Costante nella discontinuità, ma soprattutto ancora alla ricerca di una precisa fisionomia dopo avere cambiato troppe volte pelle.

La sconfitta casalinga contro Varese (87-91) rende difficile ma ancora possibile la conquista dei playoff, anche se adesso occorrerà fare almeno un colpaccio fuori e non perdere più in casa, dove arriveranno Brescia, Venezia e Pesaro.

E la costanza di rendimento o l'affidabilità nelle partite che contano non è certo un punto di forza della squadra allenata da Federico Pasquini.

La preoccupazione maggiore nasce però dalla mancanza di una identità precisa.

Sino a Natale era una Dinamo che segnava abbastanza grazie a un buon equilibrio fra tiri da due e da tre (84 punti di media) e difendeva benino (79.3 punti subiti) con buona presenza sotto i tabelloni (34.7 rimbalzi).

Nel periodo che va dalla gara persa a Venezia alla pausa per la Final 8 di Coppa Italia con i biancoblù semplici spettatori, è aumentato il ritmo di gioco (e quindi i possessi e i rimbalzi 40.6 di media) ma non le percentuali al tiro.

Dopo la Coppa Italia la formazione sassarese ha modificato ancora gerarchie dei minutaggi e tipo di gioco: è aumentato il ricorso al tiro da tre punti (5 conclusioni in più rispetto ai primi mesi con un ottimo 51%) a detrimento dei tiri dentro l'area.

Sono crollati i rimbalzi: neppure 25 di media nelle ultime quattro gare. Soprattutto la squadra non difende più: adesso incassa 95.5 punti a partita e poco vale che ne segni 96.3, perché continua a mancare quel centesimo che serve per fare l'euro.

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