Aveva le stimmate del predestinato. Forse perché essendo il nipote di uno dei talenti più puri della boxe sarda degli ultimi 30 anni, Fabrizio Cappai, ha sempre respirato l'aria in palestra fin da da piccolissimo. O forse perché quando aveva di 12 anni, Tonito Rivera, un portoricano ex campione mondiale dei pesi piuma, uno che ha messo k.o. un certo Antonio Parisi e che spesso combatteva in Sardegna, lo scelse per un paio di round di figure.

CAMPIONE GIOVANISSIMO - Fatto sta che Luciano Abis è diventato a 13 anni il più giovane boxer sardo a conquistare il titolo italiano. "Sono nato pugile", dice Abis, da Quartu Sant'Elena. "Ho indossato i guantoni per la prima quando avevo cinque anni, da quel momento non li ho più tolti", dice. Anche se l'ultimo incontro da professionista risale a due anni e mezzo fa (sconfitto a Roma da Vincenzo Bevilacqua con il titolo italiano dei superwelter in palio) e sebbene da oltre cinque anni si dedichi anche allo scoperta e alla crescita dei giovani pugili sardi, "non ho mai appeso i guanti al chiodo", dice. "Sono sempre un pugile, mi alleno tutti i giorni, e se arrivasse una buona occasione sarei pronto a fare un grande rientro", dice.

A UN PASSO DAL MONDIALE - Anche se sul ring non ha raccolto quanto avrebbe meritato (Marco Scano, suo storico allenatore con Fabrizio Cappai ripeteva sempre che quando si allenava in palestra Luciano Abis rendeva così tanto che avrebbe potuto incontrare e battere chiunque al mondo) "ho avuto una carriera pazzesca", ama dire Abis. E non esagera. Perché nel bilancio dei 40 anni di vita, appena compiuti, c'è davvero di tutto: 13 incontri con un titolo in palio, tre volte sfidante per il titolo italiano, una chance europea in Polonia contro quel mastino che risponde al nome di Rafal Jackiewicz. E ancora: è arrivato a un passo dal mondiale, è stato top ten per l'Ibf e la Wbo, top 15 per la Wbc. E' stato inoltre l'unico pugile al mondo a essere riuscito a far piegare le gambe a Leonard Bundu, a Firenze nel 2009 quando in c'era il titolo italiano dei pesi welter. Quel match finì in parità dopo la decisione dell'arbitro di sospendere l'incontro per una ferita al sopracciglio destro di Bundu: era il quarto round e Abis era nettamente in vantaggio. Il regolamento stabilisce che se un incontro viene sospeso entro il quarto round, si conlude con un verdetto di parità. Ma dal momento che Abis era nettamente in vantaggio, sarebbe bastata una ripresa in più e si sarebbe andati alla lettura dei cartellini che avrebbero dato vittoria e titolo al quartese. "Peccato", dice, "quell'incontro si sarebbe dovuto rifare ma non è andata così". Capita spesso nella boxe: interessi e giochi di potere tolgono ai pugili il diritto sacrosanto alla rivincita.

L'INCONTRO PIU' BELLO - Quando Luciano Abis stava sul ring i tifosi lo chiamavano "Bazooka", perché sul quadrato portava una tale quantità di colpi precisi, potenti e puliti da fare impressione. Chiedere a Stanislas Salmon, l'ex campione di Francia scolpito nell'ebano, sconfitto per k.o. alla seconda ripresa a Laval in occasione di una difesa del titolo dell'Unione europea dei pesi welter. "Forse è stato il mio incontro più bello, almeno quello che ricordo con più soddisfazione. Combattevo fuori dall'Italia, rientravo sul ring quattro mesi dopo la sconfitta contro l'ungherese Moroseks. E' stata una grande vittoria", dice Abis. Il match più brutto, invece, il titolo italiano perso ai punti a Osini, nel 2013, contro Gianluca Frezza. "Un verdetto discutibile", come tanti capitano nella boxe. "Per un giudice ero in vantaggio di tre punti, per gli altri due avevo perso di uno". Elegantissimo, uno dei più tecnici della sua epoca, era rapido con le gambe e aveva una intelligenza pugilistica da fare ancora invidia a molti (la stessa che oggi si vede nei pugni dei fratelli Cappai, Manuel e Patrick, e forse non è un caso).

LEZIONI E SACRIFICI - Quelle doti oggi sono al servizio di altri pugili: cinque anni fa, infatti, ha aperto la sua prima palestra e nel frattempo prova a far rinascere un movimento facendo crescere giovani talenti. "La boxe oggi è cambiata", dice. "E non solo perché manca il campione in grado di fare da traino al movimento. I giovani oggi non hanno molta voglia di fare sacrifici, ma la boxe è questo: tanto sudore e tanti sacrifici. Se si recupera questo valore, sono sicuro che il pugilato in Sardegna può tornare ai tempi d'oro". Magari non saranno quelli di Rollo, Manca, Burruni, Udella e Puddu. Ma almeno i suoi tempi, quando con Abis combattevano Fanni, Sarritzu, Maludrottu e più avanti Cosseddu, quello sì. E' auspicabile che questo accada.
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