Chiesti 8 anni di squalifica per il nuotatore, e primatista italiano, Filippo Magnini.

L'accusa è pesantissima e arriva dalla procura antidoping Nado Italia a fronte del processo penale già in corso da ottobre per il "caso Porcellini".

Nel procedimento il dietologo e mentore del due volte campione del mondo nei 100m stile libero è sospettato di aver somministrato sostanze dopanti all'atleta.

Le indagini, che hanno portato a varie perquisizioni tra il 2015 e il 2017, hanno accertato come fra Porcellini e Magnini ci fosse un accordo nel far assumere all'atleta ormoni della crescita.

"La mia anima ribolle perché questa indagine è vergognosa, e perché la conclusione, che la Procura antidoping ha fatto propria su fatti che ho circostanziatamente smentito e ri-smentito, è l'essenza dell'ingiustizia più evidente", si sfoga così Filippo Magnini.

L'ex nuotatore azzurro racconta il suo punto di vista sulla vicenda, e lo fa su Instagram: "Il 2 ottobre scorso (8 mesi fa!) la prima convocazione della Procura antidoping. Mai prima d'allora, in 20 anni di carriera sportiva ai massimi livelli, era mai comparso il binomio Magnini-doping se non per, e nelle, mille battaglie contro il doping alle quali ho prestato la mia immagine e la mia anima".

A incastrare Magnini anche alcune dichiarazioni rivolte al dottore, definite dalla Procura di Pesaro "prove schiaccianti". In una, addirittura, il campione direbbe all'ex compagno di Nazionale Michele Santucci (anche lui coinvolto): "Inutile andare al mondiale senza i prodotti".

(Unioneonline/M-DC)

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