Una carriera vissuta a correre sulla fascia e ricca di soddisfazioni, soprattutto in Sardegna. Antonio Langella ha fatto la storia recente del Cagliari insieme a Gianfranco Zola, Mauro Esposito e David Suazo quando si giocava a viso aperto contro le big e spesso si portavano a casa i tre punti.

Gli anni al Castelsardo, la Torres, l'Atalanta, il Chievo e la breve esperienza a Bari: esperienze marchiate da grinta, forza, assist e gol come a Bergamo, dove ne segnò 8 in stagione, stabilendo il suo personalissimo record.

Poi l'appellativo "Arrogu Tottu" (spacco tutto), conquistato nel tempo grazie alla sua tenacia che nel 2005 gli valse la Nazionale. "Quell'Italia poi diventata campione del mondo".

Insomma, dalla Serie C alla maglia Azzurra fino a Porto Torres, dove ora, 41enne, si gode la famiglia senza scordare il suo passato.

Langella, non la si vede più tra i campi da calcio. Che fine ha fatto Arrogu Tottu?

"Dopo lo sport ho deciso di godermi la vita perché quando giochi a calcio non hai il tempo di farlo. Parlo soprattutto della famiglia, perché nel weekend non esistono sabati né domeniche libere da dedicare loro. Poi ho gestito l'attività di mia madre per qualche tempo e ora ho aperto una rosticceria a Porto Torres, dove vivo da anni".

Segue ancora le partite o ha deciso di staccare totalmente?

"Certo, le seguo sempre, anzi da poco sono andato a vedere anche la Juventus. Credo che il Cagliari possa salvarsi tranquillamente; ha tutte le carte in regola per farlo. Devono però stare attenti perché dietro corrono, in particolare Hellas e Crotone. Perdi due partite consecutive e sei di nuovo nelle sabbie mobili. Avete visto il Genoa? Ha avuto un mese buono ed ora è un po' più tranquillo. Per i rossoblù la vittoria con il Benevento è stata di vitale importanza, ma bisogna dare continuità".

Dei suoi ex compagni di squadra sente ancora qualcuno?

"Lopez l'ho sentito ieri, ma ho mantenuto un grande rapporto con tutti. Esposito, Zola, Conti. Quando condividi uno spogliatoio per anni è impossibile non rimanere amici anche perché con i ritiri, gli allenamenti, le cene si trascorrono momenti stupendi che non si possono dimenticare".

Ha fatto il suo esordio in Nazionale con i futuri campioni del mondo. Ora siamo fuori dal Mondiale...

"La Nazionale merita un capitolo a parte. Io ho giocato con i campioni del mondo e fu una soddisfazione immensa: Buffon, Cannavaro, Pirlo, Gattuso... campionissimi. Devo dire grazie a Lippi. Ora i fenomeni in Italia scarseggiano e negli ultimi tempi eccetto Conte non abbiamo avuto grandi allenatori".

Chi prenderebbe per rilanciare il calcio italiano?

"Ventura e Di Biagio non hanno mai vinto niente, è ovvio che ci voglia uno di spessore, di esperienza che abbia vinto qualcosa di importante: Champions, campionati. Ora non c'è una guida del genere: Ancelotti, Conte, Mancini, Capello sono tutti nomi che io prenderei al volo. C'è poi un altro fatto determinante: i nostri giovani non giocano perché ci sono troppi stranieri".

In che senso?

"Diventa impossibile migliorare se non si gioca. Prima avevamo l'opportunità di metterci in mostra, io sono cresciuto così. Adesso ci sono troppi stranieri di scarsa qualità che tolgono il posto ai nostri e dunque le possibilità di accumulare minuti è al minimo. In Premier hanno queste chance: a 19 anni hanno già 100/120 presenze. Poi ci sono i casi particolari alla Neymar o Donnarumma che non condivido: uno a 18 anni non può prendere 7 milioni".

Qual è stato il momento più bello della sua carriera?

"Il momento più bello della mia carriera è stato nella stagione 2004/2005: Cagliari-Inter 3-3. Quel giorno feci 1 gol e 2 assist, ma soprattutto mi misi in mostra contro una big. Quando fai quelle prestazioni in partite così importanti poi tutti ti mettono gli occhi addosso e sei più sicuro di te. Dopo feci 6 gol nelle successive 6 partite e da lì inizio la mia ascesa".

Il giocatore più forte con cui ha giocato?

"Zola è il giocatore più determinante. Io, Suazo ed Esposito non avevamo problemi su nulla: in allenamento ci diceva 'voi datemi la palla al resto penso io'. Sono quei campioni che non si possono clonare e per i giocatori veloci come me, David e Mauro è oro che cola".

Rimpianti?

"Posso dire di aver dato sempre tutto. Io poi ho continuato all'Atalanta. Suazo ed Esposito hanno colto la palla al balzo e sono andati nelle big: Inter e Roma. Poi però diventa tutto più difficile perché in quelle squadre sbagli una partita e arrivano i fischi, al Cagliari hanno più pazienza e puoi crescere e fare bene".

Quel tridente è rimasto nella storia...

"Io infatti conservo un ricordo bellissimo di quei tempi, sia per me che per tutto il contesto cittadino. Amici e tifosi non si dimenticano mai".

Filippo Migheli

(Unioneonline)
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