, l'Internacional, che non aveva mai conquistato il campionato nazionale, ma che ne aveva vinto sei statali di seguito. Si presentarono battendo l'Ostenda 1-0 in Belgio, si accomiatarono superando 2-0 il Besiktas e 1-0 il Fenerbahçe a Istanbul. In mezzo, vittorie e pareggi (ma mai sconfitte) anche in Inghilterra e Germania e soprattutto Italia. Otto partite nel nostro paese e ben cinque furono giocate in Sardegna. La prima a Olbia il 4 marzo, l'ultima a Sassari il 26.

L'ESORDIO IN SARDEGNA Doveva essere una sorta di riscaldamento la prima partita che fu allestita. Il pomeriggio del 4 marzo al "Nespoli" una mista di giocatori di Olbia (allora tra le prime in Serie D) e soprattutto Arzachena (tra le migliori della Promozione, che allora era subito dopo la quarta serie) affrontò i brasiliani in un confronto impari che si concluse con l'eloquente punteggio di 12-0. Mattatore fu Claudiomiro che segnò quattro gol, tre li segnò João Ribeiro, due Lula ma a segno andò anche un centrocampista di ventuno anni che nel proprio destino aveva tanti gol segnati, con la maglia giallorossa della Roma anche al Cagliari. Non quella volta, però, perché la sfida (ipotizzata per il 20 del mese) con il Cagliari non si giocò. Probabilmente Andrea Arrica non trovò l'accordo con i dirigenti brasiliani. A Olbia comunque quel ragazzo si fece apprezzare: Luciano Boldarin, portiere dell'Arzachena che quell'anno perse lo spareggio per la promozione in D a Nuoro con il Sant'Elena, se lo ricorda bene: "Sì, e ricordo che ci rimasi male perché giocai solo nella ripresa. Speravo di partire titolare, per giocarmela un pochino di più". La partita fu organizzata da Libero Tosi, proprietario dell'albergo La Bisaccia, uno dei primi sulla spiaggia di Baia Sardinia, nel quale lavorava anche Antonello Martini. Un uomo di fiducia al quale il presidente affidò la squadra smeraldina: "Era un tecnico molto all'avanguardia per quei tempi", ricorda Boldarin, "che giocava con il libero ma anche con i terzini fluidificanti. Era un precursore e infatti quell'anno andammo allo spareggio per la D, ma con il Sant'Elena successero tante cose…". Comunque i brasiliani si spostarono nella Penisola, vinsero a Cesena, Pescara e Benevento (ma anche a Newcastle e Stoccarda) e tornarono nell'Isola.

Le squadre di Tharros e Internacional schierate a Oristano il 19 marzo '75 (L'Unione Sarda)
Le squadre di Tharros e Internacional schierate a Oristano il 19 marzo '75 (L'Unione Sarda)
Le squadre di Tharros e Internacional schierate a Oristano il 19 marzo '75 (L'Unione Sarda)

IL RITORNO Anziché quella con il Cagliari, che nel 1972 aveva già ospitato i brasiliani del Santos, guidati da Pelè, la squadra gaùcha disputò quattro amichevoli. Il 19 marzo, lo stadio di Oristano era strapieno per la sfida con la Tharros (Serie D) del presidente Aldo Leoni. Era una formazione rispettabilissima, quella di Carta, come ricorda il capitano Giuliano Zaccolo: "Sei giocatori, me compreso, erano arrivati dall'Iglesias di Alvaro Amarugi ed eravamo una grande squadra", conferma l'ex centrocampista, oggi 73enne, ma naturalmente non ci poteva essere confronto. Al punto che il 6-0 fu raccontato come un risultato più che onorevole: "Per noi era una partita super, c'erano almeno duemila persone. Io ero infortunato ma chiesi di giocare qualche minuto", ricorda. "Erano molti più bravi, quasi non ci fecero vedere la palla. Correvano, arrivavano prima sul pallone, c'era una differenza fisico-atletica enorme". A centrocampo spiccava Falcao, che però non segnò: "Si vedeva che era bravo, aveva un'imponenza fisica associata a una tecnica straordinaria. Giocava a testa alta, che era ed è un segno di distinzione". Quattro giorni dopo, Tosi organizzò la sfida-bis in Gallura, per integrare l'incasso di Olbia, stavolta ad Arzachena contro i verdi di Martini, ma non fu fortunato: "La giornata era grigia, piovigginava e nel secondo tempo si scatenò un temporale", racconta ancora Boldarin. "Ricordo che loro si impegnavano, non si scherzava affatto. Noi avevamo i nostri palloni, ma loro li tiravano fuori campo per giocare con i loro che erano leggerissimi, giravano da morire". La partita fu interrotta sul 7-0 ("Credo che l'arbitro abbia anche pensato che ci stessero prendendo in giro"). Con quella pioggia era inutile continuare. Valdomiro fece due gol e anche Falcao entrò nel tabellino. E altrettanto fece due giorni dopo nel 9-0 contro il Calangianus, nel quale il mattatore fu Claudiomiro.

