All'ospedale di Sassari è morto per Covid Giuseppe Faedda, 78 anni, ex operaio gruista ed ex pugile della formidabile schiera di campioni forgiata dal maestro Baciccia Martellini, che fece della palestra di Porto Torres una delle scuole di boxe più famose d'Italia.

Se però a Porto Torres e dintorni chiedi chi fosse Giuseppe Faedda in pochi ti rispondono, ma se chiedi loro di "Kamara Diop", a tutti si illuminano gli occhi e pensano immediatamente al piccolo peso mosca che negli anni 60 non aveva paura di affrontare una montagna. E con una boxe generosa e entusiasmante esaltava le folte platee di allora. Giuseppe Faedda "Kamara Diop" venne chiamato così in onore dell'omonimo pugile francese, che fece tribolare parecchio l'algherese Tore Burruni, uno dei pugili italiani più forti di tutti i tempi.

Giuseppe Faedda "Kamara Diop" giovane con la fascia di campione sardo (foto concessa dal figlio Toni)
Giuseppe Faedda "Kamara Diop" giovane con la fascia di campione sardo (foto concessa dal figlio Toni)
Giuseppe Faedda "Kamara Diop" giovane con la fascia di campione sardo (foto concessa dal figlio Toni)

Giuseppe Faedda, come sul quadrato, ha cercato con tutte le sue forze di lottare anche contro la subdola malattia, ma dopo 10 giorni di ospedale si è dovuto arrendere. Il suo fisico era malato da tempo ed il virus in questo contesto ha avuto vita facile, avendone la meglio in una fredda nottata di gennaio. A Porto Torres e in tutto il territorio la notizia della morte di "Kamara Diop" si è diffusa in un baleno ed ha commosso tutti gli sportivi e quelli che lo hanno conosciuto, e ne ammiravano le doti di uomo buono e simpatico, di grande lavoratore e onesto padre di famiglia. "Kamara Diop" era nato nel 1943 ad Ossi, ma si trasferì da ragazzo a Campanedda, una frazione della Nurra a 8 chilometri da Porto Torres.

Venne come tutti a conoscenza della leggenda del pugilato turritano, che allora furoreggiava con nomi di livello internazionale come Mario Altana, Gavino e Mario Iacomini, Bruno Striani e Pino Mura, allora giovanissimo, futuro olimpionico e campione italiano professionisti dei pesi piuma. Kamara provò le sue doti nella mitica palestra di Via Petronia. Il maestro Baciccia aveva un occhio solo, ma ci vedeva più degli altri.

Giuseppe Faedda "Kamara Diop" a sinistra in un incontro del 1963 (foto Tellini)
Giuseppe Faedda "Kamara Diop" a sinistra in un incontro del 1963 (foto Tellini)
Giuseppe Faedda "Kamara Diop" a sinistra in un incontro del 1963 (foto Tellini)

Era un allenatore di uomini, cuori e cervelli e riconobbe in un baleno il cuore da leone di Giuseppe Faedda. Il minimosca iniziò un po' tardi e non fece in tempo ad assimilare tutte le tecniche dei colpi e degli spostamenti sul ring, che appartenevano a compagni più affermati. Sopperiva a questa mancanza con un coraggio incredibile ed una boxe aggressiva, che lo fece diventare immediatamente uno dei beniamini del pubblico locale e sardo. Sul ring "Kamara Diop" era un picchiatore, vincitore di tanti incontri prima del limite, aizzato e incoraggiato dal burbero Baciccia, che a un certo punto pretendeva il passaggio tra i professionisti. Per lui, Giuseppe Faedda, che ancora raggiungeva la palestra in bicicletta. Il funambolo del ring non ne volle sapere e smise col pugilato.

Dopo il ritiro si dedicò alla famiglia, al suo lavoro di gruista alla zona industriale di Porto Torres. Nel 1981 si trasferì ad Olmedo con sua moglie Mariuccia. È qui che sono cresciuti i figli Massimo, dipendente comunale, e Toni, sindaco del paese. Kamara Diop per lavoro si mise a girare il mondo."Nella vita ho fatto di tutto - diceva - meno la galera. Sono stato in Arabia e Libia, che conosco meglio della Sardegna". Ma l'ex pugile amava ricordare i bei tempi del pugilato."Nel ring, a noi ragazzi di Baciccia, ci rispettavano tutti - affermava - Quante cazzottate che mi sono fatto! Ma solo sul quadrato. Fuori sono sempre stato amico di tutti e mi è sempre piaciuto bere un bicchiere in compagnia, specie dei miei amici pugili, come Mario Altana, il gigante buono. In fondo ho sempre amato le cose semplici - concludeva - e sono molto contento quando qualcuno si ricorda di me". Parole sante.

Di Giuseppe Faedda si ricordano tutti, anche nel momento più triste. I funerali del piccolo grande lottatore del quadrato si sono svolti in forma ristretta questa sera a Olmedo, nella chiesa di Nostra Signora di Talia.
© Riproduzione riservata