Il calvario è finalmente finito per il centrocampista ex Muravera e Torres Kalifa Kujabi. Il Frosinone, società con la quale si è sempre allenato dall’estate scorsa, ha comunicato “di aver raggiunto l’accordo con il calciatore Kalifa Kujabi. Il classe 2000 arriva a titolo definitivo e vestirà la maglia giallazzurra fino al 30 giugno 2024”.

Kujabi era stato acquistato dalla Torres l’estate scorsa ma la società gialloblù non aveva potuto completare il tesseramento per questioni burocratiche. Un errore nel suo cognome è, infatti, costato otto mesi di stop al talento gambiano.

Ora Fabio Grosso, tecnico della squadra laziale e campione del mondo con la Nazionale, potrà contare sulle sue qualità. Kujabi sarà disponibile dall’incontro col Perugia. Il Frosinone occupa la prima posizione e inizia a vedere la Serie A. Per il giocatore ventitrenne potrebbe essere una grandissima opportunità. 

La sua storia è nota. Ha attraversato l'Africa con il sogno di diventare un calciatore. A suggerirgli di trasferirsi il fratello. "Vai, puoi far carriera. In Africa non ci fai niente". Così dal Gambia è arrivato col barcone in Sicilia. Poi il trasferimento a Muravera dove gioca in Serie D. Si è sposato a Villaputzu nel 2021 con Gaia Podda ed ha anche una bambina, Fatima. Un ragazzo straordinario Kalifa Kujabi. Il mister Francesco Loi non poteva farne a meno nelle sue formazioni. Fisico possente, gran classe e anche col vizio del gol. Sognava il professionismo ed ora ha realizzato questo sogno. «E' stato mio fratello Bacari», racconta Kalifa, «a dirmi, quando avevo 16 anni, che dovevo lasciare il Gambia. Lui fa l'operatore turistico, mi diceva che avevo talent ma che, per fare carriera nel calcio, dovevo partire e raggiungere l'Europa. Mi ha affidato ad un trafficante, tutto a sue spese. Sono partito in macchina sino al Niger. In Gambia ho lasciati tanti familiari. Mia mamma è andata in Senegal quando avevo tredici anni. Vive ancora lì dopo essersi lasciata con babbo che oggi ha tre mogli». Parla benissimo l'Italiano. «In Senegal», continua, «mi hanno messo in macchina, arrivando sino alla Libia. Ci sono rimasto da solo per sette mesi. Sempre seguito da lontano da mio fratello Bacari».

Poi il barcone che il 30 aprile del 2017 lo ha portato in Sicilia dove è finito in una casa di accoglienza. «Dopo un mese, mi hanno portato a Palermo, dove ho studiato conseguendo la licenza di terza media. Ho avuto modo di giocare a pallone al centro sociale che mi ospitava. Qualcuno mi ha notato e nel 2018 mi ha portato a Muravera. Non finirò mai di ringraziarlo, Non finirò mai di ringraziare la società che mi ha accolto, il mister Francesco Loi, il suo vice Antonio Carta, il suo staff, i dirigenti, i tifosi che mi hanno adottato, i compagni di squadra. Ho vinto il campionato di Eccellenza». Poi l’esperienza con la Torres e, adesso, il Frosinone.

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