Luciano Spalletti è il nuovo allenatore della Juventus: come annunciato in una nota il tecnico ha firmato il contratto che lo lega al club bianconero. 

Per un po' dunque l'allenatore di Certaldo avrà meno tempo da dedicare all'amata tenuta 'La Rimessa', azienda agricola ed agriturismo in Toscana, suo rifugio dopo la grande delusione azzurra. Il 9 giugno, unico caso nella storia della Nazionale, a Reggio Emilia si era seduto - benché già esonerato - sulla panchina dell'Italia che aveva poi battuto 2-0 la Moldova nelle qualificazioni al Mondiale 2026, compromesse dalla rovinosa sconfitta in casa della Norvegia di pochi giorni prima.

Quella vittoria triste è stato il suo saluto dopo un'avventura durata meno di 24 mesi, con un bilancio di 12 successi, sei pareggi ed altrettante sconfitte. Un allontanamento dall'azzurro che Spalletti ancora fatica a metabolizzare. Poteva essere l'apice di una carriera con oltre 1000 presenze, invece: «Quello che non sono riuscito a fare rimane un dolore immenso, ma devo subirlo. Non voglio sconti - diceva solo una settimana fa -, me lo inietto da solo il veleno, se serve. Nessuno mi ha cercato, ma sono disponibile a parlare con tutti».

E la prima a pensare a lui è stata la Juventus in crisi di risultati e bisognosa di un uomo di provata esperienza, in Italia e all'estero, carismatico e vincente. Lo scudetto, inatteso, con il Napoli è solo l'ultimo frutto del suo lavoro. Sessantasei anni compiuti a marzo, Spalletti predilige schierare le sue squadre con il 4-3-3, che si trasforma spesso in 4-2-3-1. Il modulo però non è un dogma. Preferisce basare il gioco sui principi tattici, privilegiando un calcio dinamico con tanta spinta sulle fasce, pressing alto, possesso palla.

Centrocampista cresciuto nelle giovanili di Fiorentina e Cuoiopelli, nel 1982 è tra i dilettanti con il Castelfiorentino. Il professionismo inizia nel 1985 con l'Entella Bacezza. Poi Spezia e Viareggio. Si conclude all'Empoli nel 1993. La prima esperienza da allenatore è con le giovanili del club toscano, dove resta fino al 1998 portandolo dalla Serie C alla A. È poi la volta della Sampdoria, ma in Liguria non va altrettanto bene e arriva la retrocessione in B. Seguono - con alterne fortune - Venezia, Ancona, Udinese. Dopo un triennio in Friuli, nel 2005 arriva la chiamata della Roma. Il suo biglietto da visita sono 11 vittorie consecutive in campionato. I giallorossi raggiungono la finale di Coppa Italia, battuti dall'Inter. Si prendono la rivincita nella stagione successiva. È il primo trofeo di Spalletti. Il secondo arriva, sempre contro i nerazzurri, con la conquista della Supercoppa italiana. Chiude con la Roma nel settembre 2009, dando le dimissioni. Lo aspetta lo Zenit di San Pietroburgo dove, in cinque stagioni, vince due campionati, una Coppa di Russia ed una Supercoppa.

Nel gennaio 2016 è di nuovo a Roma, al posto dell'esonerato Rudi Garcia. Esperienza macchiata dagli attriti con Francesco Totti, nonostante un terzo ed un secondo posto in campionato. È poi la volta dell'Inter, che riporta in Champions dopo 7 anni. A Milano ottiene due quarti posti. Dopo due anni sabatici, è il momento di abbracciare Napoli e la splendida cavalcata della stagione 2022-'23. «Non lascio perché ho smesso di amare, ma perché ho dato tutto», afferma salutando i partenopei. Lo stesso impegno che da oggi gli chiede la Juventus.

(Unioneonline)

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