Mancini riflette sul futuro, e spunta l’ipotesi Cannavaro-Lippi
Gravina: “La Nazionale per i club è diventata un fastidio, resto a proteggerla”
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Gabriele Gravina resta. Roberto Mancini chissà. Lascia lacrime e un vuoto - di spiegazioni e di prospettiva - la disfatta Mondiale dell'Italia.
Seconda volta fuori dalla Coppa dei migliori, dopo Russia 2018 anche Qatar 2022 sarà seguita dagli italiani e dagli azzurri come spettatori, non come tifosi o protagonisti.
"Il mio futuro? Ora è presto per parlarne - spiega a caldo nel post partits il ct che aveva risvegliato l'orgoglio azzurro - Avevo detto che l'Europeo vinto a Wembley era la più grande soddisfazione, questa è la delusione maggiore della mia carriera, e non riesco a pensare al futuro. Non è colpa del presidente Gravina, non è colpa dei ragazzi: il responsabile sono io".
Il presidente Figc, prima di presentarsi in conferenza stampa al fianco del commissario tecnico, aveva espresso l'auspicio "che Mancini, esaurita la delusione, continui a lavorare sul progetto cominciato". Ma la situazione resta in sospeso: solo poche ore prima della partita poi persa con la Macedonia del Nord, Mancini aveva ammesso che "la nazionale oramai da tempo non è più così importante": la riprova, il mancato spostamento della giornata di campionato, che ha lasciato agli azzurri solo due giorni di allenamento pieno prima della semifinale di stasera. Considerazioni che faranno riflettere, oltre all'amarezza della serata, il ct, e che aprono il sipario su qualsiasi scenario.
Quello al momento più accreditato vedrebbe Fabio Cannavaro in panchina e Lippi a far da mentore. Cannavaro è un tecnico federale, ma in pochi come lui (136 presenze e più di 13 anni di Nazionale alle spalle) si identificano con l’azzurro e si sente pronto per una carriera diversa, dopo l’esperienza maturata in Cina.
Altra opzione, ma al momento meno accreditato quella di un tecnico esperto con Carlo Ancelotti, sempre fosse disposto a considerare chiuso il suo rapporto con il Real.
"Dobbiamo riflettere e cambiare, e aumentare le energie: le mie le metto a disposizione del sistema, devo difenderlo. La nazionale, nella logica imprenditoriale dei club, è vissuta come un fastidio: io devo stare qui e proteggerla", le parole di Gravina.
(Unioneonline/v.l.)