Due giorni a Parma-Cagliari e l'attesa per la semifinale di ritorno dei playoff di Serie B è tanta. Fabio Pisacane ora allena, e ha aiutato la Primavera rossoblù a salvarsi con sedici punti nelle ultime dieci giornate (assieme a Matteo Battilana), e a "Il Cagliari in Diretta" su Videolina, Radiolina e account social del Gruppo L'Unione Sarda presenta la partitissima: «L’errore non deve essere quello di giocarla in settimana. Penso quando siamo andati a Firenze nel 2018: avevo un problema all’adduttore, non pensavo di giocare e avevo sognato che vincevamo 0-2 e avevo fatto gol. Quando si arriva alla fine di una stagione così speri sempre che l’esito sia quello che tutti ci auguriamo. Dopo aver vinto col Venezia, che era una squadra che temevo tantissimo, e poi con una rimonta come quella col Parma ci sono dei segnali che ti fanno andare oltre la fatica e la stanchezza».

La grande rimonta. Martedì il ribaltone da 0-2 a 3-2 ha capovolto le prospettive in vista di sabato. Per Pisacane non è avvenuto per caso: «Con l’arrivo di Ranieri lo stato d’animo è cambiato, poi come valori la squadra era costruita per stare in alto e alla fine vengono fuori, soprattutto se c’è un allenatore così». Con due uomini su tutti fra i protagonisti: «Nández è stato l’anima del Cagliari l’altra sera, era giusto che lui facesse quel cross per riaprirla. Nahitan è uno che nella lotta vuoi sempre avere al tuo fianco, da quando è arrivato si era subito legato anche se ora è più sciolto: adesso si sente a casa sua. Si è un po’ unito il suo spirito a quello di Luvumbo, che è salito alla ribalta per aver devastato gli avversari in un tempo».

In panchina. Prima di prendere, durante la sosta per le nazionali di marzo, la guida della Primavera assieme a Battilana (dopo l'esonero di Filippi), Pisacane aveva iniziato la stagione in prima squadra, allenando nella partita col Cosenza durante l'interregno tra Liverani e Ranieri. «Ringrazio chi mi ha dato questa possibilità, è stato un fulmine a ciel sereno perché avevo iniziato con la Primavera a gennaio. Dal 26 dicembre per me è iniziata una nuova storia». Che ha dei punti in comune con quando giocava: «Ho cercato di insegnare la mentalità che mi ha sempre contraddistinto già da calciatore, con lo spirito guerriero e la voglia di non mollare mai. Ho cercato di far capire che le partite non finiscono mai, infatti molte le abbiamo riprese all’ultimo. Come quella con la Juventus, dove mi sono emozionato di più».

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