Sorso, festa grande per il ripescaggio in Prima Categoria
Il presidente Pier Mario Fenu; “Ho ricevuto telefonate di congratulazioni anche da sorsensi residenti all'estero”Nella foto la gioia dei giocatori del Sorso dopo il ripescaggio (foto Tellini)
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In una cittadina che vive di pane e calcio, conosciuto i fasti della serie C, regalato calciatori alla serie A, ammirato allenatori come il brasiliano Amarildo, la notizia del ripescaggio in Prima Categoria si è diffusa in un baleno. Appena dopo il comunicato diffuso in tarda mattinata dalla Figc. E a Sorso è stata subito festa. Ieri, già nel primo pomeriggio, al centro si sono formati capannelli di tifosi.Tante sciarpe e bandiere biancocelesti. I calciatori del Sorso, tutti locali, si sono riuniti a fare la classica staffa di birra nei bar degli sportivi. Che a Sorso sono davvero numerosi. Con questo ripescaggio meritato inizia quindi la riscossa della squadra nel calcio sardo che conta, dopo i tristi anni scorsi. Ne è convinto il presidente Pier Mario Fenu."Siamo felici - afferma - Una piazza come Sorso non meritava la Seconda Categoria. Ho ricevuto centinaia di telefonate di congratulazioni. Anche di sorsensi residenti all'estero. Sempre attaccati alle loro radici e alla loro squadra del cuore. La rosa attuale della compagine è già da Prima Categoria. La rinforzeremo ulteriormente. Il nostro obbiettivo è risalire più in fretta possibile almeno in Promozione". Il capitano di tante battaglie Andrea Bagnolo, difensore centrale, 36 anni, è anch'esso raggiante."Ci voleva questa bella notizia - spiega -. L'anno scorso siamo arrivati secondi ma la nostra squadra valeva di più. Quest'anno anche in Prima Categoria ci faremo rispettare. Siamo una squadra di amici, praticamente tutti locali, con esperienze in serie superiori. Onoreremo al massimo la nostra amata casacca bianco azzurra, a cui siamo profondamente legati". Quello che giocatori, società e tifosi sognano, ma non dicono, è rivedere al più presto il derby infuocato col Sennori, che attualmente milita in Promozione. Una partita che ancora oggi richiamerebbe qualche migliaio di persone sugli appalti. Come ai vecchi tempi, ma con nuovi interpreti. In un calcio di provincia che non muore mai.