Gianfranco Zola entra nella “Hall of Fame” del calcio italiano. Fa il suo ingresso assieme a un altro straordinario numero 10 come Zinedine Zidane e completa un meraviglioso poker di fantasisti azzurri assieme a Roberto Baggio, Alessandro Del Piero e Francesco Totti.

«Non male come compagnia», osserva l’ex trequartista di Oliena, che ha giocato due anni anche a Cagliari e si dice «sorpreso e compiaciuto» per il riconoscimento. 

Zola confessa inoltre come in una carriera vincente come la sua i maggiori rimpianti siano legati alla Nazionale: «Penso di non essere riuscito a dare tutto me stesso, avrei potuto dare molto di più ma in alcuni frangenti non sono riuscito ad essere abbastanza freddo, un mio limite».

Qualche pensiero sull’attualità. «Mancini ha ragione quando dice che non si gioca più a calcio in strada, lì sei più creativo e ti abitui ad uscire dagli schemi. Dopo l’avvento di Arrigo Sacchi in Italia si è puntato di più su giocatori schematici, questo ha portato benefici ma è stata trascurata la creatività. Ora calciatori con caratteristiche simili alle mie come Politano, Zaccagni o Verde giocano come esterni. Altri come Pellegrini a centrocampo. Il contesto è cambiato e i creativi sono chiamati a sviluppare qualità diverse».

Sul Napoli, squadra in cui ha militato per quattro anni: «Ho avuto la fortuna di vivere lì la festa del secondo scudetto, è stato straordinario e sarei estremamente contento se arrivasse il terzo, la gente di Napoli se lo merita».

La squadra di Spalletti: «Una meraviglia, la forza non sta solo nelle individualità ma nel collettivo. Ho un’opinione altissima di Kvara, giocatore molto tecnico e uomo squadra. Mi ricorda George Best».

(Unioneonline/L)

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