BUIO ALL'ACQUEDOTTO Il 26 marzo 1975, lo squadrone rosso di Porto Alegre giocò l'ultima sfida della mini-tournée in Sardegna. All'Aquedotto di Sassari li attendeva la Torres di Magherini, che allora militava in Serie C. Per il difensore centrale Armando Zamboni, che il compagno di reparto Costantino Idini ricorda con un po' di goliardia come "il più forte in quel ruolo della storia torresina, ma lo dico solo per far arrabbiare Del Favero", fu un'occasione per un confronto ad alto livello. Quello che il ferrarese (era in tribuna nell'ultimo Cagliari-Spal) meritava e che un infortunio gli avrebbe negato. La sfida era attesissima, nello spogliatoio rossoblù si palpava l'euforia: "C'era un ragazzo delle giovanili, mi pare si chiamasse Rubattu che era un po' più scuro di pelle di noi. Lo prendevamo in giro dicendogli: che ci fai qui, non sei uno di loro?". Dallo spogliatoio accanto, arrivava una musica: "Ci dissero che era un sorta di cerimonia propiziatoria che facevano, cantavano e ballavano e per noi la cosa era parecchio strana", dice ancora Zamboni. In campo però c'era poco da scherzare, soprattutto con Lula che segnò tre gol. Ma non per tutti fu un pomeriggio facile: "MI ricordo che Valdomiro con Lamagni non vide la palla. Oreste era velocissimo: in allenamento quando facevamo i 100 metri lui a metà si girava ad aspettarci". Ci fu anche partita per un po': "Loro volevano usare il loro pallone ma la Torres si oppose. Ci regalarono un mini gagliardetto rosso e bianco della squadra, che io naturalmente ho smarrito. Andavano a duemila, ma non abbiamo sfigurato. Marco Piga si mangiò un gol in contropiede, noi eravamo quasi a fine campionato e le energie erano poche. Avevamo avuto molti infortuni".

Lo sbarco dei giocatori dell'Internacional dall'aereo (foto Telmo Curcio, Zero Hora)
Lo sbarco dei giocatori dell'Internacional dall'aereo (foto Telmo Curcio, Zero Hora)
Lo sbarco dei giocatori dell'Internacional dall'aereo (foto Telmo Curcio, Zero Hora)

INCANTATI DA FALCAO E poi c'era a centrocampo c'era lui, il "divino": "Falcao ero biondo biondo, con i capelli lunghi. Ce lo ricordammo subito quando, cinque anni dopo tornò in Italia, ma già quel giorno si vedeva che era bravo". Anche Lamagni, che l'avrebbe poi incontrato diverse volte in Cagliari-Roma (il brasiliano segnò cinque gol complessivamente ai rossoblù, con due doppiette), se lo ricorda bene: "Intanto mi ricordo che giocammo in notturna e a un certo punto le luci si spensero", racconta riferendosi alla chiusura anticipata della partita che provocò il malcontento del pubblico. "Di Falcao mi ricordo bene perché in campo era bravissimo. Si vedeva che era forte, per la sua età aveva una grossa personalità in campo. Quando la Roma l'ha presoci è venuto subito in mente il nome, facile da ricordare, ma la verità è che quando vedi un giovanissimo con quella personalità non te lo dimentichi". E neppure quella partita contro l'Internacional Lamagni, in prestito per un anno dal Cagliari, se l'è dimenticata: "La loro squadra era forte ma non abbiamo fatto la nostra bella figura. Valdomiro? Be', io non mollavo mai, non mi piaceva farmi saltare, quindi ho fatto la mia partita". Peccato per il black-out che spense le luci sulla partita e sull'avventura sarda degli Immortali di Porto Alegre. Falcao pochi mesi dopo li condusse al primo successo nel Brasileirao, poi in quelli del '76 e '79. Finalmente, nel 1980, alla riapertura delle frontiere, venne a deliziare gli spettatori italiani. Ma qualcuno in Sardegna non dimentica che cinque anni prima poté assaggiare una squisita primizia.
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