Roberto Sulas alza le mani. Il 46enne imprenditore edile che stava trattando nel riserbo più totale l’acquisto del pacchetto di maggioranza dell’Olbia Calcio in mano a SwissPro, col placet dei soci di minoranza, l’ex presidente Alessandro Marino e Gian Renzo Bazzu, esce allo scoperto per annunciare la rinuncia e le ragioni della sofferta decisione.

«Oggi, con grande amarezza, comunico che sono costretto a rinunciare definitivamente a qualsiasi tentativo di acquisire le quote dell’Olbia Calcio», si legge nella nota stampa. «Dopo quasi un mese di lunga e complessa trattativa, che mi ha visto impegnato con serietà e passione, avevo deciso di compiere un gesto di puro amore verso la mia terra, arrivando a presentare un’offerta che, a mio avviso, superava di gran lunga il valore reale del club: 700.000 euro, oltre all’assunzione dei debiti societari, di cui, purtroppo, non ho mai potuto conoscere l’entità effettiva». Si tratterebbe di una cifra intorno ai 4 milioni di euro.

«Nonostante le mie richieste», sottolinea Sulas, «non è mai stata concessa alcuna visione chiara e trasparente della situazione debitoria da parte della maggioranza attualmente al comando del club. Avevo già trovato la disponibilità e il sostegno della minoranza, rappresentata da Gian Renzo Bazzu e Alessandro Marino, entrambi pronti a collaborare per provare a salvare una società in una situazione drammatica, ma ancora carica di storia e significato per la città e per tutto il territorio».

Quindi la resa. «Purtroppo, ritengo che non ci siano più le condizioni per arrivare a una conclusione positiva. Da più fonti attendibili – aggiunge l’imprenditore, di casa in Svizzera da 15 anni – mi arrivano conferme circa l’arrivo imminente di istanze di liquidazione giudiziale, che potrebbero portare l’Olbia Calcio a un fallimento rapido e inevitabile». E il rammarico: «Mi dispiace profondamente per i tifosi, per la città di Olbia e per tutte le realtà locali che mi avevano dimostrato vicinanza e supporto in questo tentativo che, con un pizzico di fortuna e buona volontà da tutte le parti, poteva trasformarsi in un vero e proprio miracolo sportivo. Purtroppo, non c’è peggior naufrago di chi non vuole essere salvato».

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